mercoledì, 24 Aprile 2024

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La verità su Kate Middleton: duchessa borghese dalle nobili origini

Sembrava un po’ una favola quella di Kate Middleton: una ragazza come tante, appartenente ad una famiglia (apparentemente) borghese, che incontra all’università un vero principe di sangue blu; i due si innamorano, si sposano e lei viene incoronata duchessa conquistando così il titolo di altezza reale.

Ma in realtà la bella Kate ha tutt’altro che origini borghesi.

A scoprirlo è stato lo storico australiano Michael Reed, che dal 2011, con la collaborazione dei suoi studenti, aveva iniziato, presso la Newman University of Birmingham, delle ricerche sull’albero genealogico dei Middleton. Il risultato è stato clamoroso quanto sconvolgente.

La duchessa di Cambridge pare avere dei legami con i Chamberlain e con i Martineau, due delle famiglie più nobili e facoltose di Birmingham, seconda città per grandezza e popolazione del Regno Unito.

Dunque nelle sue vene scorre del sangue blu.

Dalla sua discendenza con i Chamberlain proviene la parentela con il politico inglese Joseph Chamberlain e con il figlio di questo, Neville, che fu Primo Ministro del Regno Unito durante lo scoppio della seconda guerra mondiale.

Dalla parte dei Martineau, invece, troviamo il bis-bis nonno di Kate, Francis Martineau Lupton, un facoltoso uomo politico, imparentato con Sir Thomas Martineau sindaco di Birmingham e caro amico della regina Vittoria.

Ma non è tutto: da un sito archeologico pare che Carole Middleton, madre di Kate, abbia una lontana ascendenza con il re Edoardo III.

Altro che umili origini e discendenza da famiglie appartenenti alla classe operaia. Ambiziosi e desiderosi di elevare la loro posizione sociale, i Middleton possedevano, prima di arricchirsi con la loro attività ma soprattutto prima del facoltoso matrimonio reale della figlia con il principe William, del sangue blu.

Kate Middleton e il suo bis-bis nonno Francis Martineau Lupton
Kate Middleton e il suo bis-bis nonno  Francis Martineau Lupton'

“Aiuto, non c’è campo”, arriva la sindrome della nomofobia

Credits photo huffpost

Possibile che qui il cellulare non prenda? Non c’è segnale!

Se l’avete esclamato spesso, potreste essere affetti dalla nomofobia, la sindrome da no mobile.
Sono stati gli inglesi a catalogare la dipendenza da smartphone come una vera e propria malattia, in ascesa negli ultimi anni. Ad essere colpiti giovanissimi e non solo, tutti alle prese tra notifiche, email, sms, chiamate: controllare il cellulare e rendersi conto di non essere raggiungibili è sempre più motivo di ansia e agitazione.

Per gli affetti da nomofobia la scena si ripete di frequente: ci si sposta verso una finestra, una porta sperando che magari lì ci sia almeno una tacchetta sul nostro smartphone. Perchè nell’epoca 2.0 dobbiamo essere sempre raggiungibili in qualsiasi luogo e in qualsiasi momento.
E anche le email di lavoro non possono più aspettare in un continuo confondersi con il tempo libero di bisogni e priorità. Pensiamo di non poterci permettere di ignorare il cellulare ed essere sempre rintracciabili è il nuovo must.

In Italia sono soprattutto i milanesi ad essere dipendenti dallo smartphone: a dirlo è uno studio condotto dalla catena di hotel di lusso Boscolo Hotels, in collaborazione con l’Associazione “Donne e Qualità della vita”.

Si stima in media che i milanesi passino fino anche a 2 ore al giorno attaccati allo smartphone, seguiti dai torinesi, con un’ora e quaranta circa di connessione,subito dopo i fiorentini con un’ora e mezza. Di contro a L’Aquila sono solo quaranta i minuti totali al giorno, a Catanzaro 35 e ultimi i molisani, con una media di mezz’ora al giorno di connettività a Campobasso.

Smartphone mania, quindi, che in Italia risulta in crescita: due terzi degli italiani hanno almeno uno smartphone in casa, contro il 49% dello scorso anno. Rispetto al 2013, aumenta il numero di persone che ogni giorno accede dal cellulare a internet e quindi a social network e whatsapp.

Ma senza un cellulare cosa accadrebbe? L’85% degli intervistati ha risposto che senza si sentirebbe pù solo, il 62% che così lavorerebbe di meno, il 45% avrebbe una vera e propria crisi di astinenza e il 28% attacchi di panico. Solo il 6% dichiara di non essere dipendente.

Fonte ansa.it

Come si fa a non sentire caldo secondo i rimedi cinesi e coreani – parte 2

Come si fa a non sentire caldo in Oriente dove le estati sono molto più roventi che qui?

Abbiamo già parlato dei rimedi giapponesi contro il caldo, oggi parliamo di cibi cinesi e coreani.

Come si fa a non sentire caldo secondo i rimedi cinesi

Come si fa a non sentire caldo? Secondo la medicina tradizionale cinese, un segreto sta nel non consumare cibi freddi ma a temperatura ambiente.

Fra le bevande consigliate ci sono:

  • tisane ai fiori di sambuco
  • tisane con menta
  • thè verde

Secondo la medicina cinese bisognerebbe evitare i “cibi riscaldanti” quindi i crostacei e il pesce di fiume, l’aglio e la cipolla, alcool e vino.

Sono invece consigliati:

  • miglio, orzo e grano
  • coniglio e anatra
  • latte di soia e tofu
  • pesce azzurro, ostrica, vongola, seppia e calamaro
  • cavolo cinese, carciofo, bietola, spinaci, sedano, zucchine, insalate, cetriolo, pomodoro
  • frutta mela, fragola, mirtillo, ananas, anguria, melone, banana, arancia
  • legumi, mais, patata shanyao, bacche rosse

I cibi coreani per combattere il caldo

Come si fa a non sentire caldo? Bisognerebbe provare i famosi piatti estivi coreani. In Corea il mese più afoso dell’anno è Boknal e si combatte a tavola.

Samgyetang, ad esempio, zuppa di pollo al ginseng e si consuma nei tre giorni più caldi dell’estate chiamati Malbok, Chobok e Joongbok. Il piatto contiene: riso, pollo, bacche di goji, ginseng, spicchi d’aglio. Ma i cinesi non dicevano che l’aglio non va bene? Ognuno ha le sue teorie.

I Naengmyeon sono spaghetti al grano saraceno con ravanello, brodo ghiacciato, uova sode e manzo. 

Anche qui ritroviamo la versione orientale della granita che si chiama Joseon, si tratta di ghiaccio tritato e fagioli rossi.

Naeng Kongguksu è un altro piatto solo estivo, si tratta di una zuppa di fagioli di soia a cui si aggiungono i noodles, alcune fettine di cetriolo, uovo sodo e pomodoro. Ovviamente con una buona dose di piccante.

Divertitevi a trovare le ricette ed a provare a cucinarli.

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Coltivare le verdure dagli scarti #iorestoacasa

#iorestoacasa e dopo aver fatto il pane imparo a coltivare le verdure dagli scarti.

Certo che è possibile farlo, di ciò che si butta delle verdure possono nascere altre piante. Provare per credere.

#iorestoacasa e faccio un piccolo orto

Per fare un orto non è necessario avere grandi pezzi di terreno, si possono tranquillamente usare dei vasi da mettere in terrazzo o nel balcone.

Serve della buona terra, del compost o del concime, vasi capienti, acqua e luce.

Anche chi non ha il pollice verde può sperimentare, per la nostra coltivazione useremo semplici scarti di verdure che acquistiamo normalmente.

#iorestoacasa e coltivo gli scarti delle verdure

Vediamo quali sono gli scarti che possiamo coltivare:

Lattuga

Bisogna tenere il fondo del cespo e metterlo in una ciotola con acqua vicino alla finestra per 15 giorni. Quando si sviluppa va interrato in un vaso.

Cipollotti

Occorre conservare i gambi di scarto dei cipollotti e metterli in vaso, innaffiare ed attendere che crescano.

Sedano

Anche in questo caso la base del sedano non va buttata ma va messa in una ciotola con l’acqua finché non germoglia e poi s’interra.

Cipolle

Così come per le altre basta conservarne la base e metterla a germogliare, oppure se ce n’è una marcia non buttatela ma sotterratela.

Aglio

Se gli spicchi iniziano a germogliare poneteli nella terra ed attendete che crescano. Il consiglio è di piantare gli spicchi d’aglio nell’orto, accanto alle piante più delicate, per proteggerle dai parassiti.

Zenzero

Se avete comprato lo zenzero e lo avete dimenticato e gli sono spuntati i germogli non buttatelo ma sotterratelo in modo che produca delle piante. Lo potrete raccogliere quando la piantina si sarà seccata, come nel caso delle patate.

Patate

Possono essere coltivate in un grande vaso molto alto o anche nei sacchi di iuta. Basta prenderne un paio, anche germogliate o andate a male e sotterrale. Quando affiorano le prime foglie, aggiungere la terra e via fino ad arrivare al bordo del contenitore. Non esagerate con l’acqua perché se no marciscono.

Avocado

Conservate il seme e ponetelo in un vaso vedrete presto crescere il vostro alberello.