venerdì, 29 Novembre 2024

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Le serie tv Netlix giapponesi più famose e più seguite

Quali sono le serie tv Netlix giapponesi più famose e più seguite?

Se siete degli appassionati di Giappone non potete certamente perdervi l’elenco dettagliato delle serie tv offerte da Netflix. La piattaforma streaming offre una vasta selezione di serie TV giapponesi che catturano l’essenza della cultura nipponica, spaziando tra generi diversi, dalla commedia al dramma, fino all’animazione.

Le serie tv Netlix giapponesi da non perdere

La mia preferita in assoluto è Makanai che vede come protagonista due amiche, Kiyo e Sumire, che decidono di partire dal loro paesino di campagna, Aomori, per trasferirsi a Kyoto con il sogno di diventare geishe. Sumire mostra da subito un attitudine innata nel diventare maiko, Kyio invece scopre che la sua attitudine propende per il ruolo di “makanai”.

Da non perdere anche Alice in Borderland, questa serie thriller si basa sull’omonimo manga ed è ambientata in un Tokyo deserto. I protagonisti, Ryōhei Arisu e i suoi amici, si trovano intrappolati in un gioco mortale dove devono affrontare diverse sfide per sopravvivere. Ogni prova mette alla prova le loro abilità e la loro intelligenza, ma anche le relazioni tra di loro. La serie esplora temi come la paura, la sopravvivenza e l’amicizia, offrendo una narrazione avvincente e piena di colpi di scena.

Un’altra serie di cui sono appassionata è Midnight Diner. In un piccolo diner di Tokyo aperto solo dopo mezzanotte, questa serie racconta le storie di vari clienti che si riuniscono per mangiare piatti semplici e condividere le loro esperienze di vita. Ogni episodio si concentra su un cliente diverso, rivelando le loro gioie, dolori e sogni. La serie è un inno alla convivialità e alla semplicità della vita, mostrando come il cibo possa unire le persone e dare conforto.

Serie tv Netfli ambientate in Giappione imperdibili

Di grande interesse Yasuke, la serie animata che racconta la vita di un samurai di origini africane che servì il signore giapponese Oda Nobunaga nel XVI secolo. La trama segue Yasuke mentre affronta avventure straordinarie, combattendo non solo contro nemici umani, ma anche contro forze soprannaturali. La serie è caratterizzata da una vibrante animazione e una colonna sonora coinvolgente, mescolando elementi storici con la mitologia giapponese.

Nell’ambito del fantasy troviamo Dorohedoro. In un mondo distopico e oscuro, questa serie segue Caiman, un uomo con la testa di un lucertola che cerca di scoprire la verità sulla sua trasformazione. Dorohedoro è noto per il suo stile artistico unico e per la sua trama intricata, che combina elementi di horror e commedia. Il racconto si snoda tra misteri, battaglie e una galleria di personaggi eccentrici.

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Fobia del numero 13: che cos’è la triskaidekaphobia

Oggi parleremo di una paura davvero singolare ma molto diffusa: la fobia del numero 13.

Il suo nome è triskaidekaphobia e ne soffrono tante persone.

Non è una fobia di cui si parla molto, chi ne soffre tende a sentirsi isolato ed a parlarne poco.

Da dove deriva? Come si manifesta?

Cerchiamo di rispondere a tutte le domande.

Da dove deriva la fobia del numero 13?

La Triskaidekaphobia (dal greco τρεισκαίδεκα, composta dall’unione di “tredici”, e phóbos, “paura”) ha origini radicate in alcuni concetti culturali occidentali, come ad esempio che il numero tredici porti sfortuna. In molti paesi, gli edifici saltano il tredicesimo piano, e alcuni aerei non hanno il sedile numero 13 (al contrario dell’Oriente in cui il numero sfortunato è il 4). Una delle teorie più comuni riguarda l’Ultima Cena, dove si dice che Giuda Iscariota fosse il tredicesimo a sedere a tavola, portando alla tradizione di considerare questo numero sfortunato.

In molte culture occidentali, il numero 12 è considerato un numero “completo” (12 mesi, 12 segni zodiacali), mentre il 13 è visto come un numero “scompleto” o disarmonico.

In Tibet invece il tredici è considerato un numero portafortuna.

Qual è la causa della paura del numero 13?

Le cause possono risiere in fattori culturali e storici, come abbiamo visto, ma molto spesso le persone sono legate a questo numero da un fatto traumatico.

Possono ad esempio aver avuto un incidente, o aver subito un lutto o uno shock e quindi la loro mente assocerà il numero 13 ad una sensazione di ansia e disagio.

Ciò comporta che la fobia può influenzare decisioni quotidiane, come la scelta di date per matrimoni o eventi, e può creare disagio in contesti sociali.

Come si manifesta la Triskaidekaphobia e come si cura?

La paura del numero tredici si manifesta con:

  • ansia
  • tachicardia
  • panico
  • confusione
  • tremore
  • sudorazione eccessiva

La triskaidekaphobia come molte fobie può diventare invalidante, pertanto occorre procedere con una terapia cognitivo-comportamentale (CBT), che aiuta le persone a modificare i pensieri disfunzionali e a sviluppare strategie di coping. Tecniche di rilassamento e esposizione graduale al numero 13 possono essere utili per ridurre l’ansia.

La consapevolezza e il supporto sociale sono fondamentali nel processo di superamento di questa fobia.

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La dieta mediterranea è una bugia, chi l’ha inventata e perché gli italiani ci credono

La dieta mediterranea è una bugia: ora lo sappiamo.

Tanto decantata, il vanto degli italiani che la sbandierano come migliore dieta al mondo, ma non è mai esistita.

O meglio ad un certo punto è stata inventata, solo che si trattava di una bugia.

Poi gli italiani per un po’ hanno davvero provato a seguirla, con scarsi risultati, e questa dieta è stata infine abbandonata.

Partiamo dal principio.

Chi ha inventato la dieta mediterranea?

Certamente avrete presente che ci fu una grande migrazione in America fra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900 da parte degli italiani.

Gli americani, un popolo già sulla via del sovrappeso, fu molto sorpresa di vedere questi italiani così magri, senza problemi cardiovascolari, di colesterolo alto e ipertensione.

Iniziarono a domandarsi che alimentazione seguissero per stare così bene, decisero dunque di condurre uno studio in Italia.

Attorno alla metà degli anni quaranta l’economo e fisiologo Ancel Keys decise di condurre uno studio presso Castelnuovo Cilento, per porre rimedio al problema dilagante dei disturbi di salute in America, alla ricerca di un nuovo modello di alimentazione da riportare in patria.

E qui direte voi: lo aveva trovato, era la dieta mediterranea! Purtroppo no.

La realtà che Keys ed il suo staff, si trovò davanti non era affatto quella che si immaginava: gli italiani facevano la fame, si nutrivano soprattutto di polenta, pane nero, ghiande, lupini, castagne, qualche verdura o erbe selvatiche e usavano il grasso di maiale (se lo avevano) per cucinare.

Tutto molto distante dalla sua teoria e da ciò che poi lui scriverà. Non poteva certo tornare in America raccontando la verità, quindi teorizzò “la dieta mediterranea” raccontando che nel sud Italia, gli italiani mangiavano soprattutto pesce, olio di oliva, legumi, cereali integrali, vino rosso, frutta e verdura. Pochi dolci (che non esistevano praticamente), poca carne rossa (che nessuno mangiava perché non se la potevano permettere) e pochi carboidrati (mangiavano solo polenta praticamente).

Tornato in patria Keys pubblicò le sue ricerche nel 1959 con il titolo “Eat Well, Still well: the Mediterraean way” millantando i benefici di una dieta inesistente mediterranea.

Perchè gli italiani credono alla bugia?

La cucina italiana all’epoca non era un fatto identitario, non esisteva e basta. La pasta non era un alimento diffuso e le carestie, dovute alle cattive annate dei raccolti, era molto diffusa.

Gli italiani mettevano in tavola soprattutto il mais e ciò che riuscivano a raccogliere, o quel poco che riuscivano a coltivare. Non esistevano delle vere e proprie ricette e per lo più si faceva la fame.

Ma lo studio in America fece faville: per la prima volta tutti ammiravano gli italiani e volevano imitarli. Gli italiani iniziarono a fregiarsi di questo modello alimentare inesistente. Lo studio di Keys arrivò tradotto in Italia nel 1962 ed iniziò a diffondersi anche nel nostro Paese (che di questa dieta non aveva mai sentito parlare).

Effettivamente gli italiani iniziarono a sperimentare questo modello alimentare, che fu trascinato via dal boom economico, dalla diffusione dei supermercati, a quella della carne, degli insaccati e degli alimenti in scatola.

La parentesi della “dieta mediterranea” fu davvero breve: gli italiani iniziarono a mangiare soprattutto carne di maiale e bovina, pasta e pane a cui fece seguito dopo gli anni ‘70 la pizza.

Ma gli italiani credono ancora alla dieta mediterranea? Sì, perché di fondo hanno fatto di una cucina inesistente il loro vanto, perché amano fregiarsi di una bugia che li faccia sentire ammirati. Questo ideale di dieta da proporre al mondo fa sentire gli italiani uniti, li consola del fatto che non sanno come competere con le altre nazioni, o come costruirsi un futuro in un mondo che li sta lasciando indietro.

Oggi il 48% degli italiani è in forte sovrappeso, mangia pochissime verdure, poco pesce e pochissimi legumi. Di contro vanno ancore forte carne, pasta, pizza ed i fast food.

Fonti:

Fame di guerra. La cucina del poco e del senza

La cucina italiana non esiste. Bugie e falsi miti sui prodotti e i piatti cosiddetti tipici 

LA DIETA MEDITERRANEA: UNA BUGIA NUTRIZIONALE DELL’ERA ATTUALE?

Cibum nostrum. Mito e rovina della dieta mediterranea

La dieta mediterranea: realtà, mito, invenzione

Eventi in Sardegna 2024: feste, sagre e mostre, intervista con Valentina Baltolu

Eventi in Sardegna 2024: vediamo qualche evento interessante a cui partecipare.
Oggi avremo anche un ospite speciale: la pittrice Valentina Baltolu che ci racconterà la sua ultima mostra, alla Casa delle Dame.
Ma parleremo anche di una corsa estiva alla stella e di una sagra molto sfiziosa.

Eventi in Sardegna 2024: corsa alla stella e sagra gastronomica

A Valledoria si tiene oggi la Corsa alla Stella, un’ evento spettacolare che si svolge al tramonto. Domenica 18 agosto 2024 si esibiranno le pariglie di Ovodda, Ittiri e Valledoria.

Passiamo a Bosa per partecipare alla sagra “Attoppa a Camasinu” un trionfo della cucina bosana. Nella cornice dell’affascinante borgo medievale, Bosa offre una selezione di piatti tipici sardi abbinati a vini locali, in un’atmosfera festiva arricchita da musica e balli tradizionali.
Sabato 17 agosto 2024, a partire dalle ore 18:00 si svolgerà la sagra gastronomica e lunedì, 19 agosto 2024 si potrà assistere alla Pentolaccia a cavallo.
Fra i piatti tipici della sagra abbiamo i culurgiones, tipici ravioli sardi ripieni, e i malloreddus con ricotta mustia e bottarga, arrosticini di pecora e la purpuzza, le impanadas e la milinzana osinca, una melanzana preparata secondo la tradizione locale.

Mostra d’arte alla Casa delle Dame con Valentina Baltolu

Oggi abbiamo un ospite speciale: Valentina Baltolu, pittrice olbiese, la cui arte ti colpisce subito poiché parla all’anima. Trattasi di arte pittorica che sgorga dal cuore, che ti cattura con le sue pennellate decise ma soprattutto con i sentimenti che è in grado di creare.

D: Ciao Valentina benvenuta sul nostro sito, raccontaci qualcosa di te e della mostra?

R: Ciao Elisa, grazie per avermi ospitata. Sono nata ad Olbia e fra mille sacrifici e lavori, ho intrapreso la strada della pittura, una sorta di specchio dell’anima: le mie pennellate sono talvolta malinconiche, talvolta piene di gioia. Dipingere è il mio rifugio, mi piace citare una frase di Picasso che mi rappresenta bene: “I colori, come i lineamenti, seguono i cambiamenti delle emozioni”.
Mi hanno contattata dalla Casa delle dame a Posada (nei pressi del Castello della Fava) per esporre le mie opere per tutta l’estate.
Credo che questa mostra stia dando un grande contributo alla valorizzazione del territorio e soprattutto al borgo medioevale di Posada in tutto il suo fascino. Inoltre sta promuovendo l’arte in tutte le sue sfaccettature.

D: Quali sono le opere che hai scelto di esporre e che significato hanno?


R: In questa mostra ho scelto di esporre alcune delle mie opere che parlano della Sardegna per omaggiare la mia Isola con i dipinti delle donne in abito sardo, tra cui “Donna di Pedra bianca”, è una frazione immersa nel granito e nei ginepri della valle del Lerno e della storia della nostra indipendenza dal titolo “Sardegna libera”.
Le mie donne rappresentano storie di vita, di sentimenti e soprattutto di forza e di coraggio, perché nonostante le delusioni e le ferite non si arrendono mai. La mia rappresentazione della donna sarda è quella di una donna che non si arrende in balia della tempesta ma alza il capo e va avanti con tenacia e coraggio.

D: Come ti senti quando dipingi, quali sono i messaggi che vuoi comunicare?


R: Quando dipingo entro in un mondo tutto mio, non esiste telefono, non esiste orario: stendo il colore fino a quando non mi trasmette un sentimento. È come se entrassi in un’altra dimensione.
La nostra vita è come una tela bianca. Siamo noi e solo noi che dobbiamo colorarla e dobbiamo lottare sempre. I miei dipinti vogliono comunicare coraggio, non arrendersi, non mollare mai nonostante le delusioni e le avversità.

Siete tutti invitati ad ammirare le opere di Valentina Baltolu, con l’opportunità di visitare le nuove sale espositive con numerosi artisti locali e regionali,  presso la Casa delle Dame (Posada).