www.bergamopost.it

Vi siete mai sentite come un moscone che sbatte contro un vetro? Mi auguro di si. O meglio, in verità non spero che abbiate mai provato la sensazione di quando sei ubriaco e tenti di opporti al senso di vomito, ma sapere che nel percorso di ogni donna ci sia un piccolo momento di espiazione obbligato dona un certo conforto. Perché ci sono sentimenti che nella vita ti fanno sentire come quando tenti di scendere dalle scale mobili al contrario, mentre indossi il cappotto più pesante che possiedi e fuori qualcuno ha deciso che è primavera.
Ci sono amori capaci di renderti più inerme di un randagio, più triste di una tigre da circo, con lo sguardo assente e rassegnato di chi sa che sta sciupando la sua vita in una gabbia. Per cosa? Per niente, perché di niente si tratta. Eppure certe volte si fa più fatica a digerire un certo ‘niente’ che un panino con la porchetta.

Ho conosciuto donne con lo sguardo fisso nel finestrino, quello di quando lui guida l’auto e tu parli in cinese. E lui in Cina non c’è mai stato, e di cinese non capisce nemmeno una parola. Ed è probabile che in quel momento tu abbia anche sviluppato occhi a mandorla minuscoli, così straordinariamente piccoli da impedirgli di capire che stai evaporando. Come quei profumi in bottiglia da cui escono i bastoncini.
Perché è impossibile uscire vivi da un amore unilaterale, quello di quando tu hai la sua prima mail custodita nel portafoglio e lui non è in grado di riconoscerti quando sei di spalle. Ed è addirittura capace di confonderti con qualcuno che abbia capelli più corti e di un altro colore.
Qualcuno in grado di ignorare chi sei e cosa ti piace, capace di regalarti una macchina da espresso quando tu sei intollerante al caffè.

Eppure certe volte penso che in quei casi ci sia proprio una barriera linguistica che separa le persone, qualcosa che disturbi il segnale e che trasformi una relazione nel gioco del telefono che facevamo da piccoli.
Perché il messaggio distorto proviene da uno solo o da entrambi, ma nel mio giudizio ho imparato a condannare sempre tutte le parti. Perché è impossibile compatire chi distrugge un germoglio, ma anche chi si ostina a lucidare una scarpa bucata. Di quelle che quando piove ti si bagnano tutti i piedi ma che ti ostini a portare, perché l’emozione di quando le hai scelte è più forte dell’acqua che viene giù durante un temporale.
Eppure nel lustrarle continui a sentire dentro devozione e rabbia, mista a quell’amara consapevolezza che quello che tenti di proteggere dalle furie dell’inverno altro non è che un errore di calcolo. Di chi non è dato saperlo.
Perché in nessun caso 2+2 fa 5, così come in nessun caso, per quanto tu lo desideri, un bastone quadrato può entrare in un buco rotondo.