venerdì, 13 Giugno 2025

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Psicologia della Moda: dimmi cosa indossi e ti dirò chi sei

Non tutti sanno che il mondo del fashion non è fatto solo di semplici vestiti e brand, ma dietro c’è uno studio specifico denominato psicologia della moda. Infatti, la psicologia della moda si interessa del valore che viene dato agli abiti, oltre alla loro funzione protettiva. Un abito può comunicare molto di sé, come sottolineano le osservazioni degli psicologi.

I motivi per cui un essere umano si veste sono essenzialmente tre:

  • la protezione dagli agenti atmosferici esterni
  • il pudore nei confronti di zone sensibili
  • la voglia di adornarsi.

Questi sono i fattori che tutti comprendiamo benissimo, ma c’è un lato della moda e del fashion al quale si fa poco caso: i vestiti sono un modo per comunicare qualcosa di sé al mondo, ma non si tratta di un fatto scelta privata individuale bensì di un artefatto di natura sociale. La moda e i vestiti fanno parte della comunicazione non verbale e, secondo la psicologia della moda, ogni individuo si impossessa del proprio abbigliamento, identificandosi in esso al punto da conferire all’abito un’importanza simbolica pari, se non superiore, a quella del corpo stesso.

La nostra personalità più intima, dunque, guida e influenza la nostra scelta dei capi da indossare, anche quando non ne siamo consapevoli. L’abbigliamento è il riflesso del nostro stato d’animo, riuscendo a condizionare il nostro umore e persino le nostre relazioni.

In egual misura tra uomini e donne, le scelte legate alla moda possono incidere tanto sull’impressione che trasmettiamo agli altri quanto sul modo in cui gli altri si comportano con noi. La moda influisce in tutto, dal risultato di un evento sportivo fino al giudizio che un esaminatore può farsi su di noi e sulle nostre capacità lavorative durante un colloquio di lavoro.

Ma com’è nata questa nuovo settore della psicologia? La psicologia della moda nasce dall’integrazione e dall’applicazione delle scienze psicologiche all’industria della moda, allo scopo di ideare una metodologia ed un insieme di strumenti, terapeutici e di empowerment. Tutti questi elementi sono utili per lavorare sull’autostima, sugli stati d’animo, sull’immagine corporea e la percezione di sé del cliente, in un’ottica clinica di coaching individuale, così come sullo studio del comportamento sociale, in ambito aziendale, pubblicitario, di marketing e comunicazione.

Lo psicologo della moda può aiutare le persone attraverso un lavoro di consulenza d’immagine, che va ben oltre il suggerimento di un guardaroba o del trucco, ma attraverso un percorso, per entrare in sintonia con la propria immagine, il proprio corpo.

Dai vestiti, dal corpo e dall’immagine si arriva a fare un lavoro di ricerca più profonda per andare a recuperare chi siamo veramente e come comunichiamo tutto questo attraverso il corpo.

La psicologia della moda, quindi, è una vera e propria materia che molte persone decidono di approfondire a livello didattico ma non solo. Molto interessanti sono diversi test che si trovano a disposizione sul web, come il test sulla moda sul blog di Unicusano realizzato dall’università online in occasione della Milano Fashion Week di Febbraio, un quiz che gli studenti della facoltà di Economia hanno voluto sottoporre per comprendere meglio i comportamenti delle persone nell’ambito della moda.

Acquago, il primo spazio individuale dedicato all’acquabiking

Credit photo: www.acquago.it

A Londra e a Parigi ha già spopolato, mentre a Milano ha da poco aperto il primo centro: si tratta di “acquago“, il primo spazio dedicato all’acquabiking in cabine individuali, che – all’occorrenza e per chi lo desidera – possono anche avere porte comunicanti.

Acquago è considerata un’alternativa più valida e più intima alla piscina: infatti ci si allena in una cabina singola – piena d’acqua – che al suo interno ha anche una comoda bicicletta, che permette di fare movimento fisico in uno spazio riservato, molto gradevole – c’è anche la possibilità di guardare la tv – e soprattutto in maniera divertente.

Una sessione di allenamento dura – all’incirca – dai 30 ai 45 minuti: si inizia con il riempimento d’acqua della cabina e si conclude con il suo svuotamento, programmato con uno specifico sistema igienico. Nella sessione, infatti, vengono attivati ben 22 getti d’acqua, che intervengono dai polpacci fin su all’addome.

Durante il tempo dell’allenamento si pedala sulla bicicletta – con l’acqua fino alla vita -, godendo dei benefici della cromoterapia – una medicina alternativa che fa uso dei colori come terapia per curare le malattie – e, volendo, guardando la televisione.

Un allenamento può essere effettuato attraverso programmi specializzati e differenti livelli di difficoltà, anche perché acquago è adatto per persone di qualsiasi età, anche per chi non deve far fare eccessivi sforzi ad articolazioni e muscoli.

E, se in un primo momento, sarete tentati di abbandonare il nuovo sport a causa dell’acqua fredda – ma che naturalmente si scalda quando iniziate a pedalare – non fatelo perché i vantaggi dell’acquago sono innumerevoli.
Prima di tutto, ne risente il corpo, che è sempre più in forma: la circolazione migliora, la cellulite diminuisce, le gambe sono più leggere e il girovita si assottiglia.
E poi, anche la pelle diventa più liscia. Questo perché l’acqua che viene usata contiene l’ozono, che aiuta a stimolare il rinnovamento delle cellule, in modo non aggressivo per la cute.

Dormire freschi fa perdere peso

L’idea di perdere peso mentre si dorme sembra davvero troppo bella per essere vera: eppure, una nuova ricerca scientifica ha dimostrato che è possibile. Alcuni ricercatori americani hanno scoperto che dormire freschi aiuta a far perdere peso, in quanto il metabolismo si velocizza per innalzare la temperatura corporea.

Stando a questo studio, chi dorme nudo, coprendosi con lenzuola molto sottili o abbassando il condizionatore in camera, potrebbe guadagnare molto in fatto di linea. Gli esperti degli US National Institutes of Health hanno chiesto a dei volontari di sesso maschile di dormire in delle stanze climatizzate ad hoc durante il corso del loro esperimento, proprio per capire quanto la temperatura potesse influire sul modo di smaltire il peso. Ai soggetti esaminati sono stati somministrati gli stessi identici pasti, proprio perché introducessero nel loro organismo lo stesso quantitativo di calorie nel corso dei quatto mesi in cui si è svolta la ricerca. Inoltre, sono state fornite loro lenzuola e pigiami identici per assicurarsi che varianti del genere non avessero alcuna rilevanza nel corso della ricerca.

I soggetti esaminati hanno trascorso diversi mesi dormendo a diverse temperature: per un mese hanno dormito a 18° C, per due mesi a 23° C e per l’ultimo mese a 27° C. Gli scienziati hanno così potuto constatare che proprio nel corso del mese in cui hanno dormito alle temperature più basse i volontari hanno cominciato a perdere peso. Gli specialisti affermano, infatti, che il quantitativo di tessuto adiposo bruno – quello che cioè produce calore bruciando calorie – raddoppia in caso di temperature basse, il che accelera in effetti il metabolismo, andando a ridurre anche il rischio di diabete. Per di più, quando i soggetti hanno preso a dormire a temperature più alte si è avuto l’effetto contrario. Il tessuto adiposo bruno, infatti, produce calore 300 volte di più rispetto a qualsiasi altro organo e brucia calorie molto velocemente: eppure, si tratta di un fenomeno che si verifica con maggior frequenza soltanto nei bambini, mentre negli adulti si riduce drasticamente.

Fare il ‘pisolino’ è salutare

Stando alle parole di Manolis Kallistratos, cardiologo greco all’Asklepieion Voula General Hospital di Atene, non c’è niente di meglio di un pisolino al giorno per prendersi cura di sé. La sua nuova ricerca, presentata alla conferenza dell’European Society of Cardiology di quest’anno, infatti, appoggia in via definitiva chi non riesce a privarsi dell’abitudine di schiacciare il classico pisolino dopo pranzo: secondo l’autore dello studio, addormentarsi a metà giornata per circa un’ora aiuterebbe a monitorare i livelli della pressione e a mantenere ‘pulite’ arterie e cuore.

Durante la ricerca, gli esperti hanno tenuto sotto controllo gli effetti dei pisolini sui livelli di pressione arteriosa di 368 pazienti ipertensivi, di un’età media di 61 anni all’incirca. Dallo studio è emerso che i livelli medi di pressione di quanti avevano l’abitudine di addormentarsi erano inferiori del 5% rispetto a quelli di chi non l’aveva mai fatto. “Nonostante sembri un’inezia – dice l’autore della ricerca – anche un abbassamento di soltanto 2 mmHg di pressione sistolica può arrivare a ridurre del 10% il rischio di soffrire di disturbi cardiovascolari, di andare incontro ad infarto o ictus“.

Nonostante il poeta William Blake fosse convinto che bisognasse pensare al mattino, agire a mezzogiorno, mangiare la sera e dormire la notte, i pisolini a metà giornata sembrano avere davvero dei benefici. Due importanti politici inglesi erano grandi fan del pisolino. Winston Churchill diceva sempre che bisogna dormire un po’ tra il pranzo e la cena. Mentre Margaret Thatcher non voleva essere disturbata intorno alle 3 del pomeriggio. Secondo la nostra ricerca, entrambi avevano ragione: il pisolino a metà giornata riesce ad abbassare la pressione, agendo come un antipertensivo naturale“, ha proseguito il Dottor Kallistratos.

Salutare, certo, ma solo se dura almeno un’ora, sostengono gli studiosi: un lasso di tempo che non tutti, però, riescono a ritagliarsi, come anche il professore ha notato. “Il sonnellino ai giorni nostri è un privilegio di pochi, a causa della giornata lavorativa che in genere va dalle 9 di mattina alle 5 del pomeriggio“.