Questa ripresa de Le Iene è stata molto particolare. Belen Rodriguez si trova al timone, con Teo Mammucari, e per lei è stata una puntata intensa.
Durante la trasmissione ha parlato di varie cose, fra cui Emma Marrone, Alessia Marcuzzi ed i suoi ex.
C’è stato un altro argomento, molto scottante, su cui è stata invitata a parlare: il revenge porn.
Cos’è successo a Belen Rodriguez nel 2011?
Nell’estate del 2011 scoppiò lo scandalo per Belen Rodriguez, girava infatti online un sextape di cui lei era protagonista.
Si scoprirà poi che lei ne era totalmente all’oscuro, questo ragazzo l’aveva filmata e poi messa online.
Si trattava del ex fidanzato, il modello argentino Tobias Blanco.
Ha deciso, dopo anni, di parlarne durante Le Iene con Diana Di Meo, che è stata vittima anche lei del revenge porn.
Belen Rodriguez e il revenge porn: “Non ne avrei parlato mai più, ho giurato”
Belen Rodriguez ha deciso di rivivere il dramma, per testimoniare quanto si soffre ad esser vittime di questo reato.
Esordisce con “Avevo giurato che non avrei più parlato di questo argomento ma purtroppo mi tocca”.
Ha continuato: “E’ un trauma che resta per sempre. La cosa che mi fa più rabbia è che io ho cercato giustizia e ho perso. La risposta è stata “chi dice che non sei stata tu a pubblicarlo”».
Ha anche spiegato di non aver mai visto il video: “Non ho mai visto il mio video, non ne ho mai avuto il coraggio. All’inizio non credevo di essere io, quando gli amici mi hanno spiegato che ero proprio io, ho realizzato. Ho spento il telefono, disattivato tutte le notifiche e mi sono chiusa in casa. Sono stata rinchiusa in casa per tre mesi“.
Belen Rodriguez ha pensato al suicidio
Belen Rodriguez ha ammesso di aver pensato al suicidio dopo quanto accaduto. “Per un istante mi è sembrata l’unica soluzione, non sapendo come risolvere la situazione”.
Poi grazie alla famiglia ed agli amici è riuscita a riprendersi. Un giorno ha incontrato il suo ex : “Quando ho incontrato per strada chi ha diffuso il video, gli ho sputato in faccia”.
Ricordiamo che dal 9 agosto del 2019, costituisce reato anche in Italia, «punito con la reclusione da uno a sei anni e la multa da 5.000 a 15.000 euro», come si legge nel codice penale.