martedì, 23 Aprile 2024

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Animalismo, anticapitalismo o salutismo? Cosa si nasconde dietro alla scelta di astenersi dal consumo della carne? Lo scopriamo insieme con loVeg, la rubrica dedicata ai vegetariani e ai vegani, ma anche ai curiosi che, forse, lo saranno un domani

Moby apre un ristorante vegano (loVeg)

Dj e musicista celebre al livello internazionale, Moby, dopo essere stato vegano per ben 27 anni, ha annunciato di voler aprire un ristorante vegano quest’estate a Silver Lake e di volerlo chiamare “Little Pine“. Ma qual è stato il percorso dell’artista prima di arrivare a intraprendere questa strada, passando da punk-rocker carnivoro che prendeva in giro i vegetariani ad essere un vero e proprio attivista vegano?

Come ha raccontato al Los Angeles Times, fu all’età di 10 anni che Moby, nel passare davanti a una discarica della piccola città del Connecticut in cui viveva, sentì dei miagolii provenire da una scatola che si trovava giusto di fronte alla discarica. Si avvicinò, aprì la scatola e dentro vi trovò tre gattini morti e uno in fin di vita: così, lo portò dal veterinario con la madre e riuscì a salvarlo. Dopo una decina d’anni, nel giocare ancora con quello stesso gatto, all’improvviso un pensiero gli balenò: “Perché, se a questo gatto ci tengo e voglio proteggerlo da qualsiasi forma di sofferenza – si chiese – sono ancora immischiato in azioni che ne procurano ad altre creature?“.

Eppure, molta gente – sebbene sia contro la crudeltà sugli animali – continua ad amare la carne. A questo stato di cose, Moby oppone una citazione di Voltaire: “La perfezione è nemica del bene“: nel senso che è preferibile che si facciano piccole cose buone al non fare affatto chissà che grandi cose alla perfezione. Il fatto che una persona riduca del 10% o del 20% il proprio consumo di carne è già un traguardo in termini di effetti sui cambiamenti climatici, nonché sul proprio benessere: “È dalle piccole cose – dice l’artista – che nascono conseguenze fenomenali“.

Il miglior ristorante green? La mensa scolastica della Muse (IoVeg)

Con un menù completamente veg, una struttura a energia solare e una produzione di rifiuti di poco superiore allo zero: è la mensa della scuola privata Muse School, la cui fondazione si deve alla moglie del regista cinematografico James Cameron, Suzy Amis (un tempo modella e attrice), che nel 2006 scelse Calabasas a Los Angeles come sua sede operativa, ad essere stata dichiarata “il ristorante più eco-sostenibile del mondo”. L’annuncio è stato pubblicato sulla pagina Facebook della Green Restaurant Association (Gra), ente statunitense no profit impegnato nella certificazione dei ristoranti a norma eco-friendly secondo una serie di criteri che spaziano dalla produzione di rifiuti all’energia, dal cibo al consumo di acqua. La mensa della Muse, i cui studenti vanno dai 3 ai 18 anni, ha così ricevuto il “Certificato di ristorante verde a 4 stelle”: a quanto riporta la Gra, infatti, la scuola nel 2016 è riuscita a raggiungere ben 561,19 GreenPoints, ovvero 185 in più rispetto all’anno scorso. Un risultato eccellente, dovuto in larga parte all’adozione di misure specifiche volte a creare un minor impatto ambientale: l’energia solare e la cucina vegana. “Un sogno che si è avverato” per le due fondatrici della Muse, Suzy Amis Cameron e sua sorella Rebecca.

Nell’edificio scolastico, tutto – dalle luci all’aria condizionata, dalla cucina al frigorifero e al freezer – è alimentato tramite energia solare e il menù della mensa è del tutto privo di prodotti animali e caseari.

Ma non è tutto: tra le ulteriori green policy della Muse vi sono anche la produzione a chilometro zero degli alimenti grazie alla coltivazione di orti scolastici, un programma di riciclo delle sostanze di scarto, l’illuminazione a led e un consumo dell’acqua di 1,89271 litri al minuto grazie a degli appositi filtri.

L’energia solare è subentrata nel 2015: come spiega il regista James Cameron sul sito della Muse, l’adozione del solare si è avuta con l’installazione di cinque Sun Flowers, dei pannelli solari a forma di girasole (alti 10 metri e larghi 5) capaci di coprire tra il 75% e il 90% del fabbisogno giornaliero energetico della struttura. In definitiva, un progetto completo che potrebbe già da ora essere preso a modello esemplare in tutto il mondo.

Vacanze vegan? Ecco 5 consigli (loVeg)

Viaggiare da vegani non è così difficile come si possa credere: certo se si gira in Europa carni e formaggi pregiati si trovano un po’ dovunque, ma non dimentichiamoci neanche l’abbondanza di leccornie quali prugne, pere, olive, pomodori secchi, tartufi, carciofi, e così via. Non è raro, peraltro, imbattersi in gelaterie che rivendono prodotti privi di derivati del latte. Così, anche se si viaggia in compagnia di onnivori, non è detto che le vostre vacanze vegan debbano risultare un incubo: basta organizzarsi come si deve.

Ricerche online

Si può cominciare cercando il sito HappyCow.com e scaricando la loro applicazione per individuare tutti i ristoranti, le panetterie, le gelaterie e i mercati vegani e vegetariani nelle proprie vicinanze. Cercate di scegliere locali vicini ai monumenti o ai musei che avete intenzione di visitare. E, dal momento che all’estero internet potrebbe non funzionare proprio alla perfezione, l’ideale sarebbe stendere un elenco in anticipo o, nel caso, stamparlo.

Attenzione alle compagnie aeree

Visto che nella maggior parte dei casi non c’è la possibilità di portarsi da mangiare sugli aerei, sarebbe bene scegliere delle compagnie aeree che prevedono dei menù veg nel servizio a bordo: generalmente, esso include un piatto di pasta con salsa marinara, un’insalata, un panino e una porzione di frutta fresca.

Parole e frasi chiave

A seconda del Paese per il quale si parte, è raccomandabile imparare le parole e le frasi più utili per non ritrovarsi in situazioni sconvenienti al ristorante: per dirne una, potrebbero servire accidentalmente al tavolo una portata con formaggio e uova, sicché sarebbe bene essere chiari fin dall’inizio. C’è, del resto, ancora grande confusione da parte dei ristoratori su quello che un piatto vegano dovrebbe includere, a tal punto che a volte si arriva a pensare che i vegani non mangino glutine e che, pertanto, la pasta non sia da contemplare nel menù a loro dedicato.

Merende

Per non arrivare affamati a pranzo o a cena, è consigliabile portare con sé delle barrette proteiche oppure della polvere di riso integrale o di canapa, da sciogliere nell’acqua per mettere a disposizione di vostro figlio una ‘ricarica energetica’ non appena ci sia necessità. Inoltre, non c’è da dimenticare che le proteine aiutano a dare sollievo ai muscoli sottoposti a sforzi durante la giornata.

Accessori in casa

Infine, abbiate l’accortezza di prenotare stanze o appartamenti dotati di cucina o almeno di un piccolo frigorifero. In questo modo, potrete conservare le vostre confezioni di latte di soia, la verdura fresca, gli hamburger vegani e quant’altro. Perché, parliamoci chiaramente, mangiare fuori è bello ma un piatto preparato in casa non ha prezzo.

Usa: apre il primo drive thru veg (loVeg)

La sfida salutista alle grandi catene di fast food come McDonald’s e Burger King arriva dalla California: Amy’s Kitchen, marchio di alimenti bio surgelati di San Francisco molto conosciuto in America, ha difatti dichiarato l’imminente inaugurazione del suo primo fast food con servizio drive thru, il tutto al 100% vegetariano.
Il format permetterà ai clienti di comprare le proprie pietanze senza scendere dalla macchina, rispettando la più diffusa delle tradizioni americane.

La sola e sostanziale differenza, perciò, è che il burger sarà ovviamente privo di carne. Un vero e proprio affronto per gli appassionati del Big Mac. Andy Berliner, co-fondatore e amministratore delegato dell’azienda, assicura che la differenza non sarà minimamente percepibile. Per di più, i menù proposti avranno anche dei prezzi più vantaggiosi: per pochi dollari, dunque, si potranno consumare – invece delle solite bevande gassate e delle patatine fritte – panini artigianali, sottaceti salati a chilometro zero, pomodori biologici e una salsa naturale preparata secondo una ricetta segreta.

Il ristorante offrirà anche burritos, pizze, formaggio, insalate e altri piatti di norma non contemplati dai fast food. Ma state certi che ogni singolo pezzo sarà rigorosamente vegano o vegetariano, raccolto in campi coltivati nelle vicinanze. La struttura, poi, avrà un orto sul tetto e pannelli solari, oltre a tavoli di legno e piatti e bicchieri riciclabili.

Berliner lancia così la sua sfida ai grandi nomi del junk food: il suo format, dice, si imporrà quale reale alternativa e si diffonderà a macchia d’olio nei prossimi anni, magari ponendosi anche come esempio da adottare altrove. “Una volta atratte le persone – scommette l’amministratore delegato di Amy’s Kitchen – finalmente avranno più cura di quello che mangiano”.