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Presentate a Roma, le nuove ‘Linee guida per l’attività fisica 2016-2020’ stilate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, non presentano dati molto positivi per l’Italia che risulta uno dei paesi più sedentari d’Europa. Il documento, di cui l’edizione italiana è curata dall’Unione Italiana Sport per Tutti, presenta circa 60 pagine in cui vengono elencate politiche generali e i comportamenti individuali che dovrebbero essere adottati dai paesi europei.

Nota di demerito per gli italiani. Il 60% dichiara di non praticare nessun tipo di attività fisica o sport. Un dato molto elevato, considerando il fatto che la media europea è del 42%. A guidare i paesi più attivi, invece, c’è la Svezia che si ferma al 9%.

In Europa sono 6 su 10 le persone sopra i 15 anni che non pratica esercizio, ma a destare più preoccupazione sono proprio i giovanissimi. Solo il 34% degli adolescenti europei sono fisicamente attivi a livelli che l’OMS ritiene sufficienti. La diretta conseguenza di questi dati è un aumento di bambini e giovanissimi obesi o in sovrappeso in tutta Europa. Per questo motivo l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha ritenuto opportuno monitorare l’obesità infantile attraverso la ‘Childhood Obesity Surveillance Initiative‘. I dati raccolti non sono per niente rassicuranti: oltre il 50% dei bambini di otto anni è in sovrappeso, il 25% circa è obeso.

L’inattività è uno dei principali rischi per la salute. Basti pensare che in Europa si verificano circa un milione di decessi ogni anno a causa della mancanza di attività fisica. Quest’ultima può provocare, tra l’altro, diabete, tumori al seno, affezioni alle coronarie e tumori al colon. Le conseguenze sono anche un aumento dei costi del sistema sanitario e di quelli per i congedi per malattia, delle inabilità al lavoro e delle morti precoci.

Per migliorare questa situazione l’OMS raccomanda di adottare alcuni comportamenti virtuosi. Gli adulti dovrebbero praticare almeno 150 minuti di attività fisica alla settimana, i giovani e i bambini 60 minuti al giorno. In questo modo si dovrebbero ridurre del 25% le morti precoci dovute a malattie cardiovascolari, tumori, diabete o malattie respiratorie croniche.