I giovani d’oggi sono i più interessati a fare carriera degli ultimi cent’anni: è quanto emerge da una recente ricerca inglese, nel corso della quale 4 esaminati su 10 si sono detti motivati a trovare un buon lavoro e il 14% di loro ha affermato che è il lavoro ciò che più conta nelle loro vite.
Lo studio, incentrato su più generazioni a confronto, ha mostrato le attitudini dei giovani di ogni epoca circa le aspettative lavorative: i risultati hanno evidenziato come i giovani d’oggi, sebbene apparentemente più interessati alla notorietà o a mode quali la selfie-mania, siano i più inclini a mettere la carriera al primo posto nell’arco degli ultimi cent’anni.
Il sondaggio, condotto su sette generazioni differenti per comprendere in quale chiave ciascuna veda o abbia visto le proprie prospettive lavorative una volta finita la scuola, ha rivelato che piuttosto che mancare d’ambizione, i giovani d’oggi sono ben più motivati ad avere successo di molti loro predecessori.
Tra quelli di età compresa fra i 13 e i 19 anni, il 79% ha affermato che rimboccarsi le maniche al lavoro è una delle cose che sta a loro più a cuore. La generazione dei settantaduenni-ottantanovenni, quanti cioè sono cresciuti negli Anni Trenta ai tempi della Grande Depressione, si è attestata come l’unica ad avere le stesse aspirazioni lavorative dei giovani d’oggi.
Per quanto riguarda la generazione dei tempi della Prima guerra mondiale, attualmente ultra-novantacinquenni, le questioni di prioritaria importanza sono risultate essere la patria e la famiglia.
Tra i giovani del periodo post-bellico vissuti durante il boom economico, all’oggi di età compresa tra i 54 e i 71 anni, solo il 62% ha asserito che avere un lavoro di successo è importante.
La storica della Liverpool Hope University, Heather Ellis, che ha lavorato alla ricerca, ha affermato che questi risultati dipenderebbero dal fatto che i giovani d’oggi sono consapevoli di non poter contare su un lavoro fisso per il resto della loro vita: “Invece di rispondere negativamente a questo dato, diventando apatici o arrabbiati, questi giovani cominciano a lavorare già mentre vanno a scuola. Al contrario, quanti sono cresciuti durante il grande boom economico non hanno dovuto preoccuparsi dell’eventualità di non aver denaro a sufficienza per mangiare, sottoporsi a visite mediche o formarsi al livello accademico.”