Sono in aumento i casi di nomofobia, che qualcuno ormai definisce la fobia del nostro secolo.
Perchè c’è un’impennata di casi? Di cosa si tratta? Come si affronta?
Che cos’è la nomofobia?
Il termine “nomofobia” deriva dall’inglese “no mobile phone phobia”. È un fenomeno recente, emerso con l’aumento dell’uso degli smartphone e della connettività continua. Questa fobia è associata all’ansia che si prova quando si teme di non poter comunicare, accedere a informazioni o rimanere connessi con gli altri.
Si manifesta con ansia o irritabilità quando il telefono è scarico o non disponibile, che possono essere seguite da palpitazioni. Si manifesta anche con comportamenti compulsivi, come controllare continuamente il telefono per notifiche o messaggi.
Questa fobia può influenzare negativamente le relazioni personali e professionali. Le persone possono diventare eccessivamente dipendenti dai dispositivi digitali, trascurando interazioni faccia a faccia o attività offline. Inoltre, può interferire con la concentrazione e la produttività.
Chi sono le vittime di questa fobia?
Sembra che la “no mobile phone phobia” colpisca soprattutto gli adolescenti che vedo il cellulare come parte essenziale della vita quotidiana e sociale. Essendo un oggetto che li tiene connessi con la rete sociale, ha assunto per loro un valore affettivo, soprattutto nel momento in cui vi sono delle lacune emotive.
In generale tendono a sviluppare questa dipendenza le persone che non riescono a gestire la solitudine.
Cosa fare per contrastarla?
In primo luogo occorre capire cosa genera l’ansia di rimanere sempre connessi. Se ci sono delle lacune emotive, se si soffre della paura della solitudine e dell’abbandono è necessario rivolgersi ad un terapeuta.
È necessario imparare a coltivare degli spazi per se stessi, con i propri interessi che non comprendano il telefono. Altrettanto importante è l’analisi introspettiva di se stessi, che aiuta a comprendere quali sono i motivi dell’ansia e la paura della solitudine.
Bisogna imparare progressivamente a distaccarsi dal telefono, a non usarlo a tavola o mentre si è con altre persone o in momenti in cui si necessita di concentrazione, come ad esempio durante lo studio ed il lavoro.