Pensavamo che si trattasse di una vendetta, il rapimento di Denise Pipitone, e forse lo è stato ma si pensava che quasi nessuno avesse visto o sentito.
Ben 17 anni dopo scopriamo la spaventosa realtà: Mazara Del Vallo sa, le persone hanno visto e sentito ma il muro di omertà regge.
17 anni dopo, una lettera anonima ed un testimone oculare raccontano una verità molto diversa: il paese sa e non parla.
Ecco gli aggiornamenti.
Due gruppi di persone coinvolti nella sparizione di Denise Pipitone
Secondo le ultime informazioni ci sarebbero stati due gruppi di persone: quelle ‘cattive’ e quelle ‘buone’.
Come se non bastasse Maria Angioni, ex pm del caso, ha rivelato: “Quando ho lavorato a Marsala, c’erano sempre diverse persone sulla strada che sembravano lì a far niente, ma dopo un po’ ho capito che erano sentinelle, non necessariamente della mafia, ma sentinelle di qualcosa che non è lo Stato”.
Le cose potrebbero essere andate così: “la bambina è stata presa da persone mosse da passione, da rabbia, da odio è possibile che ci siano state sentinelle che hanno mandato il messaggio ad altre persone che volevano bene alla bambina e che sono intervenute in un secondo momento, prelevandola e portandola via, perché la bambina era in pericolo”.
La bambina non è stata rapita e ceduta ai rom ma è passata di mano in mano, fra gruppi di persone e si parla anche di due barche: “dalla barca a remi poi si passa alla barca più grande, in modo tale da rendere il movimento, in questo caso della bambina, il più possibile complicato e difficilmente decifrabile”.
Spiega Angioni.
Chi vide quel giorno Denise Pipitone?
Si fa strada l’ipotesi che, dopo 17 anni, una di queste “sentinelle” si sia fatta venire i sensi di colpa. L’alternativa è che sia sul serio una persona estranea ai fatti che ha visto per caso.
Tuttavia ormai è chiaro che sono diverse le persone che, a Mazara Del Vallo, sanno cosa è successo e chi è il mandante del rapimento di Denise.
Sorge l’ipotesi che ci possa essere di mezzo la mafia.
Battista Della Chiave è uno dei testimoni che sono stati riascoltati di recente, nel suo caso sembra che ci fosse stata un’incomprensione con il traduttore del linguaggio dei segni.
Della Chiave sostiene di aver visto “la bambina in braccio al nipote e avrebbe anche indicato un ponte. In prossimità di questo ponte due uomini in scooter con una bambina che avrebbero gettato il mezzo in acqua. La bambina sarebbe stata fatta salire su un peschereccio”.
La famiglia di Della Chiave mette però i bastoni fra le ruote. La figlia e la nipote sostengono che Della Chiave stia raccontando fatti suoi personali, vissuti da bambino, e che loro sono completamente estranee ai fatti.
Oppure non vogliono che Della Chiave continui a parlare?
Quanto tempo deve passare ancora perché Mazara Del Vallo decida di abbattere il muro di omertà?