giovedì, 25 Aprile 2024

Interviste

Home Interviste Pagina 2

Una nuova forma d’arte, il cake design (INTERVISTA)

Credits: linusice.it

Il cake design, l’arte di decorare in modo stravagante e d’impatto torte e cupcake, è entrato a buon diritto anche nella cucina italiana, da sempre aperta ad accogliere le novità culinarie con entusiasmo.

Arte perchè i pasticceri che si cimentano in questa pratica sono assimilabili ad artisti: scultori, pittori e architetti della pasta da zucchero, maestri nel modellare glasse colorate e ballerini tra nuvole di zucchero a velo.

Questa pratica, in realtà, pone radici nella storia moderna, nascendo in Francia nelle case aristocratiche del 18esimo secolo che amavano circondarsi di fasto, anche nel cibo. Nel corso del 1840 poi, l’avvento dei forni a temperatura controllata e la produzione di bicarbonato di sodio e lievito, fecero si che le torte fossero sempre più facili da preparare e le ricette si moltiplicarono, anno che coincide con il matrimonio della Regina Vittoria con Alberto di Sassonia, in occasione del quale venne realizzata una torta imponente, la madre di tutte le torte decorate e del cake design.
Il cake design così ha vissuto e preso piede sempre più nella storia, fino ad arrivare agli anni 2000 quando, grazie soprattutto a diversi programmi tv, come i famosissimi “Il boss delle torte“, “Torte da record“, “Ace of Cakes“, le torte decorate sono entrate nelle case di tutto il mondo, accendendo il desiderio di assaggiarle o realizzarle a sempre più persone.

E così questa passione ha colpito anche Mary Corsaro che ha aperto da poco un negozio, quasi per sfida, che invece sta avendo un certo successo e gestisce la pagina Facebook “Le torte son desideri“.
Noi di Blog di Lifestyle abbiamo pensato di farle qualche domanda per capire ciò che sta dietro alle buonissime Red Velvet che fa impazzire così tanti palati.

Come spiegheresti il cake desing ad una persona che non lo conosce?

Il cake design, molto semplicemente è l’abbellimento estetico di una torta. C’è una doverosa distinzione da fare tra cake design e sugar art che risulta essere la lavorazione della pasta zucchero per realizzare delle sculture ma questa essendo composta da solo zucchero è sicuramente molto scenografica ma poco mangiabile.

Come ti è nata questa passione?

Da internet, in un periodo un po’ buio ho trovato navigando le immagini di queste torte stupende che mi piacevano molto ed ho voluto provare. È nata la voglia di creare qualcosa con le mie mani, di realizzare qualcosa di concreto per gli altri e per me stessa.

Cosa consiglieresti a chi vuole iniziare?

Tanta passione e pazienza, visualizzare ciò che si vuole realizzare e non scoraggiarsi di fronte ai primi normalissimi insuccessi.

L’amore per il cibo è diventato un’ossessione per la società dei nostri anni. Come mai secondo te?

Si cercano sempre più momenti di convivialità e il cibo è una delle poche cosa in grado di unire le persone. Inoltre è un modo di dare libera uscita alla fantasia, cosa di cui si sente sempre più il bisogno.

Perché il cake design ha così tanto appassionato tutti? Forse perché spesso si fotografa il cibo senza mangiarlo e quindi l’estetica ha preso il sopravvento sul gusto?

Si ha bisogno sempre più di qualcosa che appaghi prima l’occhio e poi il palato, cosa che rispecchia la società moderna, la continua ricerca della perfezione. Io credo invece che la perfezione non esista: preferisco che la torta, il muffin o il cupcake che presento ai miei clienti siano buoni con magari qualche imperfezione, piuttosto che perfetti ma immangiabili.

Preferisci una torta a 5 piani tutta colorata o la classica torta della nonna? Quanto cambia nel gusto con questi due metodi diversi?

Le preferisco entrambe perché sono adatte ad occasioni diverse. Inoltre ci sono torte piccole sorprendentemente complesse, con lavorazioni particolari e tempi lunghi, quindi anche ciò che sembra semplice in realtà richiede molto sforzo e dedizione. Una metafora della vita.

Qual è il tuo dolce del cuore?

La Red Velvet, senza dubbio.

Hai un trucchetto che vorresti condividere con noi?

Partite da una pallina, solo nel momento in cui hai in mano una pallina di pasta di zucchero, visualizzandola si riesce a creare ciò che si vuole, sempre non avendo la pretesa di realizzare una principessa la prima volta. Il trucco sta nell’accontentarsi di se stessi e scoprire i propri limiti e mettere in tutto ciò che si fa. Tanto amore, poi, che è l’ingrediente essenziale per qualsiasi dolce.

Le trentenni più famose del web: “Ai nostri coetanei diciamo di seguire l’istinto” (INTERVISTA)

Silvia, Stefania e Ilaria sono delle trentenni con passioni e tanta voglia di mettersi alla prova. Così un giorno hanno deciso di raccontare se stesse e tutto il mondo che le circondava: quello dei trentenni.

Credits photo: itrentenni.com
Credits photo: itrentenni.com

Il nuovo libro, I trentenni, e il lavoro di promozione le ha tenute occupate per un po’ ma Silvia, Stefania e Ilaria, hanno comunque trovato il tempo per rispondere alle domande di Blog di Lifestyle, dando qualche interessante chicca sul loro mondo e piccoli consigli anche per i ventenni.

Ciao Silvia, Stefania e Ilaria, come prima cosa vi ringrazio per la vostra disponibilità per questa intervista e per il tempo che ci dedicherete.
Ho seguito il vostro blog, la pagina e ho avuto la possibilità di guardare anche i vostri video su you tube e lo ammetto, mi sono divertita.
Com’è nata la vostra idea di creare una pagina per “I trentenni” e a seguire i vostri sketch su you tube?

Da un’intuizione di Ilaria Sirena che una sera sui Navigli dopo l’ennesima fantozzata vissuta mi guarda (Silvia Rossi) e mi dice: “Silvia perché non raccontiamo i Trentenni? Ti metti davanti alla web cam e racconti la nostra generazione. Tutto quello che viviamo: gioie, dolori, sfighe e soddisfazioni, matrimoni, lavoro, figli, ingiustizie. Tutto. Ovviamente facendo ridere, altrimenti che palle”. L’indomani davanti al pc ho fatto una ricerca e mi sono accorta che non c’era un punto di riferimento per noi trentenni, dove poter condividere le nostre storie, paura, risate, perplessità. E ho aperto il blog, comprato il dominio e iniziato a scrivere.
Stefania Rubino è stata travolta dall’entusiasmo e ha iniziato a scrivere e ha sposato il progetto in tutte le sue parti. È suo il post Trentenni single vs Trentenni sposati che ha mandato in crash il sito. Da lì sempre più trentenni ci hanno scritto. Poi raccolte un po’ di storie e scritte le sceneggiature con il nostro video maker Luca Catasta, i nostri amici attori e autori Fabrizio Arhold e Elisabetta Fulcheri abbiamo iniziato a girare i video.

Per molti ventenni arrivare ai trent’anni significa raggiungere il momento d’oro della propria vita: ci si conosce bene e ci si accetta per i propri pregi e difetti, si è maturi e responsabili ma non troppo per potersi ancora divertire, insomma il periodo che tutti desidererebbero.
Ma, alla luce delle vostre esperienze, è davvero così?

Sì è così. I trent’anni sono un limbo. Una tua amica passa le notti insonni con il suo primo figlio che non ne vuole sapere di dormire, l’altra perché fa i bagordi in discoteca. La cosa bella dei 30 è la consapevolezza. Non hai più gli alibi dei 20, l’innocenza e l’inesperienza, ma ogni tua scelta è fatta con cognizione di causa, sapendo magari come andrà a finire e volendo rispondere con un “ma sì chi se ne frega!”

Ventenni vs trentenni. Quando avevate vent’anni vi sarà capitato spesso di pensare alle vostre vite tra dieci anni e poi boom, sono arrivati.
Probabilmente, anche voi avevate un modello di trentenne alla Carrie o Samantha di Sex and the city.
Quanto la vostra vita le assomiglia ora e quanto ci si allontana?

Ci assomiglia nell’amicizia che avevano loro. Anche noi crediamo fortemente nell’amicizia, quella vera, quella dei sacrifici, dei litigi e della condivisione dei successi. E PURTROPPO si allontana parecchio dal punto di vista glamour. Nessuna di noi ha una armadio come quello di Carrie Bradshow!!!

Tra i vostri post c’è una frase che colpisce e appare come un monito per i ventenni di oggi: “Andate in Erasmus. Gli amici vi verranno a trovare e i fidanzati capiranno. E se non capiranno fregatevene, perché tanto vi lascerete comunque e per giunta non saprete parlare l’inglese!”
Quanto credete che esperienze di questo tipo possano influenzare la vita in futuro e che ne pensate voi, a trent’anni, dell’amore?

Crediamo che esperienze all’estero formino un ventenne, e servano ad aprire la mente e a trovare più vie di realizzazione. Per quanto riguarda l’amore pensiamo che sia l’unica cosa fondamentale nella vita di ognuno di noi, è linfa vitale per sopravvivere, l’amore per se stessi, per la famiglia, per le amicizie, per quello che fai. Senza amore è una noia mortale.

Avete parlato spesso di “toy boy”, ma se il boy non fosse toy e fosse più paragonabile al protagonista di 50 sfumature di grigio, potrebbe comunque rientrare nella categoria di possibile fidanzato?

Beh……….. SI. Ma quella è finzione. Christian Grey non esiste, Christian Grey non esiste, Christian Grey non esiste….!

Raccogliete spesso storie di trentenni che si sono trasferiti/e all’estero, ce n’è qualcuna che vi ha colpito più di altre? E perché?

Il coraggio e la voglia di fare e realizzarsi, il mollare tutto e ricominciare di Claudia a Sidney. Ha scritto un bellissimo capitolo del nostro libro I Trentenni (Historica).

“A trent’anni si può fare tutto o quasi” è il vostro slogan. Quali sono secondo voi tre cose che a trent’anni non si possono più fare?

In realtà a trent’anni è il momento in cui si può fare tutto e si deve fare tutto. Certo che però le serate pazze fino alle 4 del mattino in settimana non sono più possibili!!!

Ad un trentenne alle prese con i dubbi esistenziali, cosa consigliereste?
E cosa ad un ventenne che pensa al suo futuro?

Ai trentenni consiglieremmo di seguire il proprio istinto e di ragionare a volte con la “pancia” e non solo con la testa. Viviamo in una società che molto spesso tende a scoraggiarci, bisogna andare contro corrente e coltivare i propri sogni anche quando tutti ti urlano contro che non ce la farai! Ai ventenni di non dare nulla per scontato, non “aspettate” il futuro, cominciate a costruirlo passo dopo passo.

Per concludere, un sito, un blog, video su you tube e un libro in uscita, il titolo multitasking sembra fatto apposta per voi. Che cosa vi aspettate dall’uscita del vostro primo libro e quali altri progetti avete in mente?

Dal libro ci aspettiamo sempre più condivisione e voglia di raccontare storie. Adesso stiamo girando un po’ l’Italia per presentarlo in modo non convenzionale: si legge, si recita e si vedono video alle nostre presentazioni! Anzi se ci sono librerie o localini interessati a ospitarci contattateci!
Il libro racchiude veramente tutti i sentimenti di noi trentenni: dal lavoro all’amore, dalla famiglia alla sessualità.
Poi abbiamo creato una capsule collection di magliette con i nostri miti degli anni ’90, i protagonisti di Beverly Hills e una che ci descrive al meglio: Kid of 90s! Le stiamo testando e sta andando benissimo. E poi ci sono i video realizzati dal nostro videomaker Luca Catasta che sono il nostro miglior modo di comunicare e farci conoscere.

Giuseppe Ammendola e Patrizia Re: cucina vegana al Sana (INTERVISTE E FOTO)

In diretta dal Sana (Salone Internazionale del Biologico) che, nella giornata di chiusura, ieri 15 settembre 2015, ha premiato 3 tra i 300 in gara per l’innovazione nel packaging e nel concept, Blog di Lifestyle ha intervistato due delle personalità dello show di cucina vegana, che hanno partecipato alla manifestazione il 12 settembre. Scopriamo chi sono e le loro ricette per adulti e bambini.

Giuseppe Ammendola, scrittore e membro del Comitato Scientifico Associazione Vegani, vive da diversi anni in Francia, dove mantiene il suo stile di vita vegano e presto potrebbe partecipare ad un programma televisivo dedicato alla cucina, non solo vegana. Lo abbiamo incontrato al VeganFest dopo la presentazione della ricetta della sarasiccia. Ecco cosa ci ha raccontato.

Faccio parte del Blog di Lifestyle e la ringrazio per la disponibilità per questa intervista, come prima domanda vorrei chiederle di presentarsi, dirci cosa fa, perché ha scelto la cucina vegana e da dove è partito

Mi chiamo Giuseppe e ho scelto la cucina vegana perché rispecchia la mia sensibilità, nel senso che da diversi anni la amo e cucino diversi piatti per me perché sono vegano. Mi alimento in questo modo per la protezione degli animali e perché è salutare, però il primo motivo che mi ha spinto a cucinare vegano è il fatto che non potevo sopportare di cibarmi di altri esseri viventi.

Ci dica qualcosa in più del suo lavoro nelle cucine professionali

è un anno e mezzo che faccio la nutrizione professionale in Francia, prima facevo tutt’altro. Ero commerciante d’azienda
poi ho seguito vari corsi di cucina vegana. Mi piace mettere della creatività in quello che faccio, ho scritto dei romanzi, ora sono al secondo e ho pensato che cucinare potesse essere qualcosa che poteva riflettere il mio modo di fare e quindi ho scelto la cucina che è vegana perché io mangio in questo modo.

Ci parli un po’ dei suoi romanzi

Ho scritto 5 anni fa un romanzo dal titolo un po’ bizzarro “Rivoglio il mio bidet”, poi ne ho scritto un altro che si intitola “Il cuore e la luna” e preferisco parlare del secondo con il quale sono riuscito a fare più presentazioni. Il primo è stato davvero un lancio, poiché fino a che non sai che effetto può avere sui lettori non credi neppure in te stesso. Il primo romanzo è stato una sfida con me stesso, nel secondo mi sono sentito più a mio agio, ho visto anche delle aspettattive degli amici che mi avevano letto e in effetti è stato un romanzo piacevole, nel senso che ho avuto diversi complimenti. Ho continuato a scrivere e questo romanzo che sto ultimando è un po’ il senso dei messaggi che mi piace far trapelare da ciò che scrivo però è diverso. Ritengo che sia anche molto più leggero, anche se gli altri lo erano ugualmente. Un libro che ha come titolo “Rivoglio il mio bidet” non può essere che un libro leggero. Ho scelto di utilizzare dei simboli e delle metafore per far parlare i miei protagonisti, che esprimono comunque le loro sfide umane attraverso quello che succede, esprimono sentimenti con un linguaggio leggero. Con “Il cuore della Luna”, invece, avevo l’idea di scrivere un romanzo che è una favola. Si intitola “Anche i leoni mangiano la soia” e contiene delle vignette realizzate da una bambina di 12 anni. Queste vignette poi sono state pubblicate anche separatamente. In questo romanzo c’è una protagonista vegetariana però non è un decalogo sul vegetarianesimo, attraverso il percorso dei protagonisti c’è un arrichirsi che avviene proprio tramite il racconto.

Il vostro pubblico target comprende anche i bambini?

Per la favola si, mentre il romanzo li annoierebbe. I bambini sono sicuramente un pubblico importante, il pubblico del futuro, occorre partire da loro per influenzare le scelte di quelli che poi saranno la generazione del futuro. Speriamo che si comporti in modo diverso perché siamo noi che abbiamo la responsabilità dei danni che oggi vediamo nel nostro amato pianeta.

Ha delle ricette da consigliare ai nostri lettori?

Dare delle ricette.. non saprei. Non voglio peccare di presunzione. Ho qualcosa come la ricetta che ho creato stamattina, si chiama sarasiccia, in cui l’ingridiente base è il grano saraceno, però non ne ho tantissime. Mi piace cucinare per cui speso uso ricette già esistenti e magari utilizzo i miei gusti per modificarle e accontentare i miei gusti.

Una rapida guida per creare la sarasiccia?

La base è il grano saraceno, senza glutine, ricco di minerali quindi davvero un toccasana per il corpo. Penso che la sarasiccia sia un alimento buono e che fa bene.
I suoi componenti sono olio di oliva, confettura di pomodoro, brodo vegetale o dado, acqua, scalogno, sale e grano saraceno. Si porta ad ebolizione il grano saraceno facendo molta attenzione che non si rompa e poi si aggiunge a questa pasta ciò che si vuole. Questa mattina ho utilizzato formaggio vegetale, peperoncino che viene utilizzato per la prima tipologia oppure si possono usare pepe nero e semi di finocchio nella seconda tipologia. Ho fatto queste due paste, le ho fatte un po’ raffreddare, le ho messe in un forno adatto a microonde e ho arrotolato delle salsiccie: con spago alimentare si parte dalla testa, si compongono una ad una queste salsiccie e quello che viene fuori è la sarasiccia. Si tiene fuori per 24 ore e il giorno successivo si può mangiare. Se si vuole conservare per ancora 24 ore, vi assicuro che la pasta è ancora più buona.

DSCF0772

La ringrazio per questa gustosa ricetta. Quali sono i suoi progetti futuri?

La scorsa settimana ho partecipato ad un casting televisivo per una trasmissione che si tiene sulla M6, una rete francese. Durante la trasmissione ci saranno cinque cuochi che faranno da mangiare per gli altri quattro commensali e a seconda della bontà delle pietanze cucinate dal candidato di turno, i quattro daranno un voto. Mi è stato chiesto di cucinare e io ho avvisato che l’avrei fatto a mio modo secondo la cucina vegana, quindi sarà una bella sfida. La prima selezione è andata bene, la seconda mi hanno detto bene quindi dovrò aspettare giovedi prossimo per vedere se sono tra i 5 candidati, speriamo.

Il nome della sua pagina

La pagina è su Facebook ed è Vegissimo by Giuseppe Ammendola.

Le facciamo un in bocca al lupo. La ringrazio

Patrizia Re invece è rappresentante Peta in Italia e membro del Comitato Etico di Associazione Vegani Onlus Italia, nel corso dello show cooking ha preparato una base di quinoa con verdure per bambini, incluso il suo che ha assistito allo show insieme a suo padre. Ma lasciamo le parole alla creatrice della quinoa double face.

Ha appena presentato una ricetta per bambini, prima di parlare di questo, vorrei chiederle un commento sul Salone internazionale del Biologico.

Sono arrivata da 5 minuti, farò un giro oggi e domani però vengo da alcuni anni e devo dire che a primo impatto è molto più grande e più ricco. Sicuramente ci sono anche più stand. La parte che mi ha colpito molto è questa dedicata al Vegan Fest perché credo che ci siano sicuramente più aziende e quindi questo significa che c’è più interesse.

Com’è nato il suo interesse verso il mondo vegano?

Non l’ho detto prima però sono una vegana per etica. Sono nata come vegetariana, dal 91. Allora ero molto piccola, completamente da sola anche perché non c’erano le stesse tecnologie. Poi pian piano scoprendo più cose, essendo anch’io più informata sui prodotti e sulle scelte che si potevano fare, pian piano il mio percorso da vegetariano è passato al vegano, quando me la sono sentita. Quello che dico sempre è che certe volte ci sono aspettative, c’è chi si sente già arrivato e ci sono dei pregiudizi verso chi mangia ancora latticini, mentre in realtà ognuno ha i tempi propri anche di maturazione per le scelte che va a fare.

Quali sono i consigli per chi decide di diventare vegano?

Sicuramente provare, non avere paura di provare cose nuove, di essere curiosi. Tante volte ci si sente dire “ma allora se non mangi ne carne, ne pesce, ne latticini non mangi niente”. Questo non è vero, si mangiano molte più cose, perché si scopre quello che poi c’è qua attorno, un sottofondo di prodotti e alimenti diversi. La quinoa che ho presentato, non la conoscevo prima. Il mio consiglio è quello di non avere pregiudizi, buttarsi e provare.

A proposito della quinoa, può presentare nel dettaglio la ricetta che ha appena elaborato?

Se vuoi poi posso mandare nel dettaglio il piatto anche con le quantità, però, visto che adesso la mia sfida è di cucinare anche per più persone avendo un bambino piccolo che devo comunque accontentare e che è sempre più interessato a quello che c’è sulla nostra tavola piuttosto che dai cibi del periodo di svezzamento, ho pensato di utilizzare la quinoa, che ho chiamato quinoa double face, un po’ come una giacchetta che fuori è blu e possiamo girare e utilizzare perché non ha l’etichetta. Questa quinoa è composta da verdure di stagione, zucchine e carote, e partendo da questa parte e aggiungendo pochi altri ingredienti la quinoa si può trasformare in polpette vegetali o burger per accontentare un po’ di più il palato dei piccoli poiché la quinoa può non essere apprezzata dai più piccoli essendo in grani e quindi non facile da ingerire.

DSCF0816

Che cosa si sente di consigliare alle mamme che scelgono l’alimentazione vegana per i propri figli?

Io mi sento di parlare solo per mia esperienza personale perché sono scelte molto importanti. Quando poi vanno ad influire sulla vita di un’altra persona, al di la di noi stessi, è molto importante che la mamma nello specifico si informi, che sia pronta, che non si senta spinta a farlo e che non si senta nemmeno spinta a fare il contrario, spesso e volentieri spinta da quello che le persone le dicono. Bisogna provare e leggere molto. A me sono serviti tantissimo i libri sullo svezzamento naturale, sullo svezzamento vegano piuttosto che sull’alimentazione naturale, vegana e vegetariana. C’è veramente tanto. Consiglierei la letteratura italiana ma anche internazionale. Questo serve non solo a dare delle idee ma anche a farci sentire più tranquilli. Significa anche che non siamo gli unici a questo mondo ad intraprendere questo percorso. Non solo è possibile ma viene fatto da molte persone con risultati ottimi.

Che alimenti utilizza per suo figlio?

Sono proprio agli arbori, ma a lui piace molto quello che è dolce, quindi cerco di assecondarlo, dandogli ovviamente anche altre cose. Adora la frutta, quindi preparo tantissime pappe a base di frutta e altri ingredienti, come la crema di mandorle piuttosto che olio di lino o altre cose molto sostanziose e importanti per la sua crescita e delle specie di porridge ma a base biologica. E poi sto provando ad introdurre altre cose come le polpettine che ho fatto oggi. In realtà non volevo fargliele provare, perché non penso a mio figlio come la cavia dei miei piccoli esperimenti culinari, però era talmente interessato a quello che stavo facendo che gliel’ho fatto assaggiare e l’ha mangiato con gusto. Quella è stata una prova, però anche pasta di riso con zucchine o con pomodoro e via dicendo.

Ha avuto un mentore nell’avvicinarsi alla cucina vegana?

Nessun mentore, ad un certo punto nel mio cammino mi sono accorta che avevo abbandonato tutti gli alimenti di origine animale, quindi le uova, i formaggi, proprio non li compravo più. All’epoca mi capitava di non fare attenzione agli ingredienti della briosche che mangiavo al bar quindi li mangiavo in questi casi. Per il resto in casa mia non entrava più niente. Poi ci tengo a precisare che l’essere vegano comporta che si stia attenti a tutto quello che si fa, a tutti gli acquisti, anche nei prodotti per la casa, tutti quelli testati sugli animali, così come il dentifricio con cui ci laviamo i denti, il collutorio. Ho cominciato poi ad affinare questa consapevolezza e a fare scelte occulate, così come nell’abbigliamento e nei sottoprodotti alimentari.

Un messaggio per i nostri lettori di Blogdilifestyle?

Siate positivi, curiosi di provare, nuove cose, leggete tanto, informatevi, sia per la parte che per la controparte, cercate di tenere la torta a tutto tondo. Provate anche di partecipare per esempio alla settimanna vegana, provate a fare una giornata in cui mangiate solo vegetali. Vedrete che la salute ne beneficerà.

Dove potrebbero contattarla?

Il mio sito arriverà a breve, e nel frattempo c’è la pagina facebook che si chiama vegupyourlife, che è un’incitazione a provare un lifestyle un pochino più green.

La ringrazio

Il Fidanzato della Fidanzata Psicopatica si racconta (INTERVISTA)

Avere a che fare con una Fidanzata Psicopatica non è per niente facile: scenate di gelosia e crisi isteriche per le spunte blu di WhatsApp sono all’ordine del giorno. E la vittima è sempre lui, il “povero” fidanzato, che non sa più come evitare o placare l’ira della sua compagna.

Noi di Blog di Lifestyle, dopo avervi elencato i suoi comportamenti più comuni, abbiamo fatto due chiacchere con il Fidanzato della Fidanzata Psicopatica più famoso del web. O meglio, con i tre admin che gestiscono la famosa pagina su Facebook.

Ciao ragazzi! Conosciamo tutti “Il Fidanzato della Fidanzata Psicopatica”, ma chi si nasconde veramente dietro questa pagina?

Ciao! Dietro questa pagina si nascondono tre poveri sciagurati Fidanzati di Fidanzate Psicopatiche, il che rende anche piuttosto evidente quanto impegno ci sia stato nel tirare fuori questo nome. La nostra vita si limita tendenzialmente a sopravvivere, nel tempo libero proviamo anche a studiare qualcosa di economia contemplando le vite sociali dei nostri coetanei.
A proposito, tesoro, se stai leggendo stai tranquilla, abbiamo dei ragazzi davanti a intervistarci.

Come è nata l’idea di aprire questa pagina su Facebook?

Ovviamente dietro ogni grande idea si nascondono grandi uomini. I grandi uomini hanno bisogno di grandi ambienti per riflettere. Noi stavamo al cesso. Non tutti insieme, ci mancherebbe. Però voglio dire, due di noi tre ci stavano davvero. Lui mi ha scritto, è stato tutto molto semplice, abbiamo iniziato a chiacchierare ed è venuta fuori l’idea. Poi è venuto fuori qualcos’altro e ci siamo incontrati per discuterne.

Ad oggi avete più di 100 mila like. Vi aspettavate tutto questo successo?

Ora, qui vorremmo fare un appello. Smettetela. A parte gonfiare considerevolmente il nostro ego, non riusciamo a trovare il modo per ringraziarvi tutti, e questo ci fa sentire un tantino a disagio.
Credo che il successo, se di successo si può veramente parlare, sia dovuto a noi tutti, che sopravviviamo e resistiamo quotidianamente. Alla fine sono situazioni che chiunque ha vissuto, se non da vittima quantomeno da carnefice.
Ovviamente le nostre adorate fidanzate sono vittime e noi siamo i terribili carnefici, mi sembra evidente, tesoro ti amo ricordatelo…

Tutti i giorni pubblicate foto di conversazioni reali tra coppie. Qual è lo screen più divertente che vi è arrivato?

Dal momento che ci consideriamo persone simpatiche, originali e modeste la nostra risposta è: “lo screen che deve ancora arrivare”. Ok, ci siamo presi il nostro momento di gloria poetica.
In realtà gli screen più belli sono quelli che non possiamo pubblicare, vi suggeriremmo di chiederli direttamente alle nostre ragazze ma non fatelo, siamo troppo giovani per morire.

Pubblicate foto di altri, ma quanto vi ritrovate nelle situazioni dei messaggi che vi inviano?

Giusto per dare un’idea, abbiamo lasciato i nostri cellulari da dieci minuti e i vari WhatsApp hanno iniziato a intonare la nona sinfonia di Beethoven. Seriamente, un’idea simile non può nascere da zero.
Anzi, vorremmo cogliere l’occasione per spendere due parole: è vero che ci troviamo dentro fino al collo, è vero anche che essendoci coinvolti in prima persona possiamo dire la nostra. Quasi sempre quegli screen nascondono motivi molto più profondi di quanto possa apparire a primo impatto. Insicurezza, mancanza di fiducia, timidezza, distanza… spesso ti spingono a reagire così, ai limiti del ridicolo. Ciò che conta davvero è la consapevolezza che dietro ci sia affetto reciproco. I litigi saranno sempre all’ordine del giorno, è la volontà di superarli e mettere da parte l’orgoglio che definisce le relazioni che contano.
Questa eventualmente mandatela alle nostre ragazze, non tiravamo fuori perle così dall’esame di terza media.

Tre consigli a tutti i fidanzati? E alle fidanzate?

Dunque, oh stolti, udite i saggi consigli. Ai ragazzi: iPhone in modalità Aereo e gita in Canada durante il ciclo, controllo costante della vostra bacheca di Facebook con eventuale eliminazione di tag inopportuni e amicizie sgradevoli, decisi apprezzamenti conseguenti a manicure, pedicure, qualsiasicosacure.
Alle ragazze: disponibilità permanente al gradevole movimento fisico, particolarmente gradita la preparazione di pranzi/cene, completa comprensione in caso di riunioni serali tra amici e compagni. Ovviamente i nostri IMPARZIALI consigli vi condurranno a una vita di coppia esemplare.
Non ascoltate quello che leggete nei cioccolatini, siamo noi i Baci del futuro.