venerdì, 29 Marzo 2024

Lady A

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C'è una pillola per dimagrire, una per dormire, una per ringiovanire. E poi una per fare l'amore: quella pillola è Lady A. Perché all'amore servono consigli, così come alle persone serve fare l'amore.

Bastano dieci minuti (LADY A)

Abbiamo un pregiudizio nei confronti dei “dieci minuti“. Li snobbiamo per paura che non bastino, ma in realtà possono durare a sufficienza. Q.b. come lo zucchero a velo nella ricetta del ciambellone. 600 lunghi e dolci secondi. Perché insomma, in dieci minuti ci si può piastrare i capelli, si possono ritrovare le chiavi di casa perse la sera prima, si può fare un parcheggio in retromarcia in una manciata di manovre, come piace a noi donne. In dieci minuti si può fare l’amore. Quello perfetto, quello che basta e avanza, se lo sai fare.

Secondo gli esperti della Society for Sex Therapy and Reserch statunitense, è proprio questa la durata ideale per un rapporto intimo. Wait, wait: coccole escluse. Un’equipe di cinquanta studiosi ha preso in esame, negli ultimi anni, le prestazioni sessuali di centinaia di coppie, che avevano lamentato problemi circa la durata dei loro rapporti. Ma gli scienziati sono riusciti a dimostrare come il picco della passione ci sia proprio nei primi dieci minuti del coito. Non un minuto di più: dopo potrebbe verificarsi l’effetto “ora di greco al liceo classico”. Dunque, un sapiente utilizzo di questi dieci minuti, potrà farvi rasentare la perfezione scientifica a letto: ché alla fine scorrono in fretta, ma non vuol dire che siano pochi. Dieci minuti tra le lenzuola non volano mica come dieci minuti in attesa del proprio turno alla posta.

Così per il sesso perfetto bastano dieci minuti, ma per il resto non basta una vita. Per quello ci vogliono somme infinite di dieci minuti. Ma a me più della perfezione piace la realtà: e allora non voglio il sesso perfetto, voglio l’amore vero, reale, quello che come viene viene, ma sempre benissimo. Quello che mica inizia al “minuto uno” e finisce al “minuto dieci”: piuttosto inizia quando apro gli occhi e finisce quando li chiudo. Ammesso che non me li faccia riaprire.

Ma già ci vedo tutti lì, a cronometrare l’incronometrabile.

Chi non lavora non fa l’amore. Sì, ma al contrario (LADY A)

Chi non lavora non fa l’amore“. Era così, oggi non più. O quasi. In questo mondo in cui la Nutella non fa dimagrire, David Gandy non mi chiede di uscire, le Louis Vitton non costano poco e i miei capelli non si pettinano neanche a rastrellate, insomma, in questo mondo in cui tutto gira al contrario anche questo proverbio deve capovolgersi. “Chi non fa l’amore lavora, ma non come chi lo fa“, c’è da dire. E no, non lo dimostra una ragazzetta uterina qualunque come me, ma una ricerca britannica. Spero non condotta da una ragazzetta uterina britannica laureata. Insomma, chi ha più successo con l’altro sesso, è vincente anche nel lavoro. Gli individui più realizzati sul fronte privato, lo sono anche in termini lavorativi. Lo studio ha preso in esame 7500 cittadini greci ed evidenzia come coloro che reagiscono alla crisi economica intensificando i piaceri privati, se la cavano meglio degli altri, che invece vanno in bianco o, se proprio gli va bene, in celestino. Lo studio non è in grado di stabilire quale sia il legame tra tanto sesso e buon guadagno e dunque è legittimo chiedersi: è nato prima l’uovo o la gallina? L’amore all night long o il 4,5% in più sulla busta paga? Non è lecito sapere, ma l’importante è che ci sia un collegamento. Perché insomma, sesso e salario, insieme, a bomba, rasentano la felicità.

E ne è convinto anche Maslow, che con la sua Teoria del Bisogno, ha idealizzato la piramide dei bisogni dell’uomo, in grado di garantirgli la felicità. E indovinate un po’? Al vertice troviamo le relazioni personali, anche da svestiti, e la realizzazione professionale. Chi l’avrebbe mai detto. Personalmente ci avrei aggiunto solo un buono shopping illimitato da Zara. Così cari mariti esausti, se volete la promozione dovete guadagnarvela a suon di missionario.

Stop allo zapping, via all’amore.

Quello che le donne non dicono (LADY A)

Hai ragione”, “mi vedo magra”, “simpatica la tua amica”: secondo la leggenda, nessuna donna ha mai pronunciato una di queste frasi a un uomo. Il suo uomo. Perché si sa, diciamo tante cose, ma mai quelle che il nostro lui vuole sentirsi dire. Perché quello che le donne non dicono, lo urlano, lo rinfacciano, se lo legano al dito. O perché quello che non diciamo, in alcuni casi, probabilmente non può essere detto. Per ripicca, spesso, perché vorremmo iniziaste voi a parlare dell’argomento tabù, una volta tanto. Per fare le misteriose, perché ce ne vergogniamo, perché ci fa ancora soffrire, perché faremmo soffrire voi e il vostro ego smisurato.

Quindi no, cari mariti, compagni, amanti, amici, non vi diremo con quante persone siamo state a letto. Saremo sempre lì, noi donne, a far finta di contare sulle dita di una mano, ma nessuno, eccetto il nostro ippocampo, saprà mai con precisione certosina il numero di partner con cui abbiamo condiviso l’intimità. Perché è passato, perché i motivi sono tanti, perché i ricordi a volte fanno male e rovinano il presente.

Non vi parleremo delle nostre esperienze sessuali, perché si chiama intimità e beh, se non siamo Nina Moric, deve restare tale per definizione. Ogni esperienza è diversa e ci segna, ci insegna, ci aiuta a comprendere cosa ci piace, cosa no. Aiutateci anche voi, senza stare lì a giudicare il nostro grado di esperienza.
Non vi confronteremo con i nostri ex, solo perché sapere che lo usate meglio vi farà dormire bene stanotte. Così come non vi diremo se a letto siete bravi o no: insomma, cari, si vede.
Non vi diremo che vi odiamo quando guardate le altre, perché dirvelo non eliminerà l’istinto muscolare che si aziona al passaggio di ogni quarta coppa B. Faremo semplicemente esplodere un terzo conflitto mondiale se superate la torsione della bambina dell’esorcista. Ma con discrezione.
Non vi diremo che non sopportiamo nessun essere di sesso femminile che vi si avvicini nel raggio di cinque metri. E non è misoginia, è proprio che non si devono avvicinare se ci tengono alla giugulare. Ma noi saremo sempre lì, con un sorriso falsissimo stampato sul viso, a dirvi tra i denti “non sono gelosa, nessun problema”, dandovi così solo il tempo materiale per scappare.

Non vi diremo che sarebbe meglio se vi ingozzaste come tacchini adesso, perché no, noi non cucineremo mai come la vostra mamma ed è meglio che siate preparati ad anni di tentativi ed esperimenti, per la maggior parte non riusciti.
Non vi racconteremo le storie che ci hanno fatto soffrire, perché siamo lì con voi e non c’è posto per nessun altro in quel momento, neanche per i ricordi.
Non elencheremo cosa non ci piace di voi, perché siamo così innamorate che ci piace tutto. E anche perché c’è tempo per rinfacciarvi ogni cosa: a cosa serve il matrimonio, se no?
Non vi diremo se abbiamo raggiunto l’orgasmo o se abbiamo provato i vocalizzi per la prima a La Scala, ubicata di solito nella nostra cabina doccia. E non ve lo diremo perché ci piace che restiate lì a crogiolarvi nel dubbio. Perché magari ogni volta avete un motivo per impegnarvi un po’ di più.

Non vi diremo tante cose, ma l’elenco del detto resterà insuperabile. Perché alla fine, quello che le donne non dicono, l’hanno già fatto. Così cari mariti, compagni, amanti, amici, un consiglio: preoccupatevi di quello che le donne non dicono, prima di lamentarvi dell’infinita mole di quello che dicono.

Il vero cavaliere fa finire prima te (LADY A)

Ok, finito. Ti è piaciuto?“. No, non mi è piaciuto se non ho finito anch’io, l’avrebbe capito anche Flavia Vento sotto metadone. E se non lo dicono, invece, lo fanno. La maggior parte dei sapiens sapiens con cui condividiamo l’intimità agisce tra le lenzuola per il puro soddisfacimento personale, con atteggiamenti che ricordano tanto quelli di conigli in calore. E beh, una volta finito, “grazie e alla prossima puntata”. Fino a quando siamo noi a non voler più guardare quella noiosa serie TV.

Poi, ecco una cometa nella notte. Come un unicorno, come la taglia perfetta del bikini che ti piace, come una cinquanta euro trovata nella giacca della scorsa stagione, arriva lui, l’orgasmo. E a portarlo è un cavaliere, il principe azzurro che avevamo sempre sognato. Perché è così che ci appare dopo che ci ha regalato una fantastica esperienza sensoriale in camera da letto. Azzurro e perfetto. Anche se è piagnucolone e lamentoso come tutti gli altri. Lui avrà sempre quella marcia in più, quell’evidenziatore sul fattore Y che lo rende ineguagliabile ai nostri occhi. Sì, ai nostri “occhi”…

Perché ci siamo evolute. Siamo donne ambiziose, in carriera, sicure di quello che siamo e di ciò che meritiamo. Non siamo più le principesse che aspettano di essere salvate. Ma torniamo inesorabilmente tali in un unico posto: tra le lenzuola. Ed è lì che ci aspettiamo tutte le attenzioni del mondo, tutte le premure, le carinerie e il galateo, mischiati a una dose considerevole di passione. E così vi classifichiamo: siete veri cavalieri se fate finire prima noi. Che sia per sfida, per curiosità o perché galanti lo siete davvero. E non è infinitamente meglio dedicare del tempo a una cosa che piaccia a entrambi? Tanto per tutto ciò che non sia quello che vogliamo, di tempo non ne spendiamo neanche un po’.

La conclusione, dunque, cari amici, è solo una:

non mazzi di fiori, ma orgasmi.

Perché i pro che vi distanziano da quelli di un vibratore, sono sempre meno.