venerdì, 19 Aprile 2024

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Animalismo, anticapitalismo o salutismo? Cosa si nasconde dietro alla scelta di astenersi dal consumo della carne? Lo scopriamo insieme con loVeg, la rubrica dedicata ai vegetariani e ai vegani, ma anche ai curiosi che, forse, lo saranno un domani

USA: i fast food ridicolizzano i vegani (loVeg)

Arby’s, nota catena di fast food americani, ha recentemente adottato una strategia di marketing davvero poco rispettosa nei confronti di vegani e vegetariani: dopo aver lanciato il proprio slogan ‘We have the meats‘ (‘Abbiamo la carne’), l’azienda è stata inondata da messaggi di disapprovazione tramite ogni tipo di canale, da Facebook a Twitter, cosa che tuttavia non le ha impedito di pubblicizzare la sua ultima novità, il bacon con zucchero di canna.

Arby’s ha deciso di rispondere al malcontento generale radicalizzando la propria linea e ha reso pubblica una lettera aperta indirizzata a tutti quelli che non mangiano carne: una mossa che alla maggioranza della comunità veg americana non è andata proprio giù. Nella lettera, infatti, si esprime una sarcastica solidarietà verso quanti potrebbero sentirsi in tentazione di fronte al nuovo bacon con zucchero di canna.

Noi rispettiamo la vostra scelta di vita e lo scopo di questa lettera non è quello di convertirvi, ma soltanto quello di dimostrarvi il nostro sostegno – scrivono con tono beffardo quelli di Arby’s – Abbiamo ascoltato le vostre voci sui messaggi vocali, su Twitter e su Facebook, eppure noi continuiamo ad amare i nostri prodotti, pur consapevoli che non sono fatti per tutti. Abbiamo lanciato una novità, il bacon con zucchero di canna, e ci sentiamo in colpa: sappiamo che può essere difficile resistere. Avendo creato questa tentazione, vorremmo perciò fornirvi aiuto con un numero di telefono da chiamare, un supporto per vegani e vegetariani che vogliono resistere a questa novità e avere consigli su come non cadere in tentazione. Siate forti. Siamo qui per voi.

Moltissime le risposte che ne sono scaturite, tra cui quella più emblematica è stata quella di Nathan Runkle, fondatore e presidente di Mercy For Animals, associazione internazionale no-profit volta alla prevenzione della crudeltà contro gli animali da allevamento e alla promozione di scelte alimentari consapevoli.

Sono vegetariano e ho un messaggio per Arby’s: il tuo bacon è rivoltante e non voglio averci niente a che fare. Nella tua lettera aperta ci hai preso in giro con un’offerta di sostegno ridicola e persino un numero verde. Ma sei tu che ha bisogno di aiuto, Arby, hai un disperato bisogno di verità: la tua carne non solo è potenzialmente contaminata da batteri fecali mortali, ma è anche piena di ormoni della crescita, antibiotici e conservanti chimici come il nitrito di sodio, che l’American Cancer Society ha definito potenzialmente cancerogeno. È scientificamente provato che il consumo di carne rossa aumenta notevolmente il rischio di diversi tipi di cancro, di malattie cardiache e di morte prematura. A me invece piacerebbe vivere, grazie. Amo la mia vita molto più della tua pancetta. Vorrei provaste a mangiare carne mentre guardate un video che rivela da dove proviene. Provate a mettere in onda questi video sui grandi schermi dentro ai vostri locali e a osservare la reazione dei vostri clienti. Il consumo di carne è notevolmente diminuito nel corso degli ultimi anni: Nasdaq.com recentemente ha persino lanciato l’allarme di un’imminente ‘morte della carne’. Quindi, Arby’s, è il tuo momento di chiedere aiuto. La carne è morta e morente, e un giorno non lontano la vostra attività lo sarà altrettanto, se non cambiate il vostro approccio. Siate forti. Siamo qui per voi‘.

Schwarzenegger al COP21: ‘mangiare veg per salvare il pianeta’ (IoVeg)

Diventare vegetariano o vegano part-time per proteggere il pianeta: questo il parere dell’ex governatore della California, Arnold Schwarzenegger, secondo il quale le persone nel mondo dovrebbero evitare di mangiare carne almeno due, tre giorni alla settimana per non contribuire ulteriormente agli sbalzi climatici.

Il consumo di carne – ha dichiarato Schwarzenegger – è un problema ambientale, insieme con gli allevamenti intensivi, responsabili del 28% delle emissioni di gas serra“. Eppure, ha aggiunto l’ex body-builder, chiedere a tutti di diventare vegetariani o vegani sarebbe troppo. La soluzione, allora, consisterebbe nel suggerirgli di evitare la carne almeno un paio di volte a settimana.

Quando, poi, gli è stato chiesto come un uomo possa riuscire a ottenere un corpo come quello di Terminator – il cyborg assassino protagonista dell’omonimo film – senza mangiare carne, Arnold ha risposto che molti body-builder di successo in realtà non toccano carne: “Si possono ricavare proteine in molti modi: anzi, ho incontrato molti culturisti e numerosi campioni di sollevamento pesi che, a dire il vero, erano proprio vegetariani convinti“.

Il suggerimento è quello di interrompere il consumo di carne: io credo sia un’ottima idea, ma bisogna cominciare gradualmente. È una grossa sfida, ma non significa che il traguardo non si possa raggiungere“.

Il COP21, dibattito pubblico internazionale sui cambiamenti climatici in corso fino all’altro ieri a Parigi, s’incentra prevalentemente sull’inquinamento prodotto al livello industriale, ma le emissioni dannose associate al consumo di carne stanno diventando sempre più preoccupanti: nello specifico, stando ai calcoli delle Nazioni Unite, le emissioni nocive dovute agli allevamenti intensivi, alle selvicolture e all’industria ittica sono pressoché raddoppiate negli ultimi 50 anni e potrebbero aumentare di un ulteriore 30% entro il 2050.

T-shirt da veri vegani (IoVeg)

Non appena si abbandona la ‘normale’ dieta a base di carne, subito le persone intorno cominciano a fare domande e constatazioni inopportune. Un buon metodo per evitare qualsiasi polemica sul nascere è munirsi di una maglietta che espliciti immediatamente come la si pensa al riguardo: facendo un giro su internet, non è difficile imbattersi in negozi online che rivendono – a prezzi piuttosto abbordabili, t-shirt che riescono a fare da perfetta didascalia alle storie di veganismo e di vegetarianismo di ciascuno.

La quantità di magliette sfiziose è davvero incredibile: tra i siti Etsy, VauteCouture, FoodFightGrocery ed HerbivoreClothing, si possono reperire delle vere e proprie perle che niente hanno a che fare col tono generalmente giudicato troppo ‘moralizzatore’ nei messaggi lanciati da vegani e vegetariani. VauteCouture e HerbivoreClothing, peraltro, propongono anche una linea dal design molto stiloso, unendo ‘l’utile al dilettevole’.

In effetti, da attivisti per i diritti degli animali, ogni vegano o vegetariano dovrebbe compiere delle scelte in fatto di abbigliamento che siano consone rispetto a quelle intraprese al livello alimentare – facendo, così, attenzione a non indossare capi realizzati in lana, in pelliccia e in pelle. E molti sono già sulla via giusta per fare della moda un altro mezzo di espressione del proprio credo.

Perciò, perché non pensare di fare un altro passo in avanti nel proprio percorso veg indossando una t-shirt sfiziosa e ‘intelligente’ come una di queste? È anche un buon modo per attaccare bottone con dei potenziali interlocutori vegetariani o vegani nelle vicinanze. La maggior parte di esse sono anche prodotte da fabbriche che, come Etsy, hanno dei principi etici che rispettano meticolosamente: date un’occhiata, ché potrebbero anche esservi d’ispirazione per qualche regalo da fare questo Natale.

Vegani in Italia, sempre più incisivi (IoVeg)

Credits: veganlife-blog.com

In Italia i vegani e i vegetariani aumentano a un ritmo incredibile: sono 1.600 al giorno gli italiani che intraprendono la scelta veg. Nel 2013 erano il 6%, nel 2014 già il 7,1%, per poi diventare l’8% nel 2015: a dirlo è il rapporto annuale Eurispes, ‘Bistecca? No, grazie’. E, così, eccone sempre di più a meravigliarci: che sia sul posto di lavoro o in famiglia, quella che era stata ritenuta una ‘moda’ si sta attestando sempre più come un vero e proprio fenomeno di massa. Per di più, non si sta assistendo ad alcuna polarizzazione tra chi mangia verdure da una parte e chi preferisce la carne dall’altra: si sta assistendo, in realtà, a un cambiamento trasversale delle nostre abitudini alimentari.

Ad avere inciso in maniera significativa è stato l’allarme a proposito della carne rossa e degli insaccati: “Si tratta di cibi che aumentano il rischio cancro“, ha dichiarato nell’ottobre 2015 l’OMS, l’Organizzazione mondiale della sanità. Subito dopo, le vendite di carni e salumi sono calate del 10%. Di recente, però, anche a fronte di un ridimensionamento dello stesso allarme, le carni hanno riguadagnato terreno. Eppure, niente sarà più come prima: “È dal 2010 che i consumi di carne diminuiscono al ritmo del 5% l’anno“, puntualizza Nicola De Carne di Nielsen Italia. D’altro canto, le vendite dei prodotti caratteristici della tavola veg, come bevande sostitutive del latte (quelle a base di soia, riso o mandorle) o formaggi di soia e zuppe di verdura pronte, hanno registrato un netto aumento nel 2015.

Anche nel mondo della ristorazione, si fanno largo sempre più catene come Veggy Days e Universo Vegano, proliferano le pasticcerie veg e nei supermarket si è calcolato che il fatturato annuo prodotto grazie alla vendita di prodotti vegetali ammonti a 320 milioni. Persino la Findus ha lanciato gli hamburger vegetariani. E che dire del più grande nome del latte, quello della Granarolo? “L’anno scorso abbiamo lanciato la linea Granarolo vegetale (bevande a base di soia, riso, mandorla) e in nove mesi abbiamo fatturato per 14 milioni. Molto oltre le attese“, ha dichiarato il presidente Gianpiero Calzolari che aggiunge: “A marzo lanceremo burger, polpette e piatti pronti a base 100% vegetale“.

I supermercati, nello specifico, si sono tenuti al passo con le nuove tendenze: la Coop ha introdotto già dal 2013 la sua linea ViviVerde, l’Esselunga ha, invece, quella VeganOk. A rifornirli, sono aziende che producono per conto dei marchi privati della grande distribuzione: una tra tutte, la Zerbinati di Alessandria, che conta 33 milioni di fatturato sulla vendita di zuppe e verdure confezionate, cui a breve andranno ad aggiungersi gli hamburger vegetariani. E, ancora, il settore dell’editoria: i volumi ‘veg’ pubblicati in Italia sono stati 41 nel 2013, 98 nel 2014 e 193 nel 2015: “La gente si avvicina per gradi“, dice Antonio Monaco delle Edizioni Sonda.

Non si tratta, ad ogni modo, di una scelta che va a ledere le finanze di casa: l’acquisto di qualche prodotto meno comune e quindi più costoso viene compensata dall’abolizione della carne. Stando alle parole di Monaco, l’Italia è sul punto di strappare alla Germania il titolo di Paese più vegetariano dell’Unione Europea: “Hanno una percentuale di vegetariani compresa tra il 7 e l’11% anche Svezia e Austria. Seguono a discreta distanza Russia, Usa, Francia, Spagna, Giappone e Cina, tra il 2 e il 4%. Poi ci sarebbe l’India con il suo 30%: ma qui influiscono fattori economici e religiosi e il paragone, perciò, non sussiste“.