Le malattie croniche sono molto diffuse. Più del 40% degli italiani, ovvero circa 24 milioni di persone, soffrono di questo particolare tipo di patologia che è reiterata nel corso del tempo. Secondo studi recenti però, sembrerebbe che più alto è il livello del titolo di studio, minore invece sarebbe l’incidenza di diabete, ipertensione e malattie di questa tipologia. Sono tantissimi gli italiani affetti dalla multi-cronicità, ovvero da vari tipi di patologie come artrosi, artrite, osteoporosi, patologie cardiache, ipertensione e diabete che sono difficili da tenere sotto controllo. Poiché questo problema riguarda circa il 40% degli italiani, l’Osservatorio nazionale sulla salute nelle Regioni italiane con sede all’Università Cattolica di Roma, ha analizzato bene la questione. Gli studi continuano a cercare di capire quali saranno gli scenari futuri e come trattare tali patologie.

Il peggioramento nelle malattie croniche

Secondo gli studi emersi, sembrerebbe esserci un peggioramento negli ultimi 10 anni in merito alle malattie croniche. Secondo le stime effettuate dell’Osservatorio di ricerca, sembrerebbe che nel 2028 il numero dei malati cronici potrebbe arrivare fino a 25 milioni. Invece, il numero dei malati multi-cronici potrebbero salire circa a 14 milioni a fronte dei 12 milioni attuali. La malattia dell’ipertensione – per esempio – potrebbe colpire sempre più persone, così come anche il diabete e l’osteoporosi. Secondo gli scienziati però, ad avere un effetto positivo in questo senso potrebbe essere la cultura.

Gli effetti della cultura sulla salute e sulle malattie croniche

Stando a quanto affermano gli studiosi, chi ha studiato nel corso degli anni oppure studia tutt’oggi, potrebbe avere un rischio minore di sviluppare malattie croniche. Infatti, secondo l’Osservatorio ed i dati Istat, le persone che hanno un livello di istruzione più alto soffrono meno di patologie croniche rispetto invece il resto della popolazione con un livello di istruzione molto più basso. Più aumenta il titolo di studio conseguito e più il divario cresce. Queste differenze cambiano anche con le professioni effettuate. Le patologie croniche infatti, sono molto più diffuse tra gli autonomi e i disoccupati.