giovedì, 28 Marzo 2024

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Arrosticini: i consigli per creare un piatto gustoso

Benché siano appartenenti alla tradizione culinaria abruzzese, per quanto siano da ricondurre all’abitudine dei pastori sul massiccio del Gran Sasso di consumare carne ovina, gli arrosticini (chiamati anche le rustelle, le rustell’ oppure le arrustelle, a seconda del dialetto abruzzese di riferimento) sono diventati una di quelle specialità a cui si fa tanta fatica a rinunciare.

Da nord a sud, gli arrosticini mancano poche volte all’appello durante le sagre, le feste patronali, le manifestazioni e le rievocazioni storiche. In simili contesti, gli arrosticini fanno salire l’acquolina in bocca, sia agli adulti che ai bambini. Un favoloso bocconcino che incanta gli occhi e il naso.

Inoltre, gli arrosticini abruzzesi si stanno conquistando un posto fisso sulla tavola delle famiglie italiane. Si stanno affermando come una gustosa alternativa alle classiche bistecche e agli hamburger.

Per cuocerli divinamente, si potrebbe acquistare online una griglia per arrosticini, un pratico accessorio che saprà regalare alla carne una buona consistenza, un’inaspettata morbidezza e un particolare colorito rossastro.

Come si noterà nel prosieguo, l’uso della griglia non è certo l’unica accortezza da intraprendere, quando c’è tutta la voglia di portare in tavola dei buonissimi arrosticini.

La cottura a calore diretto

Ad oggi, il migliore metodo di cottura degli arrosticini si avvale della fornacella, una griglia che somiglia a una canalina lunga e stretta e che punta sull’avvicinamento della carne a un braciere ardente.

Le alternative, per chi non dovesse disporre di un giardino o di grandi spazi aperti, continuano a essere rappresentate dai grill elettrici e dalle fornacelle da camino, pensate proprio per un’ottima cottura indoor.

La tradizione vuole che gli arrosticini abruzzesi si cuociano a calore diretto, distesi su una brace incandescente. Il risultato finale dipenderà principalmente dall’intuito e dalla soglia d’attenzione dell’addetto alla griglia.

Perlopiù, bisogna osservare la formazione di una consistente crosticina esterna e prendersi la briga di rigirare spesso gli spiedini, ogni 2-3 minuti. Sono questi i segreti per una cottura degli arrosticini che sia completa ed uniforme.

Non cercare un miscuglio di carni

Oltre la cottura a calore diretto, durante la preparazione delle rustelle, gioca un ruolo importantissimo la scelta delle carni.

Uno dei classici errori, commessi in questa fase, è quello di pensare che possa andare bene persino un miscuglio di carni, con i cubetti di pollo, di manzo e di carne suina sullo stesso spiedo.

Il vero arrosticino abruzzese è fatto con carne di pecora, nutrita ed allevata solo ed esclusivamente per la produzione di carne.

Unendo dei cubetti che abbiano tutti la stessa origine, dalla griglia in attività arriverà sicuramente un profumo dolce.

Un condimento leggero

Per gli arrosticini, in maniera tale da non nasconderne il sapore delicato, è sufficiente un condimento leggero.

Una spolverata di sale durante la cottura e un rametto di rosmarino da cospargere, di tanto in tanto.

Di recente, tanti amanti della griglia hanno preso poi l’abitudine di fare delle dolci pennellate sugli spiedi, attingendo da una ciotola con sale, olio extra vergine d’oliva e pepe.                

Mc Donald’s, svelata la ricetta segreta della salsa del Big Mac

La fame, unita a tanta passione, aguzza sempre l’ingegno. Ed è questo che è capitato a Todd Wilbur, amante dell’arte culinaria che, dopo vari tentativi, è riuscito a trovare la formula segreta della salsa del Big Mac, prodotto da Mc Donald’s.

È risaputo che il fast food più frequentato al mondo non rappresenta il connubio perfetto tra bontà e salute. Eppure i clienti non riescono a rinunciare al sapore del suo fiore all’occhiello: una speciale salsa che prende il nome dal panino che la contiene, la Big Mac sauce. Questa è davvero così gustosa e appetitosa che c’è chi farebbe follie per averla, ma finalmente sembra che il desiderio abbia trovato la sua fata magica.

A voi la ricetta rivisitata da Todd Wilbur:

Ingredienti

Mezza tazza di maionese
2 cucchiai di french dressing
4 cucchiaini da the di salsa a base di cetriolini in agrodolce
1 cucchiaio di cipolla bianca finemente tritata
1 cucchiaio di aceto bianco
1 cucchiaio da tè da zucchero
1/8 cucchiaio da tè di sale

Procedimento

Prendete tutti gli ingredienti e mescolateli bene. A questo punto lasciate raffreddare la salsa per l’intera notte, in modo che prenda sapore. Mischiate ancora un paio di volte e il gioco è fatto.

Un vero aiuto per gli appassionati di salse e non solo; infatti se si ricerca on line su Ebay una bottiglia di Big Mac Sauce da 200ml, questa costa la bellezza di $20,600: un prezzo un po’ esagerato per un semplice condimento, ma si sa, il nome fa la differenza.

Per fortuna è arrivato Todd Wilbur che, già a partire dagli anni ’80, si è ingegnato per comprendere come riprodurre gusti invidiati dai competitori, come Burger King nel caso di Mac Donald.

A seguire ha iniziato a scrivere le sue ricette e pubblicarle su una serie di libri dal titolo “Top Secret Recipes” (Top Ricette Segrete) e di lì a poco è diventato celebre.

Detto questo, non vi resta dunque che mettervi all’opera.

Buon Appetito.

Cucina Mancina: la prima community per chi mangia “diverso”

Negli ultimi anni è cresciuto sempre di più il numero di persone che dalla propria dieta è costretto ad eliminare qualcosa: intolleranze al lattosio, allergie a qualsivoglia alimento, celiachia, ma anche semplici problemi di digestione legati a qualche molecola presente in alcuni classi di alimenti che costringono a bandirli dal proprio quotidiano.

È questo il motivo per cui è nata Cucina Mancina, la community per tutti quelli che mangiano o sono costretti a mangiare in modo differente.

Il nome della community è presto spiegato sul sito stesso: mancino è da sempre sinonimo di mancante, diverso, da correggere, il mancino è colui che si distigue dalla norma (right) e che reinterpreta il mondo secondo la propria peculiarità (left). Così anche coloro che non possono mangiare determinati alimenti sono considerati “diversi“.
Mancini alimentari sono quindi una larga fetta di popolazione, sono vegani, vegetariani, allergici, celiaci, coloro che devono prestare attenzione al colesterolo, chi soffre di ipertensione e diabetici: per ognuno di loro esiste una segnaletica specifica nella community che aiuta ad identificare subito quali ricette sono adatte alla propria categoria di appartenenza.

Il popolo dei diversamente onnivori, un trend di crescita si chiama a raccolta, diventa un movimento e anche una food community.

Il sito, fondato da Lorenza Dadduzio e Flavia Giordano – la prima è imprenditrice e direttrice creativa di un visual design studio, la seconda consulente per le politiche giovanili – offre insieme alle ricette anche altri strumenti: la possibilità di interagire e scambiarsi idee e opinioni con gli altri mancini alimentari e un database dove vengono raccolti indirizzi e informazioni di negozi e ristoranti adatti ad ognuna delle categorie proposte nel sito.

Alla popolazione del sito può partecipare chiunque: basta avere una ricetta o notizia mancina originale e interessante da inviare alla redazione.

Le due fondatrici hanno anche già pubblicato un libro, “Eat Different“, nel quale hanno individuato otto diverse mancinità: vegetariano, vegano, senza glutine (sempre più diffuso anche nelle diete ipocaloriche), senza lattosio, pochi grassi, pochi zuccheri, poco sodio, curiosi alimentari, tutte abbinate ad un simbolo, cui si aggiungono anche una serie di sottocategorie, come “No soia”, “No pesce” o “No nichel”. A loro, e a tutti quelli che con un mancino alimentare hanno a che fare, dalle mamme ai fidanzati, amici e colleghi compresi, è dedicato dunque “Eat different”, un vero slalom alimentare tra 72 ricette firmate da un folto popolo di chef, food blogger e appassionati di cucina, che se evitano alcuni ingredienti, non rinunciano mai al gusto di un buon piatto.

Chi lo dice che essere vegano, vegetariano, celiaco etc, è sbagliato o diverso?

Il ‘riso di Venere’ aiuta a migliorare le allergie

www.risovenere.it

Il riso nero, il cosiddetto “riso di Venere“, è ricco di antiossidanti e ha una funzione antinfiammatoria.

A svelarlo è una ricerca fatta da alcuni esperti statunitensi dell’Agricoltural Research Service di Albany, pubblicata successivamente sulla rivista scientifica “Journal of Agricultural and Food Chemistry“.

I ricercatori hanno svolto uno studio molto particolare: infatti hanno somministrato ad alcuni topolini con la dermatite, oltre al loro cibo abituale, anche un estratto di lolla, la buccia del chicco di riso nero. Gli studiosi hanno riscontrato che, in questi topolini, l’infiammazione della pelle si era ridotta quasi del 30%, a differenza di tutti gli altri ai quali non era stata data da mangiare la buccia del riso.

Quindi è proprio vero che il riso di Venere produce benefici? Analizzando i dati di questa ricerca, sembra proprio di sì. Il riso nero, quella varietà di riso orientale, riesce, se non proprio ad eliminare, almeno a migliorare tutti i disturbi legati alle allergie, in particolare quelle della pelle.

E i vantaggi sulla pelle avverrebbero, in gran parte, grazie alla lolla – la buccia del riso nero – che riesce a fermare la produzione di istamina, che è uno dei mediatori chimici che provoca le infiammazioni.

Questo tipo di riso, che un tempo, soprattutto in Cina, era usato solo dagli imperatori e dalla nobiltà, ora è consumato da moltissime persone, forse proprio per i suoi effetti positivi.
E sono tantissime le ricette che si possono creare con il “riso di Venere: piatti sfiziosi, con carne, pesce o crostacei, che ci faranno venire l’acquolina in bocca. E in più renderanno la nostra pelle come quella di un bambino.