Cosa viene in mente quando si pensa alla Sicilia? Probabilmente il mare bellissimo, il buon cibo, i cannoli e l’odore degli agrumi. I limoni, in mandarini e gli aranci siciliani, infatti, sono famosi e ricercati in tutto il mondo. Peccato, però, che quelle che provengono dall’isola più grande d’Italia non sono buone notizie. Stando a quanto riportato dai dati dell’Istat, ripresi da Coldiretti, in Sicilia, negli ultimi 15 anni, il numero di limoni si è ridotto del 50%, quello degli aranci del 31% e quello dei mandarini del 18%. In poche parole, sono spariti circa 1/3 dei terreni.
Il motivo di questi dati? Innanzitutto la crisi ha costretto molti contadini ad abbandonare alberi e terreni. Anche i compensi non sono stati d’aiuto, basti pensare che nel 2016 le industrie di lavorazione hanno pagato le arance ai coltivatori solo dai 10 centesimi al kg per arrivare ad un massimo di 40 centesimi. Un prezzo bassissimo, dettato anche da fatto che quest’anno, a causa del clima asciutto e di un virus che ha attaccato le piante, le dimensioni dei frutti si sono ridotte.
Al posto degli alberi di agrumi si trovano ora distese di cemento, parchi eoloci e fotovoltaici e campi abbandonati. A peggiorare la situazione ci si mette anche la concorrenza estera: Spagna, Turchia, Tunisia e Marocco godono di costi di produzione bassissimi che li privilegiano sul mercato.
All’allarme c’è una pronta risposta siciliana: “Stiamo lavorando per collegare sempre più strettamente le produzioni ai nostri territori valorizzando le produzioni di eccellenza, cioè i prodotti Igp, quelli Dop, le coltivazioni biologiche che rappresentano ormai il 40% del totale. Vogliamo puntare sul brand degli agrumi di Sicilia. C’è l’arancia rossa, quella di Ribera, il limone di Siracusa, il limone Interdonato di Messina, il mandarino tardivo di Ciaculli, il limone dell’Etna. Ogni frutto una storia, una peculiarità, un metodo di coltivazione, un paesaggio” spiega Federica Argentati, presidente del distretto Agrumi di Sicilia. Insomma, la soluzione alberga nella qualità.