Oggi non si parla d’altro: il web è invaso da link che riguardano articoli sul presunto Blue Monday, ovvero il giorno peggiore dell’anno.
Si può immaginare con che tempi questa notizia abbia fatto il giro del mondo passando di bacheca in bacheca in pochissimo tempo: tutti, infatti, non hanno perso occasione per lamentarsi della giornata attuale, incolpando il Blue Monday di sventure di ogni sorta.
Ma la notizia vera è che si tratta di una bufala orchestrata ad arte: non esiste alcun calcolo matematico basato sull’economia, sul meteo o sul parrucchino di Sandro Mayer che possa accreditare questa diceria. Si tratterebbe, infatti, di una notizia priva di ogni fondamento ma con una origine precisa.

All’inizio del 2005 la compagnia di viaggi Sky Travel lanciò una campagna pubblicitaria in cui si affermava che il 24 gennaio (ma per molti altri il 19 gennaio) altro non era che il Blue Monday, ovvero il giorno più triste dell’anno.
La scoperta, naturalmente, si presupponeva essere basata su calcoli scientifici ascrivibili ad un gruppo di analisti che operavano una valutazione sulla base di fattori quali il meteo, i debiti di ciascuno, i giorni che ci separano dal prossimo Natale, il salario mensile, un flebile grado di motivazione e, infine, un curioso coefficiente legato alla consapevolezza che ‘c’è bisogno di agire‘. Il risultato è inequivocabile perchè il giorno più grigio dell’anno è il lunedì dell’ultima settimana che ricade nel mese di gennaio ed esso viene fuori da una particolare equazione:
Blue-Monday

Nonostante questa formula apparentemente sembri avere un senso, essa è completamente priva di ogni fondamento. Riflettendoci: che clima viene considerato? Quello di Nairobi, quello delle Isole Canarie, o quello di Berlino? E poi la distanza dal Natale non incide granché su chi abbraccia credi religiosi che non prevedono questa festività.
Il Guardian ha scoperto che la leggenda del Blue Monday, supportata da Cliff Arnall, che nel 2005 veniva presentato come appartenente al Centre for Lifelong Learning affiliato alla Cardiff University, è una questione unicamente di soldi. La Cardiff University ha naturalmente preso le distanze da Arnall, confermando l’assenza di ogni tipo di ricerca rivolta in questa direzione.
Infatti sono altri i fattori da cui dipende la felicità delle persone, che sono oggetto continuo di ricerche scientifiche, psicologiche ed economiche.