“Diffidate dalle persone che non arrossiscono”, “I ritardatari sono efficienti e ottimisti”, “Bisogna essere intelligenti per essere pigri“. L’incipit di questi studi sull’argomento parano chiaro: la scienza ha iniziato a trovare spiegazioni empiriche che giustifichino comportamenti universalmente riconosciuti come “sbagliati”.
Quindi provare imbarazzo e preoccuparsi, secondo i ricercatori del Journal of Personality and Social Psychologist, sarebbe un segno di affidabilità e di interesse per chi si ha intorno, un segno di non egoismo. Essere costantemente in ritardo, invece, non comunicherebbe al mondo la nostra scarsa affidabilità, secondo il professor Salvatore Di Salvo, psichiatra e presidente dell’Associazione per la ricerca sulla depressione di Torino, ma al contrario rivelerebbe ottimismo ed efficienza grazie alla calma e alla pacatezza che avrebbero tali individui. Anche la pigrizia sarebbe da non stigmatizzare ma, invece, sarebbe un rivelatore di buon senso dimostrando, secondo i dati del Current Biology, che il cervello è programmato per ridurre al minimo il consumo di energia. E che quindi essere pigri sarebbe un istinto naturale dei più furbi.
Tutte queste ricerche sembrano voler ribadire con forza che ciò che ai più sembra sbagliato può essere invece una scelta furba o un comportamento più naturale di un altro. La scienza riscopre il suo lato umano, e trova una maniera differente per essere vicina alle persone, ricordandoci che ,comunque, così come esistono le regole, ci sono anche le eccezioni e che ad essere tutti uguali non c’è gusto.
Quindi si, la scienza trova giustificazioni, ma solo per chi non ricorda che siamo tutti umani: volubili, complicati, ritardatari, puntuali, in imbarazzo, sicuri di sè, pigri e super attivi, tutte queste cose e nessuna. Unici.