Nativi digitali sempre più precoci e interessati a selfie da riproporre su Instagram: sono loro la testimonianza maggiore di come la società si sia evoluta nel corso degli ultimi anni. I nati nel 2000, non riescono a vivere senza internet ormai, eludono i divieti e a meno di 13 anni si iscrivono su Instagram e altri siti simili. Le preoccupazioni così cominciano. Ancora piccoli ed innocenti iniziano infatti a pubblicare foto di sé senza nessun controllo, proprio come nei casi che vi stiamo per proporre.
Si chiama Jessie e ha 20 anni o almeno questo è ciò che fa intendere il suo profilo Instagram. In realtà dalla foto è tangibile la sua giovanissima età. È una bimba, innocente, come tante altre che si trovano nella sua lista di amici, 11 anni e già centinaia di “mi piace” sulla sua foto.
È questo, oggi, il modo in cui i bambini ricercano approvazione dalla loro cerchia e allo stesso tempo fronteggiano le proprie insicurezze: autoscatto pronto e tempo un minuto la loro foto è sul web. Nessun filtro che protegga la loro privacy, non sono curanti degli orchi che si aggirano dietro profili che appaiono sicuri e nemmeno delle conseguenze che ne potrebbero derivare.
Eppure già dai commenti si intravede l’intimazione. Le foto di Alex, 15 anni, appaiono in un album con l’hastag #Arianagrande e in una di queste sotto il titolo della canzone “Baby I’ma need you to beg for it” appare la frase “I would fuck that big ass”, commento volgare che ci prendiamo la licenza di non tradurre e che, come afferma Elizabeth Daniels, prof.ssa di Psicologia all’Università del Colorado, dimostra il nuovo modo dei teenager tra i 12 e 15 di affrontare la sessualità.
Ma non è solo questo a preoccupare. Le foto che vengono pubblicate su internet sono infatti diventate la sorgente primaria degli amanti della pornografia e rischiano di essere utilizzate per adescare i bambini in posa. Si inizia con un mi piace, si continua con un commento carino, si finisce con un numero di telefono e un incontro al buio.
Chi si troverà di fronte l’ingenuo bambino?
In alcuni casi la persona che ha visto nella foto, in altri no. Quel che rende davvero inquieti però è che in un reportage degli Stati Uniti si nota come il fenomeno sia in fase d’aumento.
Che cosa fare?
Il mondo di internet è come un oceano, in cui alcuni punti sono più chiari, mentre altri sono oscuri profondi. La prevenzione è l’unico modo per riuscire a nuotare senza annegare. Per questo occorre cautela nell’inserire dati, maggiore informazione e anche più attenzione da parte degli stessi produttori di siti e applicazioni e dei genitori.
Instagram è infatti solo la punta di un iceberg. Prima di questo sito per gli appassionati di foto, sono arrivati Facebook e snapchat, studiato appositamente per chiacchierare con altri utenti anche sconosciuti e insieme a questi lo snapcash, per lo scambio di denaro e il sextexting, che come molti sapranno anche per via del film “50 sfumature di grigio” indica l’usanza di scambiarsi messaggi hot col partner. Nessuna attività, dunque, adatta ad un bambino di 11 anni, che dovrebbe difendere la sua innocenza, almeno per qualche anno.
La domanda è allora se anche su Instagram arriverà un parent control che individui, per una volta, chi fa del sito un uso improprio. Per saperlo occorrerà solo aspettare.