venerdì, 7 Febbraio 2025

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Ascolto e immedesimazione, i veri pilastri dell’amicizia

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I veri amici sono quelli che ti sono accanto nei momenti di difficoltà, che ti sostengono e non ti lasciano mai da solo. Ma sono anche e soprattutto quelli che ti sanno ascoltare. A rivelarlo è lo psicologo Andrea Bonior in un’intervista rilasciata alla rivista scientifica di psicologia Journal of Personality and Social Psychology.

L’esperto sostiene che un buon amico non è colui che nei momenti bui cerca di vedere sempre i lati positivi del problema. No, un buon amico è quello che nelle difficoltà è in grado di ascoltare con attenzione e pazienza ogni aspetto della vicenda e solo alla fine del racconto di dare il proprio giudizio e di esprimere la propria opinione.

Non solo: l’amicizia profonda si riconosce anche dal grado di immedesimazione con cui una persona amica si mette nei panni del soggetto in crisi.

Ascolto e immedesimazione: sono queste le due colonne portanti di una solida e duratura amicizia. Perchè è molto meglio avere una spalla su cui piangere, una spalla che sia in grado di capire le difficoltà della persona che le si appoggia sopra, piuttosto che essere una semplice mano per risollevarsi.

Le amicizie fondate sui banali clichè o frasi di circostanza – “vedrai che tutto si sistemerà”, “andrà tutto bene”, “non essere sempre così pessimista” – forse sono meno vere e sincere di quelle in cui l’amico è la persona che ascolta, riflette su ciò che gli si è detto e cerca di capire come l’altro si possa sentire.

Bisogna però fare attenzione ad un punto: se sono passate alcune settimane dall’evento triste e le conversazioni continuano a vertere su di esso, allora forse l’aiuto migliore da dare alla persona che soffre è quello di proporre una chiacchierata con qualcuno di più esperto nel settore.

Il che non significa sminuire il problema o venir meno al proprio ruolo di amico. Al contrario: riconoscere i propri limiti non è altro che un modo per dire ‘voglio aiutarti ancora di più di quanto mi è possibile’.

Perchè un amico non è quello che ti asseconda e ti rassicura sempre. Un amico vero è colui che ti sa ascoltare, ti sa capire e vuole solo il meglio per te.

Le coppie che parlano di ‘cacca’ sono le più felici

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Ogni giorno ne sento una diversa e dal punto di vista delle notizie bizzarre la giornata di oggi ha dell’incredibile: pare che le coppie più felici siano quelle abituate a parlare della cacca. Avete capito bene ragazze, ho detto proprio cacca. Una delle prime parole pronunciate dai lattanti, uno di quei termini che più degli altri è capace di evocare pienezza. Ripetetelo nella vostra mente (ovviamente): cacca. Non vi sembra un vocabolo capace di ricordare l’abbondanza? Non so, sarà l’effetto della doppia c ma trovo che la parola così pronunciata sia davvero di grande impatto.

Inutile perdermi in simpatiche descrizioni del fenomeno intestinale di cui stiamo parlando, perché tutti gli esseri viventi lo vivono almeno una volta al giorno (nei casi fortunati) e quindi non servono particolari descrizioni. La mia domanda è: perché parlarne? Certo, quando si fa riferimento alle coppie che discutono del fenomeno certamente non si intende coloro che si soffermano a parlare di quantità e cromia, bensì quelli che non trattano l’argomento come un tabù.
Un esempio di una tipica conversazione serena: ‘Quanto ci resti in bagno? Eh, amore, un bel po’: devo fare la cacca!’. Oppure: ‘Andiamo al messicano stasera? No amore: ho la diarrea!’.

Non so se siete d’accordo con me ma certi dialoghi possono essere affrontati solo quando si vive un’amore stabile; riuscite a immaginare un uomo appena conosciuto (o con cui si ha una relazione da poco tempo) che parla di cacca come se foste sua sorella? C’era un episodio di Sex and the city in cui Miranda lascia un uomo perché ha osato fare la cacca in sua presenza. Secondo voi è così strano? Io penso che bisogni poter spiegare il perché della sosta prolungata in bagno ma non soffermarsi a parlare della routine del proprio intestino. Ci tenete ancora ad essere sexy agli occhi del vostro uomo? Evitate l’argomento: loro sanno bene che facciamo la cacca, ma non è il caso di ricordarglielo.

Troppo magra, tutti ti criticano

Dura la vita delle magre, criticate di continuo dal resto del mondo. Io ne so qualcosa, avendo passato tutta la mia vita a sentirmi dire di essere sottopeso, anemica, bulimica, anoressica o, ingiustamente, senza un minimo di appetito. Eppure il mio problema è che mangio moltissimo, c’è chi può testimoniarlo; ma quando la gente si convince che hai le gambe così magre perchè sei inappetente non vale nemmeno la pena di perdere tempo per contraddire.
Ma poi mi fermo e rifletto che spesso si tratta non già di interesse, bensì della forma peggiore di invidia, dal momento che viene mascherata da finta preoccupazione per il tuo stato di salute.

Ebbene credo che tutte le vere magre del mondo soffrano dello stesso problema: il dovere convincere gli altri di essere filiforme sul serio.
Il pregiudizio più diffuso è quello secondo cui ogni persona ‘in forma’faccia il digiuno nella maggior parte del suo tempo; ma avete mai pensato che si possa trattare di ‘vera’costituzione? Vi é mai passato per la mente che ci siano persone che ingrassano ma anche altre che invece siano magre per opera della natura?
I canoni di bellezza moderni sono fortemente limitativi per tutte noi; spesso il messaggio di una donna pelle e ossa viene praticamente urlato dalle modelle scelte per le sfilate di alta moda. Spesso ai limiti del buon gusto. E fin qui siamo completamente d’accordo. Ma se qualcuno è così magro per davvero cosa potrebbe mai fare per farsi accettare? O per convincere il mondo di mangiare carboidrati come tutti i comuni mortali?

La verità è che se sei sovrappeso la gente ti critica perché non ci tieni abbastanza al tuo aspetto fisico, ma se sei troppo magra allora di sicuro sei una che va a vomitare dopo avere mangiato un panino. Qual è la giusta misura per essere accettati dal mondo? Di sicuro non essere magri, perché tutte le donne proveranno invidia per te.

National Geographic: le foto che non avete mai visto (FOTO)

credits: http://www.boredpanda.com

Un’immagine può valere più di mille parole ma, le fotografie del National Geographic ci hanno lasciato per anni, davvero senza parole. La rivista, il cui obiettivo è quello di ispirare le persone a prendersi cura del pianeta, è nota per le sue numerose immagini che, ogni giorno, ci permettono di esplorare posti meravigliosi, di cui non sapevamo nemmeno l’esistenza, ammirare la bellezza di certi animali e conoscere le condizioni di vita di alcune popolazioni.

Nel 2013, per celebrare il 125 ° anniversario della National Geographic, è stato istituito un progetto chiamato “Found“, che si è occupato di riportare in vita delle immagini storiche mai viste prima. Alcune riportano date molto antiche, altre non ne indicano nemmeno, ma la loro bellezza è bastata a renderle senza tempo.

L’idea è stata del guardiano della Collezione, William Bonner, che, nonostante gli anni trascorsi, ha trovato queste fotografie ancora stimolanti e degne di suscitare interesse. Così, con l’aiuto di Janna Dotschkal ha permesso a queste foto di tornare a splendere come un tempo.
Ecco le più significative:

Filippine, 1935

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Svizzera 1973

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Inghilterra, 1966

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Yellowstone National Park, 1967

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Australia, 1973

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Parigi, 1988

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Kenya, 1909

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Parigi, 1960

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Barcellona, 1929

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North Caroline, 1941

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Il National Geographic è riuscito a conquistarci ancora una volta attraverso le sue foto di grande forza espressiva che, anche a distanza di anni, non smettono di farci emozionare.