sabato, 13 Dicembre 2025

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Coraline: la vera storia della bambina senza occhi – Special Halloween

In occasione di Halloween, non possiamo non parlare di storie delle terrore, meglio se sono vere no? Cosa c’entra Coraline?

Ricorrono i sedici anni dalla prima e per l’occasione il film è tornato nelle sale per una proiezione speciale in 2D e 3D, in una finestra limitata dal 31 ottobre al 3 novembre 2025.

Ma sapete che dietro questo film così carino e simpatico si cela un’inquietante storia vera?

Coraline e la porta magica

Nel film Coraline è una ragazzina che si è appena trasferita con i genitori nella residenza di Pink Palace, dove fa conoscenza degli strambi vicini.

All’interno della casa scopre una piccola porta. Implora la madre di aprirla ma dietro c’è solo un muro.

Eppure strane cose succedono quando la ragazzina si addormenta.

Coraline è stato il primo film in stop motion girato interamente in 3D stereoscopico. Ogni fotogramma è stato realizzato due volte, una per ogni “occhio”, per creare la profondità tridimensionale reale, non simulata digitalmente.

Gli abiti dei personaggi sono realmente cuciti a mano in miniatura.
Per esempio, il maglione a righe di Coraline è stato lavorato a maglia con ferri sottilissimi grandi come un capello umano da un’artigiana di nome Althea Crome.

Il film non è digitale: tutto ciò che si vede, dalla casa al giardino, fino alle ragnatele della “Altra Madre”, è stato costruito fisicamente in scala ridotta.
In totale furono creati quasi 150 set diversi e puppet animati per più di 30 personaggi.

A proposito del Pink Palace, a New York c’è un edificio molto simile. Esiste infatti una casa vittoriana di colore rosa, in stato di abbandono, che ha attirato l’attenzione di esploratori urbani e blog di architettura proprio per la sua forte somiglianza estetica.

La bambina con i bottoni al posto degli occhi

Neil Gaiman raccontò che da ragazzino viveva nella periferia di Hampshire. Fra i suoi vicini c’erano un’anziana signora e sua nipote. Nessuno però li vedeva mai in giro, specialmente la nipote.

Tutti sapevano la loro sfortunata storia: la casa dei genitori della bambina andò a fuoco e la nonna si gettò tra le fiamme per cercare di salvare almeno la nipote. I genitori persero la vita e la nonna prese la nipotina e la portò a vivere in casa sua. In giro dicevano che era una strega, perché le fiamme l’avevano lasciata illesa.

Comunque nessuno poteva entrare in casa loro e lei vietata alla nipotina di uscire. Nella casa tuttavia si udivano le risate di una bambina. Le teorie erano diverse. La bimba era sfigurata? O era impazzita a causa dell’incendio?

Una notte di Halloween, Gaiman e i suoi amici, si sfidarono a vicenda ad avvicinarsi alla casa e guardare dentro.

In realtà ciò che videro li lasciò perplessi: oggetti antichi, una stanza da letto ed una culla. Scoprirono che una porta era aperta, si intrufolarono nella stanza e scoprirono che c’era un neonato carbonizzato nella culla…con dei bottoni cuciti al posto degli occhi.

Non sappiamo quanto sia attendibile la storia, perché in un’intervista Gaiman ha sostenuto che l’idea del film gli venne da un sogno in cui un’altra madre cercava di portalo via.

E voi cosa ne pensate?

La misteriosa luce di Jack O’Lantern e la nascita di Halloween

C’è una figura che, più di ogni altra, illumina la notte di Halloween: Jack O’Lantern, la lanterna dal sorriso tagliente e dallo sguardo inquietante che veglia sui davanzali di case e giardini. Ma chi è davvero Jack? Da dove nasce la sua leggenda, e perché una semplice zucca è diventata il simbolo universale della festa più spettrale dell’anno?


Dietro quel volto arancione che scintilla nel buio si nasconde una storia antica, fatta di inganni, spiriti erranti e antiche credenze celtiche. È un racconto che parla di paura, ingegno e metamorfosi culturale: dal folklore irlandese alle celebrazioni americane, fino alle moderne notti di Halloween.
Scopriamo insieme le origini, le curiosità e i segreti di questa icona senza tempo che continua, secolo dopo secolo, ad accendere la magia, e un pizzico di mistero, dell’autunno.

Jack O’Lantern e Samhain

La storia della Samhain, festa celtica che segnava la fine dell’estate e l’inizio dell’inverno, ci introduce perfettamente al curioso percorso che ha portato alla lanterna-zucca di Halloween.

Durante Samhain, si credeva che la barriera tra il mondo dei vivi e quello dei morti fosse sottile.

In questo contesto folklorico emerge la leggenda di Stingy Jack (Jack O’ Lantern): secondo la tradizione irlandese, Jack riuscì a ingannare il diavolo più volte, ottenne la promessa che il suo spirito non sarebbe stato preso dall’inferno, ma quando morì né il paradiso lo accolse.

Condannato a vagare per sempre con una brace ardente in mano, riposta dentro un vegetale scavato, Jack divenne il fantasma della “lanterna”.

Dal navone alla zucca: evoluzione della lanterna

In origine, nelle campagne irlandesi e scozzesi, venivano scavate rape o rutabaga e intagliate con volti inquietanti: dentro vi veniva collocata una candela o brace per illuminare la notte di Samhain e allontanare spiriti maligni.
Con l’emigrazione irlandese negli Stati Uniti nel XIX secolo, la zucca – più grande e facilmente reperibile – prese il posto delle verdure tradizionali. Da quel momento la “jack-o-lantern” divenne simbolo della festa del 31 ottobre.

Curiosità e significati moderni

  • Il termine “jack-o-lantern” ha origini ancora più antiche: nella Inghilterra del Seicento indicava una luce notturna o un uomo con lanterna, legato al fenomeno del fuoco folletto (“will-o’-the-wisp”).
  • Oggi intagliare zucche è un’attività sociale e creativa: dai volti sorridenti ai soggetti elaborati, la tradizione è diventata simbolo di unione e divertimento legato all’autunno.
  • Per chi partecipa alla festa, la jack-o-lantern non è solo decorazione ma anche un amuleto moderno: una lanterna che scaccia l’oscurità e invita all’accoglienza del nuovo, del misterioso, del gioco.
  • Un piccolo dettaglio: sebbene oggi sia strettamente legata a Halloween, la pratica di scolpire vegetali illuminati era inizialmente connessa più largamente alla stagione del raccolto e al mutamento delle stagioni.

Dalla mitica figura di Stingy Jack, dalle rape scavate alla grande zucca arancione, la storia della jack-o-lantern è un perfetto esempio di come miti antichi, migrazioni, adattamenti culturali e scelta del «materiale» giusto (quella zucca perfetta) possano trasformarsi in simboli familiari.

Quando poserai la tua lanterna illuminata sul davanzale, ricorda che stai partecipando a una tradizione lunga secoli: una lanterna che allontanava l’ombra, portava luce e, in fondo, giocava con la paura per farci sorridere.

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Luce e oscurità: sbarca il mondo visionario di Tim Burton a Firenze

Segnatevi queste date: alla fine di ottobre 2025, Tim Burton a Firenze con il suo universo dove mostri gentili, carillon inquietanti e sogni in bianco e nero dialogano con la luce. È la nuova mostra del regista e artista americano intitolata “Tim Burton: Light and Darkness”, e ospitata alla XV Florence Biennale presso la storica location della Fortezza da Basso di Firenze (18-26 ottobre)

Il visionario mondo di Tim Burton a Firenze

Il tema della Biennale di quest’anno, “The Sublime Essence of Light and Darkness. Concepts of Dualism and Unity in Contemporary Art and Design”, diventa per Burton una vera e propria mappa visiva: la luce non è solo una meta, l’ombra non è solo paura. Le sale della mostra creano un percorso immersivo: disegni, taccuini personali, sculture in resina e installazioni luminose che mostrano l’incontro tra ironia e malinconia, sogno e incubo.

Un set da film… in città

In un momento davvero suggestivo, Burton ha visitato i sotterranei della Fortezza da Basso, ex carceri, e ha commentato che «sembrerebbe il set perfetto di un mio prossimo film». Questa dichiarazione rende evidente quanto la città, la location e l’atmosfera siano parte integrante dell’esperienza: non solo vedere opere, ma entrare in un “mondo Burtoniano” situato tra le mura di Firenze.

Se sei appassionato di cinema, arte contemporanea o semplicemente hai voglia di uscire dai soliti cliché, questa mostra è un’occasione unica: più di cinquanta opere, alcune inedite, dislocate in cinque ambienti progettati dallo stesso artista in dialogo con il tema della Biennale. E se ami lo stile inconfondibile di Burton, tra figure sottili, silenzi evocativi, humour nero e meraviglia, Firenze a ottobre diventa un’esperienza da vivere.

La magia di Tim Burton

In fondo, la magia della mostra sta proprio qui: riuscire a farci sorridere davanti a scheletri stilizzati, a farci riflettere davanti a un carillon inquietante, a farci sentire a nostro agio nella penombra. Come Burton ha sempre insegnato, i mostri non sono necessariamente da temere: a volte sono solo compagni di viaggio in un sogno che non vuole svegliarsi. E Firenze, per una settimana, sarà il luogo giusto per fare quel sogno.

La donna della cabina numero 10: il thriller Netflix che gioca con la mente

C’è qualcosa di ipnotico in La donna della cabina numero 10, il nuovo thriller di Netflix diretto da Simon Stone e tratto dal romanzo di Ruth Ware. Uscito il 10 ottobre 2025, il film riporta sullo schermo una magnetica Keira Knightley in una storia che mescola paranoia, mistero e claustrofobia, sospesa tra il lusso di una crociera e l’angoscia di un segreto che nessuno vuole vedere.

La donna della cabina numero 10: un grido nell’oceano che nessuno sente

Laura “Lo” Blacklock, giornalista brillante ma tormentata, accetta un incarico all’apparenza rilassante: seguire la crociera inaugurale dell’Aurora, uno yacht esclusivo diretto ai fiordi norvegesi. L’eleganza dei saloni, le cene di gala e la calma del mare sembrano la cura perfetta per dimenticare un passato doloroso. Fino a quella notte. Dal vetro della sua cabina, Laura assiste a una scena che la gela: una donna che cade in acqua, forse spinta, dalla cabina accanto alla sua. Ma quando dà l’allarme, tutti le assicurano che nessuno manca all’appello. La cabina numero 10, dicono, è vuota.

Da quel momento, il film si trasforma in una danza tra realtà e illusione. Lo spettatore, come la protagonista, inizia a dubitare di tutto: dei ricordi, delle percezioni, perfino della propria sanità mentale. Ogni volto sull’Aurora diventa una possibile minaccia, ogni conversazione un indizio sfuggente.

Un cast di sguardi e sospetti

Keira Knightley regge il film con una performance intensa e trattenuta, perfettamente bilanciata tra fragilità e determinazione. Attorno a lei si muovono figure ambigue interpretate da Guy Pearce, Kaya Scodelario, Hannah Waddingham, Gugu Mbatha-Raw e David Ajala: tutti impeccabili, eleganti e un po’ troppo perfetti per non destare sospetto.

Lusso e isolamento: la doppia faccia della nave

La fotografia di La donna della cabina numero 10 è una delle sue carte vincenti. Lo yacht, simbolo di ricchezza e comfort, diventa progressivamente una prigione dorata. I corridoi lucidi si trasformano in labirinti, le finestre riflettono più paura che luce e ogni rumore ovattato alimenta l’ansia crescente. Il regista Simon Stone costruisce una tensione che non esplode mai davvero, ma resta lì, in sospeso, come un nodo alla gola.

Tra paranoia e verità

Pur con qualche difetto di ritmo e alcuni colpi di scena prevedibili, il film conquista per la sua capacità di toccare un tema attualissimo: la voce di una donna che denuncia qualcosa di terribile e viene messa in dubbio da tutti. È qui che La donna della cabina numero 10 trova la sua vera forza, non tanto nel mistero da risolvere, quanto nella sensazione inquietante che, a volte, la realtà sia proprio quella che nessuno vuole credere.