sabato, 27 Luglio 2024

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#62MillionGirls: la battaglia di Michelle Obama (FOTO)

L’hashtag da condividere è #62MillionGirls. Sono proprio 62 milioni, infatti, le bambini a cui non è data la possibilità di andare a scuola. Sembra così assurdo, così lontano da noi, qualcosa che non ci appartiene. Andare a scuola è un diritto prima di un dovere, in Italia e in molte altre parti del mondo. Una normalità e quotidianità che si fa con automatismo, quasi. È probabilmente questo il motivo per cui si è persa la percezione dell’importanza della scolarizzazione in tenera età. Molti bambini preferirebbero rimanere a dormire piuttosto che andare a scuola. Ma dall’altra parte del mondo ce ne sono altri che invece farebbero di tutto perché gli sia concessa la possibilità di andare per un solo giorno a scuola, di imparare qualcosa, di crearsi una possibilità per il futuro.

Durante il Global Citizen Festival che si è tenuto a Central Park, a New York, la First Lady ha promosso la campagna social per la scolarizzazione femminile. L’idea sta raccogliendo il consenso di tutto il mondo Hollywoodiano ma non solo, l’hashtag è già virale su Twitter e Instagram. Michelle Obama, introducendo l’arrivo, durante la serata di gala, del giovanissimo premio Nobel Malala Yousafazi, ha lanciato la sua ultima battaglia: #62MillionGirls.

Il principio è semplice: si pubblica una propria foto da bambini, spiegando come la scuola ha inciso sulla propria vita e come potrebbe rivoluzionare quella di tante ragazze che non vi hanno accesso.
“In questo momento 62 milioni di ragazze non sono a scuola, eppure meritano le stesse opportunità delle mie e delle vostre figlie ricevere un’educazione”, ha spiegato Michelle al pubblico.

Malala ha preso la parola, ricordando al pubblico statunitense che “un libro e una penna possono cambiare la vita di un bambino, non una pistola”.

All’iniziativa ha subito aderito Beyoncè, che ha condiviso su Instagram un’istantanea della serata. Ma non è stata l’unica, anche Charlize Theron è stata ospite, al fianco della First Lady, dell’evento “The Power Of An Educated Girl” e ha pubblicato su Twitter una sua foto da bambina accompagnata dalla scritta “A scuola ho imparato a credere sempre in me stessa”.

charlize

Non manca all’appello neanche la star internazionale Leo Di Caprio che scrive: “Io ho imparato l’arte e la creatività, in 62 milioni non hanno questa opportunità”. Ma in poche ora l’hashtag fa il giro del web coinvolgendo anche Hillary Swank, il primo ministro australiano Julia Gillard, Bono, i Coldplay, passando per Olivia Wilde, Sophia Bush e Kerry Washington.

La cultura salverà il mondo. Lottiamo affinché essa sia accessibile a tutti.

Se i ragazzi imitassero le ragazze su Instagram (FOTO)

Credit photo: www.boredpanda.com

Ormai Instagram, il famoso social network che raccoglie foto di milioni e milioni di utenti, ha invaso totalmente le nostre vite. Tutto ciò che facciamo deve essere fotografato, per essere subito postato, con tanto di hashtag per avere il maggior numero di like: dalla colazione alla corsetta pomeridiana insieme alle amiche, dalla giornata al mare alla serata passata in casa a guardare un film. Senza dimenticarci delle foto alle insalate, ai gelati e ai bicchieri di vino, magari bevuti mentre si fa un bagno rilassante tra le bollicine del bagnoschiuma.

A volte, però, non ci accorgiamo che la situazione ci sta davvero sfuggendo di mano: quelle che dovrebbero essere belle fotografie si trasformano in qualcosa di costruito, fino ad arrivare a sfiorare il ridicolo. Soprattutto quando gli hashtag #selfie, #bff, #followforfollow, #likeforlike, #foodporn e chi più ne ha più ne metta occupano quasi metà della home.

A farci rendere conto di quanto a volte le nostre foto possano essere – almeno un pochino – imbarazzanti ci ha pensato un gruppo di ragazzi che ha creato un nuovo account su Instagram dal nome “Bros Being Basic“. L’idea, nata dopo che una loro amica ha postato una sua immagine con l’hashtag #ootd – outfit of the day, ovvero look della giornata – ha come scopo quello di prendere in giro le foto delle ragazze che sommergono le bacheche di Instagram, pensando a come sarebbero se a farle fossero i ragazzi. L’effetto sarebbe lo stesso?

A voi il giudizio: ecco, nella gallery, qualche post del nuovo account.

Non si gioca con il cancro al seno (FOTO)

credits photo: comunicaffe.it

Sul web circolano vari giochi per la prevenzione contro il cancro al seno. Se per alcuni è un buon modo per affrontare un discorso non piacevole, per altri non è il giusto metodo da utilizzare per informare le persone. In particolare ad attirare l’attenzione è stato il gioco che prevedeva di reggere una lattina di Coca-Cola tra i seni.

A lanciare l’invettiva è stata Leeanne Curry, mamma di due bambini, sopravvissuta a ben 16 cicli di chemioterapia e alla mastectomia. Per mostrare cosa è veramente un cancro al seno, Leeanne ha deciso di postare, senza filtri, le sue cicatrici, ricevendo molto sostegno ma anche qualche critica. A quest’ultimi la donna non bada, pensando a tutti coloro che l’hanno supportata in questa idea.

credits photo: mirror.co.uk/
credits photo: mirror.co.uk/

Quel che vuole dire Leeanne è chiaro: “Questa foto (e sì, sono io) è vera prevenzione. Se ti offende, cancellami! Ho queste cicatrici perché non ho accettato di morire così presto. Non fatevi coinvolgere da questi stupidi giochi e controllate il vostro dannato seno!“. I giochi come quello di reggere una lattina tra i seni non fanno altro che infastidire e scoraggiare chi combatte davvero contro questa malattia.

Leeanne poi punta il dito direttamente contro chi ha partecipato al gioco. Secondo la donna, infatti, era solo un modo che alcune ragazze hanno trovato per mettersi in mostra. Idea rinforzata dal fatto che la sfida era stata lanciata proprio da un produttore di contenuti per adulti, molto famoso nell’ambiente.

credits photo: ladyblitz.it
credits photo: ladyblitz.it

Oltre al mostrare la vera faccia di questa brutta malattia, Leanne spera di aver convinto anche solo cento donne su mille a fare un controllo. Perchè per una giusta prevenzione quel che occorre veramente è una visita dal medico regolarmente. Il cancro al seno può uccidere e, per questo motivo, non ci si può giocare.

Gli universitari sono più in grado di recuperare da lesioni cerebrali

Chi ha frequentato l’università è sette volte più in grado di recuperare da lesioni cerebrali traumatiche. Questi i nuovi risultati di una ricerca scientifica riportata sul dialymail.co.uk. Le persone ben istruite hanno una maggiore “riserva cognitiva”, affermano i ricercatori degli Stati Uniti.

I “muscoli” del cervello sono più forti e i cervelli funzionano complessivamente meglio. Questo significa che hanno meno probabilità di essere disabilitati in modo permanente dopo un trauma cranico.
I ricercatori non sanno ancora esattamente il perché di questo fenomeno. Forse per un uso più frequente di mente e pensiero per gli universitari? Forse per un’attività maggiore del sistema nervoso? Più energie, più sforzo?
“Dopo questi tipi di lesioni alcune persone sono disabilitate per la vita e non sono mai in grado di tornare al lavoro, mentre altre persone che hanno lesioni simili recuperare pienamente”, ha detto l’autore dello studio, il dottor Eric Schneider della Johns Hopkins School of Medicine di Baltimora e membro della American Academy of Neurology.
“Capiamo alcuni fattori che portano a queste differenze, ma non possiamo spiegare tutto della variazione. Questi risultati possono fornire un altro pezzo del puzzle. Le persone con maggiori capacità di riserva cognitiva possono effettivamente guarire in un modo diverso che permette loro di tornare alla funzione di pre-infortunio e/o possono essere in grado di adattarsi meglio e formare nuovi percorsi cognitivi nei loro cervelli per compensare il danno”, ha aggiunto.

I ricercatori, che hanno pubblicato i loro risultati sulla rivista Neurology, hanno analizzato i casi di 769 persone con lesioni alla testa – per lo più in incidenti stradali e cadute.
I partecipanti sono stati raggruppati secondo i loro livelli di istruzioneil 24% non ha finito la scuola, il 51% aveva 12-15 anni di formazione e il 25% ha almeno una laurea.
Un anno dopo l’infortunio, il 28% dei pazienti non ha riscontrato nessuna disabilità ed è stato in grado di tornare al lavoro o allo studio.
Solo il 10% di coloro che non hanno terminato la scuola erano liberi da ogni disabilità, rispetto al 31% di quelli con qualche tipo di istruzione universitaria e il 39% dei laureati.

Il Dr. Schneider ha detto: “Le persone laureate erano più di sette volte in grado di recuperare pienamente la loro lesione rispetto alle persone che non hanno terminato la scuola superiore.
Ha continuato: “E le persone con qualche istruzione universitaria erano quasi cinque volte più in grado di recuperare completamente rispetto a quelli senza educazione sufficiente per guadagnare un diploma di scuola superiore”.

“Abbiamo bisogno di imparare di più su come l’educazione aiuti a proteggere il cervello e come influisca su lesioni e resistenza nei traumi. Si spera aiuterà a identificare modi per aiutare le persone a recuperare meglio da una lesione cerebrale traumatica”, ha infine concluso.

Insomma, più studi e più sei sano. Dare spiegazioni prettamente scientifiche in questo momento sembra essere missione difficile anche per i grandi esperti, ma i dati dimostrano proprio questo. Non ci resta che studiare e sperare – sempre – di non dover mai riportare un trauma cranico nella nostra vita. O almeno dopo la laurea.