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La scienza arriva a tutto: ora è riuscita a creare una macchina capace di leggere i nostri sogni mentre dormiamo.
È un’invenzione in grado di ricostruire le immagini e i volti che ci appaiono quando siamo cullati dalle braccia di Morfeo, e visualizzarli su uno schermo.

Da qui poi il passo è breve, e si è subito pensato di poter utilizzare la nuova invenzione anche per consentire alla gente di ricostruire le immagini della loro memoria oltre che dei loro sogni, e ancora, di raccogliere le immagini di criminali dalla mente dei testimoni.
Alan Cowen, neuroscienziato presso la University of California ha detto: “I nostri metodi producono ricostruzioni neurali sorprendentemente accurate di volti. Questo rappresenta un approccio nuovo e promettente per indagare la percezione del viso, ma suggerisce anche strade per ricostruire ‘offline’ esperienze visive – tra sogni, ricordi e la fantasia”.

La macchina capace di leggere i sogni è stata testata su 6 volontari, ai quali sono state mostrate 300 facce mentre erano all’interno di uno scanner MRI; da qui poi in grado di analizzare in che modo il loro cervello ha risposto a decine di differenti caratteristiche del viso – come ad esempio l’avere i capelli biondi o gli occhi azzurri, l’essere di pelle scura o avere la barba la barba.
Quando gli scienziati avevano compilato un database di risposte, hanno mostrato ai volontari una nuova serie di facce e misurato loro reazione ad ogni immagine. Confrontando le seconde risposte al database, sono riusciti a ricostruire l’immagine che stavano guardando.

Il neuroscienziato Alan Cowen, e i suoi colleghi ricercatori, Brice Kuhl della New York University e il professor Marvin Chun di Yale, ritengono che l’estrazione di immagini facciali è il primo passo verso la produzione di tecnologia avanzata capace della lettura della mente.

“Something that looks like a high-definition movie of your dreams is not going to happen in the immediate future, but we have already seen improvements in the sensitivity of these methods” hanno detto i tre scienziati, aggiungendo anche che “it’s a matter of time, and eventually – maybe 200 years from now – we’ll have some way of reading inactive parts of the brain”.

[Credit: DailyMail]