È tra le scelte più difficili della vita, ma condizioni personali, economiche o lavorative spesso costringono a prenderla: parliamo degli aborti e del loro incremento causato, secondo le ricerche, dalla disinformazione sull’evoluzione della fertilità in un’età relativamente tarda, ossia dopo i trentacinque anni.
Secondo il British Pregnancy Advisory Service, le donne non si servirebbero di metodi contraccettivi, tra i trenta e i quarant’anni, perché convinte di essere in un’età troppo matura e quindi meno fertile.
Una supposizione fondata, ma non abbastanza da ritenere che l’unico modo per essere fecondate sia la IVF. Un’esagerazione senza basi e contro i dati sulla sempre crescente età di maternità, alimentata dagli avvertimenti di esperti della fertilità, che sembrano promuovere altre tecniche di fecondazione, divulgando dichiarazioni ingannevoli per il pubblico femminile medio e disinformato.
Le cifre divulgate dal Dipartimento della Sanità britannico, sembrano essere in costante aumento. Dal 2001 il tasso è cresciuto del 15,5% per le donne di età compresa tra i trenta e i trentaquattro anni, e del 6% per le over trentacinque. Per non parlare del numero delle gravidanze over quaranta, raddoppiate rispetto alle stime di un ventennio fa e maggiori rispetto al numero delle gravidanze delle giovani ventenni.
Ma la ricerca della BPAS è andata ancora più in profondità, riuscendo a confermare come l’aumento delle gravidanze e dei conseguenti aborti, sia dovuto ad un rifiuto della contraccezione da parte delle trentenni.
Ann Furedi, capo esecutivo della BPAS, dichiara a DailyMail come le campagne pro fecondazione in vitro stiano avendo un impatto reale sulla società e sulle donne, che credono di perdere la fertilità con l’avanzare dell’età. Consigliato è invece scegliere un metodo contraccettivo adatto, prima della menopausa.
C’è da augurarsi, dunque, maggiore informazione e attenzione da parte delle adulte, poiché l’aborto è e sempre sarà un diritto, ma resta anche un omicidio.