mercoledì, 24 Aprile 2024

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Consigli e notizie su come stare bene e rilassarsi all'insegna del benessere

L’orgasmo è più facile se si conosce bene il partner

Talvolta tarda ad arrivare e sicuramente se ne guadagna in termini di pazienza. Ma quando arriva, l’orgasmo è per una donna la medicina assoluta, l’equivalente della cucina lavata dopo la cena della vigilia, la cosa più bella dopo la Nutella.

E sì, ci vuole dedizione, tenacia, allenamento, ma, secondo uno studio statunitense, questi non sono gli unici fattori in grado di condizionare il raggiungimento del massimo piacere femminile. A quanto pare, a incidere abbondantemente sulla riuscita del rapporto sarebbe la salda conoscenza del partner sessuale. Dunque, secondo i ricercatori, un orgasmo regalato da un rapporto occasionale è una chimera, anche per il semplice fatto che gli uomini, durante l’avventura di una notte, sono più concentrati sul raggiungimento del proprio piacere, piuttosto che su quello della partner. Più facile è, al contrario, raggiungere l’orgasmo man mano che la conoscenza diventa più profonda.

Tanta teoria, questa, coadiuvata da dati molto più pratici: soltanto l’11% delle donne prova piacere durante il primo rapporto sessuale con un uomo, il 16% al secondo o terzo appuntamento, il 34% dopo cinque o sei serate passate insieme, il 67% dopo circa sei mesi. I motivi? Tanti, primo fra tutti il fatto di riuscire con il tempo a capire cosa piace all’altro. Importante è anche il coinvolgimento mentale, che si evolve con l’evolversi del rapporto, così come la maggiore confidenza nel richiedere particolari ed erotici servigi.

Ma le amanti del sesso occasionale, non devono perdersi d’animo: secondo la dottoressa Justin Lehmiller, ricercatrice dall’università di Harvard, l’atteggiamento mentale con cui ci si approccia al sesso occasionale conta moltissimo. Il 45% del campione, infatti, dice di raggiungere l’orgasmo se è intenzionata a sviluppare una relazione con quell’uomo, mentre senza questo tipo di obiettivo il piacere arriva solo al 37%. Inoltre, la probabilità di giungere al piacere aumenta se alla penetrazione vengono affiancate altre attività: +18% se la donna si stimola manualmente, +5% se è lui a masturbarla manualmente, +3% in caso di fellatio, +9% in caso di cunnilinguus e +15% con il sesso anale.

Che alla fine, signore, fingere non serve. Serve solo aspettare. E ricompensare il partner con l’unico momento in cui siamo davvero innocue.

The verde? Ci sono 7 ottimi motivi per berlo

Dopo le abbuffate di Pasqua mi sembra giusto, anzi doveroso, cominciare a pensare a uno stile di vita un tantino più ‘healtly‘, e cercare di smaltire i kg messi su a colpi di colombe e casatiello.
Forse è il caso di iniziare una settimana detox‘, mi sono detta, e spulciando nei meandri del web ho scoperto che il the verde ha delle ottime proprietà benefiche. Ma vi dirò di più, ci sarebbero addirittura 7 ottimi motivi per berlo come se non ci fosse un domani. Vediamo di che si tratta.

Ha un potere calmante

Non so se sono io ad essere più nervosa della media, ma mi piacerebbe appiccare il fuoco ogni volta che qualcuno mi contraddice. Una recente ricerca ha stabilito che chi consuma regolarmente questa bevanda ha il 51% di possibilità in meno di cadere in depressione. Non soffrirò certo di depressione, ma di attacchi d’ira inspiegabili si, per cui ci farò un pensierino.

Aiuta a perdere peso

Alzi la mano chi di noi ragazze non sogna di dimagrire in qualche punto del corpo; è stato scientificamente provato che il the verde ha ottime proprietà drenanti, e può avere un certo peso se abbinato a una dieta specifica. Inoltre esso riesce a calmare il senso di appetito, ovvero la vera bestia da combattere se vi piace fagocitare ogni 15 minuti.

Combatte l’alito cattivo

Se hai l’alito pestifero e nessun pacchetto di Vigorsol riesce ad offrirti un aiuto valido, potresti provare la strada del the, e assumerlo a ogni ora del giorno. Diversamente sarebbe meglio stare con la bocca chiusa, ed evitare momenti imbarazzanti.

Contrasta l’insorgere di occhiaie

Noi tutti vogliamo apparire belli ed in perfetta forma; ebbene la caffeina contenuta nel the verde può aiutare a ridurre le dimensioni dei vasi sanguigni e a combattere le odiose occhiaie che spesso ci rendono dei cuccioli di panda. Così, dopo una notte trascorsa a fare baldoria, una bustina di the può aiutarci a combattere l’aspetto tipico di chi è andato in hangover.

Contiene il colesterolo

Il colesterolo è una bestiaccia cattiva per chi ama la buona tavola; contenerlo può essere molto utile per non pregiudicare uno stato di salute già compromesso dai vizi.

Protegge dal freddo

Quando fa freddo forse non è il caso di risparmiare sul riscaldamento, ma se non abbiamo altro modo per prendere calore, il the verde può essere molto utile per riscaldarci.
Io, infatti, lo consumo prevalentemente d’inverno, e, naturalmente, lo accompagno a biscotti secchi per fare merenda. A qualsiasi ora.

Protegge dai danni del sole

Nel mio caso il the verde serve praticamente a nulla dal momento che sono peggio di Dracula, e detesto ogni forma di luce. Sono una di quelle che al mare resta sotto l’ombrellone a leggere, e che non esce mai senza un cappello.
Se invece voi siete persone più normali, e vi piace la tintarella, il the verde potrebbe aiutarvi a proteggere la pelle dai danni solari. Secondo la mia ricerca esso protegge dai raggi ultravioletti e aiuta a prevenire il tumore della pelle. Dunque, perché non provare?

Quanto può influire un lavoro sedentario sulle nostre condizioni di salute?

Lavoro in ufficio

Chi svolge un lavoro sedentario, e occupa la stessa postazione per più di otto ore, va’ incontro ad una serie di conseguenze anche gravi. Gli studi svolti sulla questione “lavoro sedentario” evidenziano problematiche come: incremento del rischio di diabete, aumento del livello dei trigliceridi nel sangue, e, dunque, aumento del rischio di infarti e di malattie cardiache. Inoltre, anche la work station, ovvero, la postazione, o meglio, la seduta del lavoratore può diventare un problema reale per la colonna vertebrale. Non tutti hanno la fortuna di aver sviluppato durante la crescita una postura corretta, quindi, per coloro che non riescono a mantenere naturalmente una posizione corretta, con cosce in posizione parallela al suolo e ginocchia piegate ad angolo retto, gli specialisti consigliano l’utilizzo di uno schienale caratterizzato da un supporto, che faccia da sostegno al tratto lombare.

I mali da ufficio più comuni sono rappresentati da malattie articolari, dolori al collo e alla schiena, causati, infatti, da una seduta sbagliata, dopo ore ed ore trascorse davanti al monitor di un computer. Gli specialisti sottolineano la responsabilità della sedia utilizzata in ufficio, inadeguata per trascorrere lunghe giornate lavorative, in quanto peggiora i problemi di salute. Infatti, le migliori sedie per ufficio che aiutano a mantenere una postura corretta, sono le sedie ergonomiche senza schienale, adatte a prevenire problemi per la colonna vertebrale, e, inoltre, il peso non avviene sulle ginocchia ma sulla parte anteriore della gamba. Altra soluzione vincente è rappresentata dal pallone terapeutico, perché oltre a far sviluppare una seduta corretta, stimola la muscolatura paravertebrale, infatti, risulta essere la soluzione ideale per le persone più giovani.

Ma cos’altro possiamo fare per limitare i mali e i danni? Beh, è molto semplice quanto complicato, per difficoltà di organizzazione e per mancanza di buona volontà! Infatti, i medici raccomandano movimento e attività fisica, per limitare i danni causati al corpo dall’assenza totale di moto durante la giornata. Ma buone notizie per i più pigri arrivano da studi recenti, svolti da un gruppo di ricercatori australiani e americani, secondo cui è possibile rimediare ai danni causati dall’inattività con pochissimo impegno e fatica!

Come? Alzandosi più volte durante la giornata lavorativa e fare piccole camminate all’interno dell’ufficio: magari dirigendosi verso la stampante, telefonare stando in piedi e passeggiando avanti e indietro; insomma, si esige veramente il minimo sforzo! Inoltre, secondo tali studi il solo sforzo di alzarsi dalla sedia comporta che il metabolismo umano brucia il doppio delle calorie, e uno sforzo energetico non indifferente da parte dei muscoli. Dunque, la soluzione migliore per mantenersi in salute è svolgere un’attività fisica che risulti a piccole dosi ma che sia frequente nel corso della giornata, evitando sforzi, attività intense, stancanti e che durano ore a fine giornata.

Sali di alluminio e parabeni nei deodoranti: teorie e ricerche

deodorante-spray

Oggi desideriamo parlarvi del deodorante, amico fidato e insostituibile della routine quotidiana di ciascuno di noi. Lo utilizziamo appena usciti dalla doccia, lo mettiamo prima di andare al lavoro e molto spesso lo portiamo con noi nella borsa.

Profumerie, farmacie, erboristerie e supermercati sono ormai invasi da questi prodotti e noi non dobbiamo fare altro che scegliere la fragranza e la formulazione che più ci piace.
L’offerta, davvero molto ampia, comprende deodoranti spray, roll-on e crema, mentre le profumazioni sono praticamente infinite (dolce, floreale, speziato, ecc…).
Molto spesso nella scelta e non ci soffermiamo però a sufficienza sull’Inci del prodotto, riportato sulla confezione.

Gli elementi a cui dobbiamo prestare particolare attenzione sono i parabeni e l’alluminio; prima di acquistare un deodorante leggiamo, quindi, attentamente l’elenco degli ingredienti.
Non travisiamo, inoltre, la frase spesso riportata sul flacone ‘prodotto dermatologicamente testato’: questa affermazione non significa che il prodotto sia sicuro, ma semplicemente che è stato testato su alcuni volontari.
Vediamo ora nel dettaglio quali sono le sostanze contenute nei deodoranti che più di frequente vengono messi sotto accusa: i parabeni e i sali di alluminio.

Lo spettro dei parabeni

I parabeni, sostanze chimiche derivanti dall’acido para-idrossi benzoico, sono largamente impiegati per la realizzazione di prodotti per la cura della persona in virtù delle loro proprietà antibatteriche e antifungine.
Questi conservanti, le cui caratteristiche ricalcano gli ormoni estrogeni, sono stati introdotti negli anni Venti e oggi trovano largo impiego nell’industria cosmetica; vengono difatti addizionati a trattamenti viso e/o corpo e deodoranti.
La loro presenza per molto tempo non è stata oggetto di alcun dibattito perché queste sostanze non erano considerate nocive.

Nel 2004, uno studio condotto presso l’Università di Reading ha riportato alcuni dati allarmanti: una ricerca effettuata su un campione di 20 donne colpite da tumore maligno al seno rivelava che in 18 di loro era stata riscontrata un’elevata concentrazione di parabeni.
Lo studio ipotizzava quindi una correlazione tra parabeni, deodoranti e cancro alla mammella, sulla base dei seguenti punti:

  • I parabeni, rinvenuti sul campione di pazienti, si trovano in forma esterea e di conseguenza non sono penetrati nel corpo a seguito dell’assunzione per via orale.
  • Il corpo elimina le tossine attraverso la pelle, ma l’applicazione di un deodorante con antitraspiranti interferisce con questo meccanismo.
  • Si verifica un accumulo di tossine all’interno delle ghiandole linfatiche situate sotto gli arti superiori e questo favorisce l’insorgenza di neoplasie.

A questa ricerca ne sono seguite molte altre che hanno attenuato o completamente smentito i risultati ottenuti dallo studio qui illustrato.

Per informazioni complete sull’argomento, è opportuno consultare questa risorsa pubblicata sul sito AIRC.

Sali di alluminio: cosa sono è perché sono presenti nei deodoranti

La maggior parte dei deodoranti annovera tra i suoi componenti i sali di alluminio, un componente capace di ostacolare la formazione del sudore e di conseguenza la comparsa di sgradevoli odori e macchie sugli indumenti.
L’alluminio si dissolve difatti nel primo sudore, dando origine a una sorta di pellicola in gel che chiude i pori sudoripari; questo meccanismo blocca la traspirazione per alcune ore.

Dall’Inci dei prodotti in commercio si evince che il metallo è presente sotto forma di cloridrati d’alluminio e idrati di zirconi in una percentuale che generalmente si attesta intorno al 20%.
Il deodorante, una volta applicato, mantiene le promesse, ma quali sono le possibili controindicazioni per la nostra salute?
Così come i parabeni, nemmeno queste sostanze sembrano essere esenti da possibili effetti collaterali, anche se il dibattito in ambito medico è acceso e tutt’ora in corso.

Alcuni studi hanno evidenziato una possibile correlazione tra l’utilizzo di deodoranti arricchiti con sali di alluminio e diverse patologie di diversa natura e gravità, tra queste granulomi, neoplasie, patologie neurodegenerative quali per esempio il Morbo di Alzheimer e Parkinson, SLA, sclerosi multipla e demenza.
Diverse ricerche hanno inoltre portato alla luce un ulteriore aspetto: i sali di alluminio, che si accumulano facilmente nel corpo in virtù delle loro dimensioni irrisorie, attaccano il DNA e inficiano in modo irrimediabile la sua capacità di autorigenerarsi.

Quale deodorante scegliere

Alla luce di quanto detto, la domanda sorge spontanea: quale deodorante possiamo acquistare?
Sebbene non esistano studi epidemiologici sufficientemente affidabili per stabilire una correlazione rilevante tra l’uso di questi prodotti e malattie gravemente invalidanti, il nostro suggerimento rimane quello di acquistare deodoranti senza sali di alluminio e parabeni, e di prediligere formulazioni quanto più possibile naturali.

Non bisogna inoltre dimenticare qualche piccola precauzione:

  • Evitare l’esposizione al sole dopo l’applicazione del prodotto perché le sostanze presenti al suo interno possono essere fotosensibilizzanti. Il calore, di conseguenza, le attiva e la cute può macchiarsi;
  • Non applicare il prodotto dopo la depilazione, ma attendere sempre 24-48 ore;
  • Non abusare del deodorante e seguire le indicazioni riportate sulla confezione (evitare applicazioni troppo ravvicinate nel tempo).