La morte di Maradona farà notizia ancora per molto specie perché è stata aperta un’inchiesta.
E’ possibile che si sia trattato di omicidio colposo, Maradona è stato operato e dimesso ma le condizioni di cure erano insufficienti.
Ricostruiamo l’accaduto.
Maradona morto per colpa dell’incuria
E’ attualmente in corso l’inchiesta penale sugli ultimi giorni del Diez e sulle responsabilità di chi gli stava accanto, il motivo è grave incuria da parte dei medici.
Nessuno si occupava di lui e non era in una camera adatta alle terapie da svolgere.
Una fonte investigativa ha riferito: «Nessuno aveva il controllo del paziente» parlando di «disorganizzazione totale» nella gestione postoperatoria.
Come sapete Diego aveva subito un’operazione al cervello e poi era stato dimesso.
Nelle prime relazioni dei giudici della Procura di San Isidro leggiamo che «il paziente non era monitorato, non era sottoposto a continuo controllo medico come le sue condizioni avrebbero richiesto e non assumeva alcun farmaco per le sue patologie cardiache».
Il documento shock sulla morte di Maradona
La Nacion, quotidiano argentino ha pubblicato un documento esclusivo, in cui non si evidenzia nessuna dimissione dalla Clinica Olivos, ma soltanto il consiglio di proseguire la riabilitazione in un centro specializzato. Maradona non doveva tornare a casa, non era stato dimesso.
Un documento che porta la firma di Luque, del direttore della struttura e delle figlie Giannina e Jana ma nonostante il quale l’ex calciatore è stato riportato a casa senza avere poi le possibilità adeguati per curarsi.
“Non c’era nessun sistema di controllo del paziente, abbiamo accertato che un medico è andato un paio di volte a vedere Maradona, ma non sappiamo cosa abbia fatto. Non è accertata la presenza di un cardiologo nella casa o di uno specialista che si occupasse delle patologie cardiache” dicono gli inquirenti.
Bisognerà attendere l’esito degli esami supplementari legati all’autopsia. L’unica certezza risiede nel codice penale: l’articolo 84 prevede una pena tra 1 e 5 anni di reclusione per chi “nell’esercizio della propria professione causi la morte di qualcuno per imprudenza, negligenza o imperizia”.