Ed infine è arrivato anche in Italia: Il ragazzo e l’airone, l’ultimo capolavoro di Hayao Miyazaki. Ovviamente mi sono fiondata al cinema.
Dopo dieci anni da “Si alza il vento”, nessuno pensava più che il maestro sarebbe tornato in pista, si diceva che quello sarebbe stato il suo ultimo film. E invece una bella sorpresa: a 83 anni il maestro non è assolutamente stanco e questo non sarà affatto il suo ultimo film.
Il titolo originale è “E voi come vivrete?” che ci stava tantissimo e difatti non aveva nessun senso cambiarlo, ma si sa che noi occidentali dobbiamo storpiare tutto.
Vediamo la trama, senza spoiler.
Il ragazzo e l’airone: la trama
Siamo a Tokyo, e poco prima che scoppi la guerra del pacifico, un bambino di nome Mahito (che vuol dire sincero) perde la propria madre nell’incendio di un ospedale. Qualche anno dopo, il padre del bambino sposa Natsuko, la sorella minore della moglie. Padre e figlio lasciano Tokyo per recarsi in una villa in campagna. Mahito fa fatica ad ambientarsi ed un giorno, inseguendo un airone scopre una misteriosa torre, per metà sepolta.
L’airone torna a fargli visita e gli dice che la madre non è affatto morta. Mahito viene messo in guardia ma decide di affrontarlo lo stesso.
All’improvviso la zia Natsuko sparisce nel nulla e Mahito decide di cercarla, arrivando così ad inoltrarsi nella torre per scoprirne i segreti.
Ovviamente devo fermarmi qui altrimenti vado a svelare quella che è la parte centrale del film.
Il ragazzo e l’airone: la recensione
Quando è finito il film ho pensato come prima cosa: come ce la fa ogni volta? Come fa ogni volta ha creare dei mondi paralleli, abitati da strane creature e bizzarri individui?
Sebbene la narrazione sia un po’ lenta, la seconda metà del film risulta più scorrevole e veloce.
È un film un po’ più cupo degli altri, che tratta molto la morte e con la solita morale circa il destino del mondo.
Il messaggio che il maestro vuole lasciare con questo film è chiaro: in che mondo volete vivere? Che mondo state lasciando alle generazioni future?
E poi abbiamo la crescita interiore di Mahito, la scoperta delle luci e delle ombre nel carattere di ciascuno ma anche il coraggio di affrontare tutti i problemi e le situazioni più spinose e spaventose.
Come sempre il maestro mette se stesso nella sua opera: la malattia della madre, il suo tormento di voler cambiare poter cambiare il mondo attraverso le sue opere, il suo voler tendere all’infinito sebbene l’età avanzi.
A voi è piaciuto?