Quella di Babbo Natale è una storia che quasi mai nessuno si preoccupa di raccontare. Come se fosse qualcosa che diamo per scontato di sapere.
Natale dopo Natale raccontiamo ai più piccoli il magnifico luogo incantato dove Santa Claus e i suoi elfi risiedono, Lapponia, Alaska, Polo Nord, ma quasi mai ci soffermiamo a chiederci quali siano le origini di questo mito natalizio.

Per sopperire a questa carenza e rispondere a qualche domanda che spesso i più piccoli ci pongono, non perdete la nuova infografica Unicusano. Un progetto che ha l’obiettivo di raccontare in maniera semplice ed intellegibile la storia di Babbo Natale lunga secoli e secoli.

Dalle sue origini, passando per le sue numerose evoluzioni, fino all’avvento del fascismo, Santa Claus è stato, e continua ad essere, un personaggio che riempie il cuore di piccoli e grandi. Da fenomeno cristiano a punta di diamante di multinazionali come la Coca Cola, il mito di Babbo Natale ha subito una forte battuta d’arresto con l’avvento del fascismo prima e il nazismo poi.

A differenza della sue origini, è stata l’importazione della mitologia in America a dare alla figura di Babbo Natale una forza che va oltre la mitologia in sé. Un personaggio scomodo per il fascismo. Troppe sfumature e tradizioni che cozzavano con l’idealismo fascista. Per questa ragione nel 1928 Mussolini intervenne per eliminare questo personaggio e riportare in vita la Befana, più in linea con l’identità nazionale. Il 6 gennaio venne dichiarata festa nazionale e su consiglio di Augusto Turati le organizzazioni fasciste femminili portavano nelle case delle famiglie più bisognose viveri e doni, sia per gli adulti che per i bambini.

Il colpo di grazia si ebbe con il Nazismo. Nel 1941 Hitler, per la sua smania di onnipotenza e la sua idea di supremazia, decise che, per il bene della sua razza e della sua nazione, da quell’anno in poi il Natale non doveva essere più una festa legata al senso di pace e amore, ma un’occasione per celebrare la pace nazionale e domestica. Un’esigenza assoluta che implicava la necessità di liberarsi da coloro che venivano considerati i nemici della patria, come ebrei, rom, comunisti e omosessuali. Quella messa in atto dai nazisti era una vera e propria riscrittura del Natale, delle tradizioni e delle musiche. Ogni riferimento alla cristianità doveva essere eliminata.

In questo delirio di megalomania a farne le spese c’era Babbo Natale. La cui tradizione era troppo radicata nell’immaginario collettivo per essere eliminata definitivamente dalla storia. Il forte sentimento cristiano su cui fondava le sue radici, inoltre, portarono Hitler a reinventarne il significato. Il Cancelliere del terzo Reich decise di decristianizzare questa figura ribattezzandolo Odino, divinità della mitologia norrena, dio della guerra, della magia, della sapienza e della poesia. Il Natale era diventato a tutti gli effetti una festività pagana. Le calze e i bicchieri colmi di latte furono sostituiti da stivali colmi di carote, paglia e zucchero così da sfamare il possente cavallo del dio Odino che in cambio, per gratitudine, avrebbe lasciato doni.