Secondo gli ultimi dati stilati da Save the Children sullo stato delle Madri del Mondo, nel nord Europa si vive meglio grazie alle efficienti condizioni economiche, politiche, sanitarie e sociali che garantiscono il benessere delle madri e dei loro figli.
Per stilare questo rapporto, la Onlus ha registrato 5 valori fondamentali ovvero: salute materna e rischio di morte per parto, benessere dei bambini e tasso di mortalità entro i 5 anni, grado di istruzione, condizioni economiche e Pil procapite e partecipazione politica delle donne al governo.
Da questi dati è stato dedotto che il paese in cui madri e figli vivono meglio è la Finlandia, seguita da Svezia, Norvegia, Islanda, Paesi Bassi, Danimarca, Spagna e Germania. L’Italia si piazza solo all’undicesimo posto, in salita di ben sei posizioni rispetto alle statistiche passate.
In Finlandia -le famiglie più bisognose e non- godono di aiuti economici da parte dello Stato e, dal 1938, della BabyBox, una scatola che contiene tutti i beni di prima necessità per il bebè – come biberon, pannolini, vestiti etc- che viene data alla neomamma prima della nascita del suo bambino.
Gli ultimi posti della classifica sono invece occupati dai paesi dell’Africa sub-sahariana come la Repubblica Democratica del Congo, Niger, Mali e Somalia a causa della povertà, della fame, delle scarse condizioni igieniche e di salute, e dell’alto tasso di mortalità infantile e morte da parto.
In Italia la situazione sembra migliorare di anno in anno grazie all’aumento della presenza femminile al governo, al basso tasso di mortalità infantile o di morte causata dal parto, al periodo concesso alle madri per la maternità e ad un alto livello d’istruzione. L’unica pecca è data dallo Stato che non fornisce aiuti, al contrario della Finlandia, dopo la nascita del bebè, tant’è che le neomamme devono pagare di tasca loro controlli medici, beni di prima necessità per il nascituro e farmaci.
Inoltre in Italia non è stata ancora approvata una legge che tuteli le donne che tornano alla vita lavorativa dopo la maternità, che spesso, non riuscendo a conciliare lavoro e famiglia, sono costrette a dare le dimissioni. La causa di ciò è dovuta anche alle poche strutture di accoglienza per neonati che sono perlopiù private e non alla portata economica della maggior parte delle famiglie italiane, che negli ultimi tempi stanno facendo dei conti salati con la crisi.