Rinunciare al candore della giovinezza è un’ardua impresa per ogni donna, soprattutto quando i primi segni del tempo iniziano a rendersi visibili. Make-up, creme e prodotti vari, sembra non riescano a mantenere le promesse fatte e così sempre più numerose sono le signore che intraprendono percorsi medici volti a rallentare il tempo che fugge.
L’Albert Einsten College of Medicine di New York suona l’allarme proprio sulle cure ormonali anti-età, attraverso uno studio che ne accerta le pessime ripercussioni sulla salute. Riduzione dell’effetto delle naturali difese dell’organismo e conseguente maggiore vulnerabilità alle malattie, rendono queste terapie dannose e rischiose per la vita.
Gli ormoni abitualmente somministrati sono l’ormone umano della crescita (HGH), che permette al corpo di sviluppare un altro ormone chiamato fattore di crescita insulino-simile (IGF-1), e il dehydroepiandrostersone (DHEA). Già precedenti studi avevano individuato effetti collaterali dannosi nell’uso di HGH, estrogeni e altri ormoni, con conseguenze come cancro, problemi articolari e malattie cardiovascolari.
Lo studio newyorkese ha oggi accertato che bassi livelli di IGF-1 costituirebbero in realtà un vantaggio, dal momento che la percentuale ridotta di questo ormone, era presente negli individui, esaminati nelle sperimentazioni, più longevi.
La dottoressa Sofiya Milman, autrice principale dello studio, ha dichiarato: “Alla luce delle prove scientifiche, sufficienti valori di HGH nelle persone di mezza età, offrono benefici anti-invecchiamento a lungo termine, e i ridotti livelli dell’ormone della crescita possono effettivamente proteggere gli anziani dalle malattie dell’invecchiamento e dai rischi legati all’uso di HGH come strategia anti-invecchiamento, che si mostrano di gran lunga superiori ai potenziali benefici”.
Chiaro il messaggio degli scienziati:
si può vivere con una ruga sulla fronte, non si può vivere senza vita.