venerdì, 29 Novembre 2024

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Urina per fare la birra: la novità del Roskilde Festival (FOTO)

credits photo: jolienight.wordpress.com

Quest’anno gli spettatori del Roskilde Festival, che si è tenuto in Danimarca dal 27 giugno al 4 luglio, hanno trovato una strana sorpresa che li ha lasciati un po’ sbigottiti: la loro urina sarà riciclata e utilizzata per produrre birra. L’iniziativa, chiamata ‘From piss to pilsner’, che in italiano significa ‘dalla pipì alla birra’, ha raccolto molti consensi.

Lo scopo è quello di utilizzare questo rifiuto per fertilizzare i campi di orzo utilizzati per fare la birra. La pipì dei partecipanti a questa festa, infatti, costituisce un problema per il sistema fognario e per l’ambiente.

In fondo si sa, ai concerti si consumano litri e litri di birra e, di conseguenza, l’urina viene prodotta in grande quantità. Immaginate, quindi, quello che può succedere durante un festival di grande portata come quello di Roskilde.

credits photo: mondobirra.org
credits photo: mondobirra.org

Leif Nielsen, del Danish Agriculture & Food Council (DAFC), ha affermato che questa è una proposta positiva poichè “cambierà il nostro approccio nei confronti dei rifiuti: non saranno più un peso ma una risorsa. L’enorme quantità di urina prodotta durante le feste ha avuto un impatto negativo sull’ambiente e il sistema fognario. Ma il ‘beercycling’ trasformerà l’urina in una risorsa.

Secondo il ‘Guardian‘, grazie all’aiuto di numerosi partecipanti, sono stati raccolti oltre 25mila litri di urina, che verrà utilizzata per fertilizzare i campi di orzo. La birra prodotta verrà consumata durante l’edizione del Roskilde Festival del 2017. Ovviamente il prodotto verrà preventivamente sottoposto ad esami e analisi molto approfonditi.

credits photo: adapt.dk
credits photo: adapt.dk

Gli spettatori di quest’anno sembravano veramente divertiti all’idea di bere birra prodotta con la loro pipì, ma come risponderanno all’iniziativa i partecipanti della prossima edizione?

Le tazze di Starbucks come non le avete mai viste (FOTO)

credits: http://www.boredpanda.com

Sono un’artista di diciannove anni, dell’ Ohio e mi piace disegnare su praticamente qualsiasi cosa; la mia specialità, tazze di Starbucks“.
Così si definisce Carrah Aldridge, la giovane artista che sta spopolando sul web, grazie alle sue coloratissime e fantasiose creazioni.

Sul suo account Instagram troviamo soprattutto disegni di volti e persone, ma la creazione più particolare è proprio quella delle tazze di Starbucks.
L’artista dichiara di aver preso l’ispirazione dalla tazza disegnata da Kristina Webb e ha deciso di provare lei stessa. Da qui è nata questa sua grande passione, che ha portato avanti e ora la sua piccola collezione è in crescita.

Le sue coloratissime tazze stanno ottenendo grande consenso sul social network e ora sono davvero tantissimi gli utenti che la seguono.
Carrah rivela il suo segreto d’artista: per i suoi disegni non utilizza strumenti tradizionali, ma una penna gel bianca e dei pennarelli per riempire le aree o per aggiungere delle sfumature.
Queste tazze, essendo molto grandi, possono essere utilizzate come portapenne e sono perfette se desiderate dare alla vostra camera un’atmosfera pop e colorata.

Ecco alcune delle sue invenzioni:

Cosa mangiare a Barcellona: piatti e bevande tipiche

Cosa mangiare a Barcellona? Barcellona è una città ricca di delizie culinarie. Oggi vedremo non solo piatti tipici, ma anche bevande tipiche.

Cosa mangiare a Barcellona?


Cosa mangiare a Barcellona? Andiamo ad illustrare i piatti tipici:

  • Tapas: sono una tradizione culinaria spagnola e Barcellona offre una vasta selezione di tapas. Puoi assaggiare patatas bravas (patate piccanti), croquetas (crocchette), calamari fritti, tortilla de patatas (tortilla di patate) e molte altre delizie.
  • Paella: è uno dei piatti più iconici della cucina spagnola. Si tratta di un risotto a base di riso, carne o pesce, verdure e spezie. Puoi trovare diverse varianti di paella a Barcellona, come la paella valenciana o la paella di mare.
  • Pescado y marisco: non perderti l’opportunità di assaggiare deliziosi piatti di pesce e frutti di mare freschi. Puoi gustare gamberetti, calamari, polpo, pesce alla griglia e molto altro ancora.
  • Jamón ibérico: è un prosciutto spagnolo di alta qualità, prodotto con maiali di razza iberica. È sottile, salato e ricco di sapore. Puoi gustarlo da solo, accompagnato da pane o come parte di un piatto di tapas.
  • Pan con tomate: deliziosa specialità catalana consiste in pane tostato strofinato con pomodoro maturo, aglio e olio d’oliva. È un antipasto leggero e saporito.
  • Crema catalana: è un dessert simile alla crème brûlée, composto da una crema dolce aromatizzata alla vaniglia e bruciata sulla superficie con lo zucchero caramellato.

Bevande tipiche di Barcellona

Ecco alcune bevande tipiche per accompagnare i piatti sopra descritti:

  • Cava: è uno spumante prodotto in Spagna, simile allo champagne. È molto popolare a Barcellona e viene spesso servito in occasioni speciali o come aperitivo. La cava è disponibile in diverse varianti, dal secco al dolce.
  • Sangria: è una bevanda spagnola a base di vino rosso, frutta tagliata a pezzi, zucchero e spesso arricchita con un po’ di brandy.
  • Horchata: è una bevanda dolce a base di latte di mandorla o di riso. È una specialità spagnola molto popolare, soprattutto nella zona della Catalogna.
  • Clara: è una bevanda dissetante molto popolare in Spagna. È una miscela di birra chiara e bibita gassata, di solito limonata o gassosa.
  • Agua de Valencia: è un cocktail frizzante tipico di Barcellona, fatto con succo d’arancia fresco, vodka, gin, cava e zucchero.

Perché i tatuaggi rimangono per sempre?

Credit: tatuaggi.zonster.com

Il tatuaggio, come ben sappiamo, è davvero per sempre, più delle storie d’amore, più dei diamanti. A meno che non si ricorra al laser o alla dermoabrasione, infatti, l’inchiostro sottopelle non se ne andrà in nessun modo.
Ma qual è il processo che porta alla permanenza delle meravigliose opere su pelle?
Il merito è del nostro sistema immunitario: il processo che permette di proteggerci dalle infezioni è lo stesso che lascia permanere l’inchiostro per sempre, così spiega l’articolo uscito sull’Independent.

Il corpo reagisce alla micropunture sparate dalla macchinetta nel derma – lo strato di pelle più profondo – registrandole come tante piccole ferite e facendo reagire il sistema di riparazione delle cellule interessate. È grazie a questo processo di cura e riparazione che il corpo mantiene l’agente esterno – l’inchiostro – e lo rende suo.

I macrofagi, che hanno come compito quello di inglobare le particelle estranee nel citoplasma, raggiungono la ferita con lo scopo d’inglobare l’inchiostro rilasciato ed eliminarlo. Lo stesso vale per i fibroblasti, presenti nel tessuto connettivale.
Il tentativo, come vediamo dal risultato, è vano e quindi l’inchiostro è destinato a rimanere esattamente lì dove depositato.
Per di più, i fibroblasti che decdono vengono inglobati a loro volta, rinforzando il processo di mantenimento.

Sbagliamo, però, se pensiamo che il processo termini qui. Infatti, la lotta contro l’inchiostro invasore durerà tutta la vita, perché il nostro sistema che ci difende dagli agenti esterni continuerà nel tentativo di eliminarlo.
Solo il sole risulterà l’unico alleato nella lotta contro l’inchiostro, perché tende a sbiadire il colore, che però rimarrà lì, anche se più chiaro.