Non si ferma l’inchiesta Chiara Ferragni e non arresta nemmeno la fuga dei brand.
Il ritorno dell’influencer è stato un flop e si continua ad indagare sulle presunte iniziative di beneficenza.
Nel mentre la Coca Cola se la svigna.
Inchiesta Chiara Ferragni: la fuga della Coca Cola
Un altro brand che abbandona Chiara Ferragni: stavolta si tratta di Coca Cola che ha rivelato di avere girato dei contenuti con l’influencer nel 2023 ma di non esser più interessato ad usarli.
Quindi si parla di “sospensione della campagna pubblicitaria con Ferragni”. Qualche giornale però avrebbe rivelato che da poco la Ferragni avrebbe firmato un importante contratto con un noto marchio, di cui non si sa nulla, quindi potrebbe essere tranquillamente una notizia fasulla, piazzata lì per ripicca.
Il Codacons approva la fuga di Coca Cola, perché giustamente i brand devono tutelarsi, Chiara Ferragni non è più ben vista.
Ma non basta: ora che si è aperto il pandoro-gate, si è deciso di esaminare tutte le altre “vendite di beneficenza”.
Inchiesta Chiara Ferragni: le vendite della bambola
Così sono passate al vaglio le uova di Pasqua ed ora ci passerà anche la bambola.
Tempo fa fu creata una bambola di Chiara Ferragni, un’edizione limitata messa in vendita su The Blonde Salad. E indovinate un po’? Il ricavato sarebbe andato alla Stomp out bullying, un’organizzazione no profit per combattere contro il cyberbullismo.
Di nuovo lo stesso schema: vendere qualcosa facendo credere al consumatore che i suoi soldi andranno ad un ente benefico e non nelle tasche della Ferragni.
Ma Balocco docet ed ora si vuol capire se anche a questo giro la Ferragni abbia finto di fare beneficenza o no.
La Ferragni in tutto ciò fa la vittima, come se non fosse stata lei ad utilizzare dei piccoli pazienti oncologici per ingrassare le sue tasche.