Nell’era dell’informazione, sviluppare una capacità critica medio alta è un meccanismo di difesa necessario, se non fondamentale, per la sopravvivenza razionale in rete.
Veniamo letteralmente bombardati da notizie di qualsiasi tipo, dai titoli più disparati studiati a puntino per catturare la nostra attenzione e soprattutto la nostra fiducia. Articoli, commenti o relazioni che con l’appoggio di presunti studi scientifici (che danno sempre una certa credibilità a qualsiasi cosa si scriva) sfornano ogni giorno nuove cure contro tutti i malesseri.
Sembra quasi che non ci si voglia rendere conto che le notizie, una volta buttate nel calderone virtuale, arrivano pur sempre a persone reali, in carne e ossa che possono riporre speranza e fiducia in notiziole che riguardano la loro salute. Al di là dello schermo ci sono persone appartenenti a qualsiasi livello sociale, culturale o intellettuale che sia. Persone esperte o meno esperte in campo medico o scientifico, persone più o meno scettiche.
“Il cibo x fa venire il cancro” o “l’ingrediente y protegge dalle malattie cardiache” sono i classici titoli che scorrono davanti ai nostri occhi migliaia di volte. Si tratta di una vera e propria catena di disinformazione scientifica, costituita da notizie sensazionalistiche e ingigantite a proprio piacimento, spesso riprese da fonti non attendibili.
Notizie che, sfociando nell’incredibile, finiscono per convincere tantissime persone della veridicità di questi ‘studi rivoluzionari’. Farsi imbrogliare navigando in Internet o seguendo programmi televisivi è molto facile, così come è all’ordine del giorno credere a cose inesistenti o che sembrano vere, ma non sono tali.
Spesso l’inconsapevole desiderio che qualcosa di sensazionale sia finalmente accaduto (nell’ambito delle cure mediche o delle scoperte scientifiche) ci rendono più vulnerabili e propensi a credere a qualcosa che dovrebbe in realtà suscitare solo dubbi. Ecco che si finisce per credere alle diete più disparate, vegane o vegetariane, alle cure miracolose e a tutte quelle bufale o mezze verità in grado di mettere in dubbio tutto, con una grande leggerezza.
Si procede sulla scia del ‘Mi hanno detto che..‘, ‘l’ho letto lì..‘, ‘lo hanno detto su..‘, senza capire quale è la verità, se ne esiste una e soprattutto di chi ci possa veramente fidare. Non c’è quindi da meravigliarsi se si è sempre più confusi davanti a questo continuo bombardamento di informazioni.
I casi di disinformazione in Italia sono numerosi. Come non ricordare il metodo Stamina (presunto trattamento che sarebbe dovuto essere in grado di trasformare le cellule staminali mesenchimali in neuroni capaci di curare svariate malattie) che ha illuso tantissime persone, bocciato dal ministero della Salute e bollato infine come inconsistente e potenzialmente pericoloso.
Per non dimenticare poi l’ultimo servizio de Le Iene, andato in onda lo scorso 7 maggio, su alimentazione, tumori e altre malattie, in cui il programma ha nuovamente preso nel mirino la dieta vegana/vegetariana e i suoi presunti poteri anti-tumorali, portando a supporto della tesi The China Project. Si tratta di uno studio, considerato da molti esperti ricco di errori, forzature e incoerenze, quindi usato erroneamente per la fruizione di messaggi allarmanti.
E quindi, come è possibile capire i modi e gli approcci per svelare i tentativi di imbroglio? Come possono le persone incompetenti in materia capire la veridicità delle informazioni che percepiscono quotidianamente?
Esiste un gruppo composto da giovani studenti universitari, professori e giornalisti che si è mosso proprio in questo ambito, con il fine di sensibilizzare, ma soprattutto informare su come ci si debba orientare tra scienza e pseudoscienza, tra bufale e verità. Il progetto intitolato “La bufala è servita” è stato promosso da Italia Unita Per La Scienza e andrà in scena in tutta Italia dal 19 al 24 maggio.
Il loro obiettivo è quello di condividere la scienza non solo con gli appassionati o gli esperti in materia, ma anche e soprattutto con chi ne ha paura, con chi non si fida e non sa come comportarsi. Un modo questo per imparare a non allarmarsi davanti alla tv, per capire se chi parla è più o meno competente, per potersi fare una propria opinione davanti a una notizia, salvaguardando in primis la propria salute.