Le nuove mail che riguardano Virginia Giuffrè vedono tre protagonisti: Epstein, morto; Andrea ex principe e Trump ancora al suo posto. Per poco probabilmente.

Le ultime e-mail rese pubbliche nell’ambito delle indagini sul caso Jeffrey Epstein gettano nuova luce sui rapporti tra il finanziere americano, l’ex Principe Andrea d’Inghilterra e Donald Trump.

I messaggi, datati tra il 2010 e il 2011, sembrano contraddire le dichiarazioni ufficiali di Andrea e suggeriscono una rete di contatti e conoscenze che va ben oltre quanto finora ammesso.

Andrea e la foto con Virginia Giuffre


Secondo quanto rivelato da The Guardian e Sky News, Epstein e Andrea continuarono a scambiarsi e-mail anche dopo che il duca di York aveva dichiarato di aver “tagliato ogni rapporto” con il finanziere.

In un messaggio del 28 febbraio 2011, un giorno dopo la diffusione della foto che lo ritraeva accanto a Virginia Giuffre, Andrea scriveva a Epstein:
“Sembra che siamo nella stessa barca e dovremo superarla insieme. Teniamoci in contatto e giochiamo ancora un po’ presto!!!!”
(Fonte: The Guardian, 12 ottobre 2025)

Un tono amichevole, quasi complice, che smentisce la versione ufficiale secondo cui l’incontro a New York nel 2010 sarebbe servito solo a “chiudere i rapporti”.
Altre e-mail mostrano che Andrea chiese a Epstein di coordinare la strategia mediatica per difendere la propria immagine, scrivendo:
Assicurati che ogni comunicato o lettera legale affermi chiaramente che non sono coinvolto e non so nulla di queste accuse.”
(Fonte: ABC Australia, novembre 2025)

Trump nelle e-mail: “Sapeva delle ragazze”

Donald Trump compare in diversi scambi di posta elettronica tra Epstein e i suoi collaboratori. In un’e-mail del 2 aprile 2011, Epstein scriveva a Ghislaine Maxwell:
“Voglio che tu capisca che il cane che non ha abbaiato è Trump. [La vittima] ha passato ore a casa mia con lui, e non è mai stato menzionato. Sono al 75%.”
(Fonte: Sky News, ottobre 2025)


Un altro messaggio, pubblicato da Time Magazine, riporta una frase inquietante:
“Ovviamente Trump sapeva delle ragazze, chiese a Ghislaine di smettere.”
La Casa Bianca ha bollato queste rivelazioni come “una montatura politica”, sostenendo che le e-mail sono incomplete e decontestualizzate, e che Trump “non era a conoscenza dei reati di Epstein”.

Un richiamo formale da Washington


Una lettera firmata da 16 membri del United States House Committee on Oversight and Accountability (commissione per la supervisione parlamentare) ha chiesto ad Andrew Mountbatten Windsor di sottoporsi a un’intervista trascritta entro il 20 novembre 2025, con lo scopo di chiarire «le identità dei co-cospiratori e degli abilitatori del signor Epstein» e di comprendere «la piena portata delle sue attività criminali».


È tuttavia importante sottolineare che gli Stati Uniti non dispongono del potere di costringere un cittadino straniero a testimoniare davanti al Congresso: si tratta dunque di una richiesta formale, ma senza capacità coercitiva effettiva.
Il richiamo arriva in un momento sensibile: le nuove pressioni legislative per la resa pubblica dei dossier relativi al caso Epstein stanno crescendo, e l’attenzione mediatica sulla vicenda del principe britannico si è intensificata.