venerdì, 5 Dicembre 2025

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La misteriosa luce di Jack O’Lantern e la nascita di Halloween

C’è una figura che, più di ogni altra, illumina la notte di Halloween: Jack O’Lantern, la lanterna dal sorriso tagliente e dallo sguardo inquietante che veglia sui davanzali di case e giardini. Ma chi è davvero Jack? Da dove nasce la sua leggenda, e perché una semplice zucca è diventata il simbolo universale della festa più spettrale dell’anno?


Dietro quel volto arancione che scintilla nel buio si nasconde una storia antica, fatta di inganni, spiriti erranti e antiche credenze celtiche. È un racconto che parla di paura, ingegno e metamorfosi culturale: dal folklore irlandese alle celebrazioni americane, fino alle moderne notti di Halloween.
Scopriamo insieme le origini, le curiosità e i segreti di questa icona senza tempo che continua, secolo dopo secolo, ad accendere la magia, e un pizzico di mistero, dell’autunno.

Jack O’Lantern e Samhain

La storia della Samhain, festa celtica che segnava la fine dell’estate e l’inizio dell’inverno, ci introduce perfettamente al curioso percorso che ha portato alla lanterna-zucca di Halloween.

Durante Samhain, si credeva che la barriera tra il mondo dei vivi e quello dei morti fosse sottile.

In questo contesto folklorico emerge la leggenda di Stingy Jack (Jack O’ Lantern): secondo la tradizione irlandese, Jack riuscì a ingannare il diavolo più volte, ottenne la promessa che il suo spirito non sarebbe stato preso dall’inferno, ma quando morì né il paradiso lo accolse.

Condannato a vagare per sempre con una brace ardente in mano, riposta dentro un vegetale scavato, Jack divenne il fantasma della “lanterna”.

Dal navone alla zucca: evoluzione della lanterna

In origine, nelle campagne irlandesi e scozzesi, venivano scavate rape o rutabaga e intagliate con volti inquietanti: dentro vi veniva collocata una candela o brace per illuminare la notte di Samhain e allontanare spiriti maligni.
Con l’emigrazione irlandese negli Stati Uniti nel XIX secolo, la zucca – più grande e facilmente reperibile – prese il posto delle verdure tradizionali. Da quel momento la “jack-o-lantern” divenne simbolo della festa del 31 ottobre.

Curiosità e significati moderni

  • Il termine “jack-o-lantern” ha origini ancora più antiche: nella Inghilterra del Seicento indicava una luce notturna o un uomo con lanterna, legato al fenomeno del fuoco folletto (“will-o’-the-wisp”).
  • Oggi intagliare zucche è un’attività sociale e creativa: dai volti sorridenti ai soggetti elaborati, la tradizione è diventata simbolo di unione e divertimento legato all’autunno.
  • Per chi partecipa alla festa, la jack-o-lantern non è solo decorazione ma anche un amuleto moderno: una lanterna che scaccia l’oscurità e invita all’accoglienza del nuovo, del misterioso, del gioco.
  • Un piccolo dettaglio: sebbene oggi sia strettamente legata a Halloween, la pratica di scolpire vegetali illuminati era inizialmente connessa più largamente alla stagione del raccolto e al mutamento delle stagioni.

Dalla mitica figura di Stingy Jack, dalle rape scavate alla grande zucca arancione, la storia della jack-o-lantern è un perfetto esempio di come miti antichi, migrazioni, adattamenti culturali e scelta del «materiale» giusto (quella zucca perfetta) possano trasformarsi in simboli familiari.

Quando poserai la tua lanterna illuminata sul davanzale, ricorda che stai partecipando a una tradizione lunga secoli: una lanterna che allontanava l’ombra, portava luce e, in fondo, giocava con la paura per farci sorridere.

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Luce e oscurità: sbarca il mondo visionario di Tim Burton a Firenze

Segnatevi queste date: alla fine di ottobre 2025, Tim Burton a Firenze con il suo universo dove mostri gentili, carillon inquietanti e sogni in bianco e nero dialogano con la luce. È la nuova mostra del regista e artista americano intitolata “Tim Burton: Light and Darkness”, e ospitata alla XV Florence Biennale presso la storica location della Fortezza da Basso di Firenze (18-26 ottobre)

Il visionario mondo di Tim Burton a Firenze

Il tema della Biennale di quest’anno, “The Sublime Essence of Light and Darkness. Concepts of Dualism and Unity in Contemporary Art and Design”, diventa per Burton una vera e propria mappa visiva: la luce non è solo una meta, l’ombra non è solo paura. Le sale della mostra creano un percorso immersivo: disegni, taccuini personali, sculture in resina e installazioni luminose che mostrano l’incontro tra ironia e malinconia, sogno e incubo.

Un set da film… in città

In un momento davvero suggestivo, Burton ha visitato i sotterranei della Fortezza da Basso, ex carceri, e ha commentato che «sembrerebbe il set perfetto di un mio prossimo film». Questa dichiarazione rende evidente quanto la città, la location e l’atmosfera siano parte integrante dell’esperienza: non solo vedere opere, ma entrare in un “mondo Burtoniano” situato tra le mura di Firenze.

Se sei appassionato di cinema, arte contemporanea o semplicemente hai voglia di uscire dai soliti cliché, questa mostra è un’occasione unica: più di cinquanta opere, alcune inedite, dislocate in cinque ambienti progettati dallo stesso artista in dialogo con il tema della Biennale. E se ami lo stile inconfondibile di Burton, tra figure sottili, silenzi evocativi, humour nero e meraviglia, Firenze a ottobre diventa un’esperienza da vivere.

La magia di Tim Burton

In fondo, la magia della mostra sta proprio qui: riuscire a farci sorridere davanti a scheletri stilizzati, a farci riflettere davanti a un carillon inquietante, a farci sentire a nostro agio nella penombra. Come Burton ha sempre insegnato, i mostri non sono necessariamente da temere: a volte sono solo compagni di viaggio in un sogno che non vuole svegliarsi. E Firenze, per una settimana, sarà il luogo giusto per fare quel sogno.

La donna della cabina numero 10: il thriller Netflix che gioca con la mente

C’è qualcosa di ipnotico in La donna della cabina numero 10, il nuovo thriller di Netflix diretto da Simon Stone e tratto dal romanzo di Ruth Ware. Uscito il 10 ottobre 2025, il film riporta sullo schermo una magnetica Keira Knightley in una storia che mescola paranoia, mistero e claustrofobia, sospesa tra il lusso di una crociera e l’angoscia di un segreto che nessuno vuole vedere.

La donna della cabina numero 10: un grido nell’oceano che nessuno sente

Laura “Lo” Blacklock, giornalista brillante ma tormentata, accetta un incarico all’apparenza rilassante: seguire la crociera inaugurale dell’Aurora, uno yacht esclusivo diretto ai fiordi norvegesi. L’eleganza dei saloni, le cene di gala e la calma del mare sembrano la cura perfetta per dimenticare un passato doloroso. Fino a quella notte. Dal vetro della sua cabina, Laura assiste a una scena che la gela: una donna che cade in acqua, forse spinta, dalla cabina accanto alla sua. Ma quando dà l’allarme, tutti le assicurano che nessuno manca all’appello. La cabina numero 10, dicono, è vuota.

Da quel momento, il film si trasforma in una danza tra realtà e illusione. Lo spettatore, come la protagonista, inizia a dubitare di tutto: dei ricordi, delle percezioni, perfino della propria sanità mentale. Ogni volto sull’Aurora diventa una possibile minaccia, ogni conversazione un indizio sfuggente.

Un cast di sguardi e sospetti

Keira Knightley regge il film con una performance intensa e trattenuta, perfettamente bilanciata tra fragilità e determinazione. Attorno a lei si muovono figure ambigue interpretate da Guy Pearce, Kaya Scodelario, Hannah Waddingham, Gugu Mbatha-Raw e David Ajala: tutti impeccabili, eleganti e un po’ troppo perfetti per non destare sospetto.

Lusso e isolamento: la doppia faccia della nave

La fotografia di La donna della cabina numero 10 è una delle sue carte vincenti. Lo yacht, simbolo di ricchezza e comfort, diventa progressivamente una prigione dorata. I corridoi lucidi si trasformano in labirinti, le finestre riflettono più paura che luce e ogni rumore ovattato alimenta l’ansia crescente. Il regista Simon Stone costruisce una tensione che non esplode mai davvero, ma resta lì, in sospeso, come un nodo alla gola.

Tra paranoia e verità

Pur con qualche difetto di ritmo e alcuni colpi di scena prevedibili, il film conquista per la sua capacità di toccare un tema attualissimo: la voce di una donna che denuncia qualcosa di terribile e viene messa in dubbio da tutti. È qui che La donna della cabina numero 10 trova la sua vera forza, non tanto nel mistero da risolvere, quanto nella sensazione inquietante che, a volte, la realtà sia proprio quella che nessuno vuole credere.

Wayward – Ribelli: il thriller Netflix che sta spiazzando tutti

Se sei un amante del thriller e delle storie che ti lasciano col fiato sospeso, non puoi perderti Wayward – Ribelli, la nuova miniserie di Netflix che ha già conquistato il pubblico e diviso le opinioni. In onda dal 25 settembre 2025, questa serie ha tutto: mistero, tensione e un pizzico di critica sociale, il tutto racchiuso in una trama avvincente.

Wayward – Ribelli: un mondo oscuro e affascinante

Ambientata negli inquietanti anni 2000 nella fittizia cittadina di Tall Pines, Wayward ruota attorno a Alex, un giovane poliziotto che si trasferisce con la moglie Laura per cercare una vita tranquilla. Ma le apparenze ingannano! La loro nuova casa è un dono di Evelyn, interpretata magistralmente da Toni Collette, la misteriosa leader di un collegio per adolescenti problematici. Qui, Alex e Laura si troveranno a fronteggiare segreti inquietanti e un passato che non vuole scomparire.

I protagonisti non sono solo Alex e Laura, ma anche due adolescenti ribelli, Abbie e Leila, che si ritrovano intrappolate in un sistema oppressivo. Con una scrittura brillante, Mae Martin riesce a dare vita a personaggi che sfuggono agli stereotipi, mostrando le sfide e le complessità della crescita in un ambiente ostile. La dinamica tra i giovani e gli adulti malati crea un contrasto che tiene lo spettatore incollato allo schermo.

Perchè non perderla

La serie non si limita a essere un classico thriller; gioca anche con elementi di commedia nera e satire sociali. Tra momenti di intensa drammaticità e attimi di ironia, Wayward riesce a mantenere un ritmo incalzante, perfetto per chi ama le storie che fanno riflettere. E non dimentichiamo il finale aperto, che ha già acceso dibattiti tra i fan!

Se ti piacciono le serie che mescolano suspense, dramma e una buona dose di critica sociale, Wayward – Ribelli è ciò che fa per te. Con un cast stellare e una trama avvincente, è già diventata uno dei titoli più discussi del momento. Non lasciartela sfuggire!

Pronto a immergerti in questo incubo sociale?