Belize, America Centrale, uno stato che confina con il Messico, è bagnato dal Mar dei Caraibi e non è di certo noto per le sue dimensioni. Si tratta di un paradiso paesaggistico e una fonte illimitata di notizie storiche, che in questi anni sta conoscendo il male del mondo. Sì, perché è in corso una massiccia distruzione di reperti archeologici, non per motivi politici o terroristici, ma perché questi materiali vengano destini alla costruzione di strade urbane. Una compagnia di costruzioni, ad esempio, ha distrutto una delle piramidi Maya più grandi costruita proprio Belize 2300 anni fa.
L’antico complesso di Noh Mul (che significa “la grande struttura”) fu infatti eretto secoli fa in una zona dove ad oggi la compagnia di costruzioni sopracitata ha deciso di andare a cercare della roccia per farci una strada. I Maya, a loro volta, costruirono questa “grande struttura” con strumenti di pietra, scavando nel terreno per cercare quella adatta. Ovviamente senza l’uso dei macchinari odierni.
Ma pare che questo interessi ben poco a tutti quanti. Nonostante fosse in un terreno privato, la legislazione locale ha delle leggi che prevedono l’abbattimento di strutture storiche, quelle stesse che gli operai della ditta di costruzioni non si sono accorti di rovinare con le loro ruspe e i loro bulldozer.
Ebbene sì, pare che non le abbiano viste. Il dirigente dei lavori si discolpa dicendo che la zona era disseminata da coltivazioni di canne da zucchero, senza la minima presenza di roccia o materiali che ricordassero un antico tempio Maya.
Ma ovviamente, come fanno notare gli archeologi, il Noh Mul è alto circa 30 metri, ed è impossibile da scambiare con una collina naturale, anche per il fatto che la sua posizione è nota a tutti i locali, compresi gli operai della compagnia di costruzioni.
Secondo il direttore dell’Istituto di Archeologia e il Dipartimento del Ministero di Turismo e Cultura, questo è stato un grande gesto di ignoranza e sensibilità, solo in nome dell’industrializzazione e del commercio.
Come dargli torto?!