Il segreto della felicità potrebbe consistere, semplicemente, nel mangiare pesce: recenti ricerche hanno, infatti, dimostrato che assumerne almeno due volte alla settimana riduce del 25% il rischio di depressione nelle donne – effetti benefici di cui, invece, gli uomini non possono godere.
Secondo lo studio pubblicato nell’American Journal of Epidemiology, alti livelli di acidi grassi Omega 3 possono combinarsi con gli estrogeni e il progesterone femminili, facendo funzionare il cervello correttamente. Per realizzare la ricerca, un gruppo di studiosi del Menzies Research Institute in Tasmania ha monitorato più di 1.400 tra uomini e donne di età compresa tra i 26 e i 36 anni nell’arco di un periodo di cinque anni: i partecipanti hanno redatto dei diari delle loro diete, che comprendevano pesce, gamberi e cozze, con cui sono stati confrontati i dati relativi alla loro salute mentale.
Tenendo in considerazione anche altri fattori quali il fumo, il peso, l’attività fisica, il consumo di alcol, la formazione e la professione, è stato rilevato un significativo nesso tra il consumo di pesce e l’incidenza della depressione. Le donne che mangiavano pesce almeno due volte sono risultate avere, infatti, il 25% in meno di possibilità di sentirsi depresse nei giorni a venire.
Il Dottor Richard Marsh, a capo dell’Institute of Food, Brain and Behaviour, ha affermato: “Parte del cervello si compone di lunghe catene di acidi grassi Omega 3 che si ritrovano, spesso, anche nel pesce. Altri studi hanno riscontrato che ingerire olio di pesce potrebbe avere un impatto rilevante sull’umore. Questa ricerca è giunta all’importante conclusione che i benefici sono visibili solo nelle donne. Tuttavia, resta poco chiaro quali siano gli esatti fattori in gioco e ulteriori ricerche saranno realizzate per confermare i nostri risultati“.
La ricerca ha, inoltre, dimostrato che le donne sono il doppio più propense a cadere vittima della depressione, specialmente nel periodo compreso fra i 16 e i 42 anni, quando cercano di conciliare la vita lavorativa con quella familiare. Un dato che va tenuto seriamente in considerazione, se si pensa che la depressione è spesso indice di un possibile sviluppo di patologie com l’Alzheimer e il Parkinson.