mercoledì, 18 Settembre 2024

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Riciclare le bottiglie di plastica: piccola giuda completa – part 1

Tutti sappiamo che dobbiamo riciclare le bottiglie di plastica, ma per farlo bisogna partire dalle basi.

In primis, come vedremo, la plastica non è tutta uguale, in secondo luogo se la differenziata non è fatta bene è inutile.

Nella seconda parte vedremo altre info utili sulla plastica.

Riciclare le bottiglie di plastica: come distinguere i tipi di plastica

Esistono diversi tipi di plastica, ognuno con caratteristiche e utilizzi specifici. Ecco come riconoscerli dai simboli di riciclaggio:

  • PET (Polietilene tereftalato) – Simbolo #1

Viene utilizzata per bottiglie di acqua, bibite, succhi di frutta, ecc. È trasparente, leggera e resistente.

  • HDPE (Polietilene ad alta densità) – Simbolo #2

Si adopera per flaconi per detersivi, shampoo, candeggina, ecc. È opaca, rigida e resistente agli agenti chimici.

  • PVC (Cloruro di polivinile) – Simbolo #3

Quella di tubi, cavi, imballaggi di farmaci, ecc. È dura, resistente e flessibile.

  • LDPE (Polietilene a bassa densità) – Simbolo #4

Utilizzata per sacchetti, film per imballaggio, contenitori flessibili, ecc. È morbida, flessibile e resistente agli agenti chimici.

  • PP (Polipropilene) – Simbolo #5

Adoperata per contenitori per alimenti, tappi, etichette, ecc. È resistente al calore e agli agenti chimici.

  • PS (Polistirene) – Simbolo #6

Usata per piatti, bicchieri monouso, imballaggi per alimenti, ecc. È leggera, rigida e trasparente.

  • Altri – Simbolo #7

Quella dei CD, DVR, dispositivi elettronici, ecc. Comprende tutti i tipi di plastica non rientranti nelle categorie precedenti.

Come riciclare correttamente la plastica?

Buttare la plastica è semplice no? Si apre la busta o il bidone e finita lì. E invece no. Segui questi passaggi per fare la raccolta differenziata in maniera corretta:

  1. Svuotare e sciacquare: rimuovere eventuali residui di liquidi o cibi.
  2. Rimuovere etichette e tappi: staccare tutte le etichette dalla bottiglia e rimuovere il tappo. Questi elementi sono generalmente realizzati con materiali diversi dalla plastica della bottiglia e vanno separati.
  3. Identificare il tipo di plastica: verificare il simbolo di riciclaggio solitamente stampato sul fondo o sul lato della bottiglia e separare i diversi tipi di plastica.Separare ad esempio le bottiglie in PET (n.1) dai flaconi in HDPE (n.2), dai barattoli in PP (n.5), ecc.
  4. Schiacciare o compattare: schiacciare la bottiglia per ridurne il volume e occupare meno spazio durante il trasporto. Questo migliora l’efficienza della raccolta e del riciclaggio.
  5. Conferire nell’apposito contenitore: buttare la plastica sempre nei contenitori giusti.

Nella parte due vedremo altre interessanti curiosità.

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Fobia della luna: cause, sintomi e come affrontarla

La fobia della luna è detta anche selenofobia è un disturbo d’ansia specifico caratterizzato da un’irrazionale e persistente paura della luna e dei fenomeni lunari.

La fobia lunare deriverebbe da ataviche credenze e superstizioni sulla luna. Già nell’antichità, molte culture attribuivano alla luna poteri soprannaturali e influenze mistiche sulla vita degli esseri umani. Molte malattie mentali e disturbi del comportamento venivano infatti associate ai cicli lunari.

A livello psicologico, la selenofobia può derivare da esperienze traumatiche o negative associate alla luna, come eventi spaventosi avvenuti durante le notti di luna piena. Inoltre, una tendenza all’ansia e all’irrazionalità può predisporre alcuni individui a sviluppare paure incontrollate verso fenomeni naturali come la luna.

Fobia della luna: come si manifesta

La selenofobia presenta sintomatologia come:

  • Ansia o paura eccessiva della luna o di eventi lunari come eclissi, fasi lunari, ecc.
  • Evitamento di attività o situazioni in cui la luna è visibile
  • Preoccupazione eccessiva per gli effetti presunti della luna sulla salute e sul comportamento
  • Convinzioni errate sugli influssi negativi della luna

Cosa fare in questi casi?

  1. Respira profondamente. Esegui alcune respirazioni lente e profonde per attivare il sistema parasimpatico e calmare l’ansia. Inspira per 4 secondi, trattieni il respiro per 4 secondi, espira lentamente per 6 secondi. Ripeti finché non ti senti più tranquillo.
  2. Usa tecniche di distrazione. Focalizza la tua attenzione su qualcos’altro, come contare all’indietro da 100, elencare nomi di animali o recitare una poesia. Questo aiuta a distogliere la mente dalla paura della luna.
  3. Riarma il tuo pensiero. Sostituisci i pensieri irrazionali sulla luna con affermazioni più realistiche e rassicuranti, come “La luna non può farmi del male”, “È solo un fenomeno naturale” o “Questa sensazione passerà”.
  4. Utilizza il rilassamento muscolare progressivo. Concentrati su tensionare e rilassare lentamente ogni gruppo muscolare del corpo, dalla testa ai piedi. Questo aiuta a ridurre la tensione fisica associata all’ansia.
  5. Cerca un supporto. Se possibile, chiama un amico o un familiare di fiducia a cui puoi spiegare cosa stai provando. Un sostegno emotivo può far sentire meno soli e aiutare a gestire meglio la crisi.
  6. Evita di fuggire. Anche se la tentazione di scappare o evitare la luna è forte, cercare di affrontare la paura sul momento è più efficace a lungo termine. L’evitamento infatti rafforza solo la fobia.

Come affrontare la selenofobia

Per affrontare la selenofobia, il trattamento di elezione è la terapia cognitivo-comportamentale. Questa approccio mira a identificare e modificare i pensieri e i comportamenti disfunzionali legati alla paura della luna, sostituendoli con atteggiamenti più razionali e adattivi. Inoltre, tecniche di rilassamento e di esposizione graduale alla luna possono aiutare a superare la paura irrazionale.

In alcuni casi, l’uso di farmaci ansiolitici può essere necessario per gestire i sintomi più gravi della selenofobia. Tuttavia, il trattamento farmacologico dovrebbe essere sempre accompagnato da un supporto psicoterapeutico per affrontare le cause profonde della paura.

Una mummia egizia causò l’affondamento del Titanic

Ma voi lo sapevate che il Titanic trasportava una mummia egizia?

Questa “teoria del complotto” circa l’affondamento del Titanic, è una di quelle meno conosciute. La nave sarebbe dunque affondata a causa della maledizione.

Ma c’era davvero una mummia a bordo del Titanic?

Una mummia egizia maledetta: la storia della principessa Amen-Ra

Secondo la leggenda il Titanic è affondato perché trasportava una cassa con i resti della principessa di Amen-Ra di 3.500 anni.

E come ben sapete le mummie molto spesso sono accompagnate da maledizioni.

Fu Thomas Douglas Murray, un viaggiatore inglese che si trasferì a Tebe, ad acquistarla. Purtroppo dopo averla acquistata iniziarono ad accadere cose strane: i suoi compagni viaggiatori iniziarono a sparire durante le spedizioni, o a rimanere feriti o caddero in disgrazia economica.

Murray non potendone più vendette la principessa maledetta a Mrs. Warwick Hunt. La mummia fu poi messa nel British Museum ma la questione non fu per nulla chiusa: i custodi e le guardie riferivano di lamenti, di pianti e singhiozzi e di rumori strani da quando il sarcofago era arrivato nel museo.

Il museo vendette Amen-Ra a un collezionista privato, questi fece andare a casa una una sensitiva che riferì di una presenza malvagia molto potente.

Ma come ci sarebbe arrivata la principessa maledetta sul Titanic?

Una mummia ha davvero causato l’affondamento del Titanic?

Fu infine l’archeologo americano Lord Canterville ad acquistare la principessa maledetta.

Nell’aprile 1912, fu spedita dall’Inghilterra a New York a bordo del Titanic, all’insaputa dei passeggeri. Come è andata poi lo sappiamo tutti.

Qui la “teoria della maledizione” prende diverse strade: si dice che in realtà il sarcofago non conteneva la mummia, ma che fosse solo un “falso coperchio” che raffigurava la principessa, ma questo coperchio recava incisa una maledizione contro chiunque ne avesse turbato il sonno.

“Unlucky Mummy”, così venne ribattezza, si dice sia stata pescata da una nave di passaggio e riportata negli USA, anche questa nave affondò a sua volta.

Ma in realtà “Unlucky Mummy” pare che sul Titanic non sia mai salita, perché si ritiene che si sia mossa solo poche volte dal British Museum, per presenziare ad alcune mostre senza però che accadesse nulla.

Questo falso coperchio (non c’è nessuna mummia) si trova attualmente nella Sala 62 del British Museum e lei non sarebbe una principessa bensì una sacerdotessa di Amon-Ra.

Perchè si riteneva che il coperchio fosse finito sul Titanic? Fra i passeggeri vi era il giornalista William T. Stead, morto anche lui con l’affondamento, che intratteneva i suoi amici discorrendo di mummie e di maledizioni.

Un sopravvissuto al naufragio raccontò alla stampa che la nave era affondata poiché al suo interno era stata trasportata una mummia maledetta.

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Quale serie tv vedere su Netflix: Heeramandi di Sanjay Leela Bhansali

Quale serie tv vedere su Netflix? Oggi proponiamo una saga di donne proveniente dall’India: Heeramandi di Sanjay Leela Bhansali.

Dopo il successo di Serie TV come “Devdas” e “Guzaarish”, il pluripremiato regista Sanjay Leela Bhansali si prepara a stupire nuovamente il pubblico con la sua ultima creazione.

Ambientata nell’omonimo distretto di Lahore (attuale Pakistan) durante l’era coloniale britannica, “Heeramandi” si concentra sulla vita di tre generazioni di cortigiane che hanno vissuto e prosperato all’interno di questo quartiere leggendario, noto per la sua cultura raffinata e la sua atmosfera sensuale.

Quale serie tv vedere su Netflix: Heeramandi di Sanjay Leela Bhansali

Heeramandi è il quartiere delle artiste, le tawaif.

La storia si concentra particolarmente su Mallikajaan e Fareedan, due nemiche giurate. Mallikajaan, zia di Fareedan, siede sul trono di Heeramandi. Fareedan che subì un torto nel passato vuole rivendicare quel trono.

Le cortigiane regnano come regine a Heeramandi. L’unica speranza è la giovane Alam, la figlia minore di Mallikajaan, ma Alam non vuole diventare una tawaif, il suo sogno è trovare l’amore e scappare da quella gabbia. Ma sua madre la ammonisce: una tawaif non può innamorarsi, se lo facesse ci sarebbero delle conseguenze.

Attraverso le loro storie intrecciate, lo spettatore verrà catapultato in un mondo fatto di intrighi di potere, amori proibiti e lotte per la sopravvivenza in un contesto socio-politico in continua evoluzione.

Oltre a offrire uno sguardo approfondito sulla complessa realtà delle cortigiane, la serie esplora anche temi universali come l’emancipazione femminile, i conflitti generazionali e l’impatto del colonialismo sulle tradizioni locali.

Netflix ha deciso di rinnovare la serie, quindi vedremo un secondo capitolo. In Herramandi 2 le tawaif dovranno cambiare luogo e rinnovarsi, più precisamente entreranno a far parte del mondo del cinema.

Chi erano le tawaif di Heeramandi?

Le tawaif erano una particolare classe di donne altamente istruite e talentuose nell’India del XIX e inizio XX secolo, principalmente associate con le corti reali e l’aristocrazia musulmana.

Provenivano spesso da famiglie di artisti e musicisti di corte. Godevano di uno status ambiguo, in quanto non erano considerate totalmente rispettabili secondo gli standard sociali dell’epoca.

Erano esperte nella musica classica, nella danza, nella poesia e nell’intrattenimento. Venivano apprezzate per le loro raffinate abilità artistiche.

Erano ingaggiate dalle famiglie reali e dall’aristocrazia musulmana per intrattenere gli ospiti, accompagnare i regnanti e fungere da compagne di conversazione.

Con l’annessione delle Indie orientali nel 1856 alla Compagnia britannica, la tawaif furono infine costrette a prostituirsi. Poiché stigmatizzate dal governo si trovarono senza opportunità di lavoro.