venerdì, 19 Aprile 2024

La Love Blogger

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Fosse per me passerei più tempo a fare l’amore che a scriverne. Ma, poi, qualcuno mi ha denominata La Love Blogger e da quel giorno faccio credere a tutti che io sia romantica a patto che tutti loro continuino a credere nell’amore.

Quello che gli uomini non dicono (LA LOVE BLOGGER)

Credit Photo: www.vanityfair.it

Quelle complicate siamo noi, le donne.
Quelle che parlano a metà e hanno già detto tutto. Quelle che dovresti aver capito cosa vogliono dire da come stanno in silenzio. Quelle da cui gli uomini, per una questione di difesa personale, hanno adottato strategie tipo: “Sì amore, quel vestito ti sta d’incanto”, ma lo immaginano indossato da Belén.

Ad ogni modo con la parola uomo – prova a cercare sul dizionario, giuro – si fa riferimento ad un essere umano fatto di una materia semplice e di elementi pensanti basici, dotato di una peculiarità inconfondibile: non c’è niente al mondo che una donna non riesca ad estrapolargli dalla bocca. E, amiche credetemi, nel momento in cui ha parlato ha detto tutto quello che intendeva dire, davvero. Inutile fare l’analisi logica, grammaticale e sentimentale delle sue parole: ha parlato.

Ma quando non parla, invece, cosa intende dire?

Sarò breve e andrò dritta al punto, proprio come un uomo.

Ti voglio portare a letto

Merita la pole position e non per discriminare il genere, ma perché è vero.
Quando una donna fa colpo su un uomo questo, poi, se la vuole portare a letto a tutti i costi. Diventa un chiodo fisso nella sua testa, una musica ritmica a intervalli regolari, tipo: “sei bella – ti voglio portare a letto – con te sto bene – ti voglio portare a letto – sei intelligente – ti voglio portare a letto – domani pioverà – ti voglio portare a letto”. E così via.

Sì, sei ingrassata. E per fortuna

È che se lo dice nella migliore delle ipotesi ottiene una reazione simil catastrofe naturale fatta di insulti, di tu non mi capisci, di allora non ti piaccio più e sei pure un ruffiano. La verità è che la tua cellulite nemmeno la vede, ma le mani sui fianchi rotondi le posa volentieri. E adora mangiare con te.

PS: C’è poi la variante: “No, non ti vedo più magra. Per me sei sempre uguale”. Vale come per le doppie punte tagliate dal parrucchiere: non notano i cambiamenti drastici, fattene una ragione.

Non mi dispiace affatto che esci con le tue amiche

No. Gli fa piacere.
Cioè, per una sera può uscire con i suoi amici e non sentirsi in colpa per come lo guardi, oppure starsene indisturbato sul divano a bere fiumi di birra e guardare programmi che adora, e, secondo te, gli di-spia-ce? No.

Guardo ancora YouPorn

Sì. E dovresti farlo anche tu secondo lui. Cioè: che male c’è?
Non è che tu non gli basti, o che allora chissà da quali pensieri perversi viene assalito. Ma l’autoerotismo fa parte di quelle necessità fisiologiche, nonché appaganti come poco altro al mondo.

Non mi piace come sei vestita

E non capisce nemmeno perché per te non sia sufficiente un abbinamento maglia-pantalone o maglia-gonna o, al massimo, un vestito unico. Tutto il resto sono solo chiare complicazioni nello spogliarti, punto.

Ah. I tuoi rossetti: li odia tutti in realtà.

Guardo le altre donne

Sì, le guarda. Con molta probabilità pensa che la tua migliore amica sia una gran figa e di tutte le altre avrà trovato senz’altro qualcosa che gli piace. Funziona così, rassegnati: le belle ragazze vanno guardate, i bei seni vanno guardati, i bei fondoschiena vanno guardati anche loro.

Mia mamma cucina meglio di te

Apprezzo lo sforzo, sei stata gentile nel cucinare per me, ma domenica andiamo a pranzo da mia mamma?

Sono geloso

Solo gli stalker lo dichiarano. Un uomo ammette difficilmente di essere geloso perché significa mettere a nudo il proprio ego. Ma, soprattutto, perché il suo problema non è chi ti ha guardata, ma chi ti ha guardata nonostante tu sia con lui.

Bado ad ogni tua azione social

Ogni foto. Ogni post. Ogni canzone. Sì, anche ogni commento/attività effettuata sui social passa per la sua sorveglianza. Inutile che tu faccia in modo di catturare la sua attenzione: non gli sfugge niente.

Dove sei? Cosa stai facendo? Con chi?

No, non lo dice. Ma quando non rispondi al telefono, oppure quando litigate, anche lui si tartassa di domande. Esattamente le stesse che ti poni tu, è garantito.

Parli troppo

E non mi interessa di quello che ti ha raccontato la tua collega al lavoro.
In realtà preferisce tutti quei discorsi su di voi, sul vostro futuro e tutte quelle cose che lo fanno sentire al posto giusto, nel momento giusto e con la donna giusta: sta crescendo anche lui.

Come hai fatto a stare con quello lì?

È inutile, qualsiasi uomo venga prima o dopo di lui non sarà mai abbastanza per te.

Affermano, inoltre, di omettere anche cose come:

– Non ci voglio venire con te al concerto di Tiziano Ferro
– Il CD che mi hai fatto lo ascolto solo se in macchina ci sei anche tu (sono costretto)
– Albachiara (o qualsiasi altra canzone must) è la terza volta che la dedico ad una ragazza
– Non sopporto tua madre
– I film romantici piacciono anche a me (ma non capisco perché piangi già dal titolo)
– Non mi piace il tuo gatto
– La domenica pomeriggio sei single, c’è la partita
– La domenica pomeriggio non voglio venire a fare shopping con te, c’è troppo caos
– Se una cosa la sai fare meglio di me, allora fattela da sola
– Ti amo.

E magari non lo dice spesso, non lo dice sempre, non lo dice quando vorresti, ma ti ama. A modo suo.

Succede solo nei film (LA LOVE BLOGGER)

Credit Photo: nanopress

Sembra la scena di un film romantico ambientato nella Parigi degli anni ’20.
Nemmeno dovevi uscire quella sera, ma la tua amica ti ha supplicata di accompagnarla. Si sarebbe annoiata a morte senza il tuo supporto e – hai pensato – in fondo glielo devi. La sua compagnia, del resto, è una garanzia e così hai indossato uno dei tuoi migliori abiti al quale non hai dato nemmeno troppo peso e, impeccabile ma svogliata, ti sei ritrovata nel bel mezzo di un aperitivo a sorseggiare del vino bianco, frizzante, di quelli che regalano un gran mal di testa il giorno dopo, in piedi in mezzo a talmente tanta di quella gente che si scambia sorrisi convenevoli, ma a te non riesce: i tacchi, hai sbagliato scarpe, accidenti! E a quel punto un po’ te lo domandi chi te l’ha fatto fare. Insomma, cosa ci fai lì? In più, proprio stasera, ti sembra di avere tutti gli occhi puntati addosso.

Capita sempre così.
Perfino di Marilyn Monroe si dice che smise di essere davvero bella quando seppe di esserlo.
E non è così contorto come ragionamento perché – vedete – non c’è niente di più attraente di una donna che non si metta in mostra. Anzi, quasi cerchi di evitarli tutti quegli sguardi perché, fosse stato per te, quella sera avresti occupato il posto in prima fila sul divano di casa e, avvolta tra il pigiamone e il plaid in pile, saresti rimasta volentieri a guardare un film. Uno di quelli d’amore magari, che di questi periodi sembra essere una cosa così remota nel tempo. L’ironia della sorte vuole che, come per la bellezza, anche l’amore non richiede vetrine o lunghe passerelle stile red carpet sulle quali lasciare infinite scie di ossitocina nella speranza che qualcuno le raccolga. Quello mica ti avverte: arriva quando arriva. Arriva tra un bicchiere di vino bianco frizzante e una fetta di torta di chissà chi. Arriva dalla folla. Dalla troppa gente che non conosci spuntano due occhi che ti sembrano dire: “Io e te abbiamo qualcosa da dirci”. E forse qualcosa ve lo siete appena detti.

È folle pensare di riconoscersi in mezzo a tutta questa gente, solitamente sono cose che accadono nei film. In quelli romantici e strappalacrime che sono al limite tra il reale e il fantascientifico. Un genere che bisognerebbe collocare tra i thriller e i film d’animazione, pensi, perché un po’ te l’hanno messa in subbuglio la vita. Comunque basta, non è nemmeno della tua stessa città, lo senti dall’accento.

Ma i giorni passano e tu non puoi fare a meno di pensarci.
Adesso, fosse un film, lui dovrebbe lasciare tutto quello che sta facendo e correre da te. Dovrebbe fare qualsiasi cosa pur di rintracciare il tuo numero e chiamarti da una cabina del centro per dirti: “Ciao, non ho mai smesso di pensarti”. E, perché no, potrebbe inventarsi che quel giorno ha la febbre, o un mal di testa lancinante e non andare al lavoro per venire a cercare te che, in fondo, chi cerca trova, anche se la città è grande. Che se ti trova e ti viene a bussare alla porta come Hugh Grant in Love Actually allora forse, e dico forse, inizi a capire perché al mondo tutti fanno leva su ‘sto romanticismo. Lo propinano anche sui cartelloni pubblicitari perché lascia il segno, dicono, ma a te sembra che possa essere più facile colpire la base segreta della NASA, a dirla tutta.

Il punto è che nei film ci sono cose che devono succedere per forza.
Un esempio lampante è il protagonista di un giallo che sai per certo non morirà fino alla fine del film, altrimenti la storia non potrebbe proseguire. O il fatto che la storia in questione, tutta, deve rientrare nei 90” di pellicola. Quello che accade nella realtà, invece, è che la nostra vita deve intrecciarsi con quella di un’altra persona al di là delle sensazioni provate. Ci si può scegliere inciampando in due occhi sconosciuti, si può essere perseguitati da un profumo e, proprio come nei film, infatuarsi attraverso un gioco di sguardi sullo sfondo di un party al quale ti sembrava stessi partecipando al di fuori fino a prima. Ma ricorda:

“Quella cosa che ci fa avere gli stessi bisogni, le stesse priorità, la stessa disponibilità si chiama tempo. Il mio e il tuo. E se coincide si chiama fortuna, non amore. L’amore sta in mezzo, paziente, che aspetta”.

Cosa ci spinge a tornare da un ex? (LA LOVE BLOGGER)

Credit Photo: pierpaolocorso

Lo abbiamo fatto tutti.
Tornare a buttarsi tra le braccia del proprio ex è un male comune.
Tipo la fetta di pane e Nutella delle due di notte quando sei a dieta e, quindi, lo fai anche lontano da occhi indiscreti. Cedi alla tentazione sebbene tu sia perfettamente consapevole che si tratti di quel genere di piacere che, dopo, ti lascia solo un grande senso di colpa. E allora perché lo facciamo?

La colpa deve essere del tempo che non fa il suo dovere.
Sono passati tanti anni e, in fondo, gli vuoi bene: chi ti conosce meglio di lui? E poi rivedendolo ti sei accorta di quanto si sia fatto carino, quando stavate assieme non era mica così.
Insomma, smettila. Ti piaceva anche prima, fin quando ti è piaciuto. Ti conosce bene, sì, può essere vero. Ma pur conoscendoti da qualche parte deve aver toppato se è diventato un ex. E visto che le persone non cambiano, non appena ti passa lo sprint iniziale dato dalla tentazione della famosa fetta di pane e Nutella, sarai pronta a rinfacciargliele una ad una le cose che ti ha fatto. E a dirla tutta, per quel che mi riguarda, nel momento in cui si cerca il proprio ex in realtà non si sta cercando una storia, ma una scusa. Tornare a bussare alla porta del proprio passato significa non avere il coraggio di affrontare il futuro. Significa non aver acquisito la tenacia sufficiente a rimettersi in gioco, che se poi magari ci soffri ancora? Manca la volontà di fidarsi nuovamente di qualcuno che senz’altro ci volterà le spalle alla prima occasione lasciandoci cadere, ancora, ancora una volta da sole a tentare di rialzarci.

Sono questi i momenti in cui l’ex è perfetto.
Un po’ già ti aspetti quello che sarà. Ma soprattutto sai per certo quello che non sarà mai. E quindi ti senti in una posizione di vantaggio. Poi metti che era anche bravo a letto non corri nemmeno il rischio di trovarti in una camera a pregare tra te e te che finisca in fretta quell’agonia. Infine se era pure simpatico.. Ma sì, un’altra possibilità gliela si può dare.

C’è una linea sottile tra l’amore e il bisogno.
Si chiama solitudine.

Si chiama solitudine anche il nostro ex.
In realtà il nostro ex ha tanti nomi: paura, abitudine, incertezza.. Ma non amore.
È solo che resta sempre la strada più semplice da seguire, ecco perché quando proprio non accade nulla di nuovo in grado di emozionarci ancora, invece di domandarci il perché cerchiamo conforto in un’emozione vecchia. Ma sappi che funziona esattamente come quando riapri un vecchio scatolone: vieni sopraffatta dai ricordi, ci trovi dentro qualche pezzo rotto , ti ritrovi di fronte ad una te che era così diversa e che, forse, nemmeno ti piace più.

Ma le persone non sono come un vecchio vestito che hai ritrovato in fondo allo scatolone e allora: lo guardi con nostalgia, ti domandi come facevi ad indossarlo, lo riprovi per gioco e scopri che ormai ti sta pure stretto.

Ognuno ha l’amore che si merita (LA LOVE BLOGGER)

Credit Photo: biancalba.com

A parlare d’amore si corre sempre un certo rischio.
Il più grande tra tutti è quello di confondere il motivo per cui hai iniziato. Ma anche quello che gli altri fraintendano dove vuoi arrivare non è da meno. In quanto agli altri ci ho fatto il callo, io parlo d’amore tutti i giorni. In quanto a me, invece, mi è toccato sbatterci la testa contro. Più e più volte.

Deve essere andata così. Un po’ come per le credenze popolari.
Uguale alla storia che se ti siedi nella parte in cui il tavolo fa angolo allora non ti sposi. Senz’altro qualcuno, allo stesso modo, millenni fa deve aver messo in giro ‘sta storia che l’amore è l’altro. E così sono secoli – buttati – in cui cerchiamo disperatamente quest’altro. Quello che ci completi. Quello senza il quale la nostra vita non sarebbe più la stessa e non deve esserlo se non c’è lui. O lei. O, insomma, lo facciamo tutti: ci aggrappiamo all’altro, lo stringiamo forte tra le nostre mani e badiamo bene di non mollare la presa che se no lo perdiamo. In realtà quello che stiamo facendo è riversare nell’altro tutta la nostra forza. Che se, sfiga vuole, un giorno siamo costretti ad aprirle quelle mani, ci rendiamo conto che non stavamo stringendo proprio niente. O meglio: niente di quello che avremmo voluto. Ma eravamo troppo impegnati a non perderlo per accorgercene.

L’ostinazione non è sinonimo d’amore. Né fa rima con coraggio.
L’essere umano è una macchina perfetta. E sorprenderà sapere che, se solo potessimo, noi non faremmo nulla tutto il giorno. Niente. Niente che comprometta un dispendio di energie. L’essere umano è abitudinario per antonomasia e chiedetegli tutto ma non di cambiare il suo canale tivù preferito, nemmeno mentre non lo sta guardando: è il suo canale tivù preferito e la televisione resta accesa lì, punto. Figuratevi se siamo bravi, allora, a tirarci fuori da storie che non ci piacciono e che fino a ieri erano tutto. Impossibile. E allora è colpa sua. Non fa abbastanza. È cambiato. È colpa dell’altro. Nel gergo comune tutto questo è traducibile in un banalissimo: non lo voglio ma non lo so accettare. Non posso. Significherebbe, a quel punto, ammettere che in questo puzzle perfetto che la mia mente aveva costruito manca un pezzo. Manco io.

A te la scelta. Io la mia l’ho fatta tempo fa.

“Ognuno ha l’amore che si merita”

Così mi è stato detto quando tentavo di riversare la colpa su di lui se il mio amore mi faceva più rabbia che bene. E così dico io oggi a tutti coloro che cercano l’amore altrove, senza per questo cercarlo prima in se stessi.