Quando parti, a volte, non sai nemmeno perché lo stai facendo. Ti capita di svegliarti la mattina e di voler prenotare un biglietto aereo. Come il blocco dello scrittore che si sblocca: tu stai camminando di sera per strada e ad un certo punto si accendono i lampioni, e tu vedi tutto meglio. O come quando sei a letto e stai legno un libro e pensi di care capito tutta la storia, poi arrivi all’ultima pagina e ti accorgi di esseri sbagliato su tutto e inizi a fissare il muro silenzioso davanti ai tuoi occhi cercando una risposta mentre chiudo il libro senza nemmeno accorgertene. Anche come quando vedi una serie tv poliziesca e alla fine l’assassino è il tuo personaggio preferito e tu proprio non lo accetti, come hai fatto ad innamorarti di uno che di mestiere fa il cattivo? E poi come quando riguardi le foto scattate dieci anni fa, quando credevi ancora a Babbo Natale e poi una notte di Natale vedi tuo padre portare i regali sotto l’albero e la tua salivazione rimase a zero, nell’indecisione del pianto o dell’indignazione. Ecco, più o meno così viaggiare ti cambia la vita.
Com’è che si dice? Non è tutto rose e fiori. Esatto, nella vita passata su un aereo i fiori assomigliano più o meno a vicini di sedile abbastanza imbarazzanti e le rose, beh, quelle nelle avventure stremanti di quelli che nella vita non sono turisti, ma viaggiatori, proprio non esistono. Perché ditemi se attraversare il mondo con un aereo e capitare vicino ad una persona che nella migliore delle ipotesi sta zitta tutto il tempo ma nel sonno russa o, nella peggiore, parla per tutta la durata del volo raccontandoti la sua vita e quella dei figli, dei nipoti, dei parenti, non è un’esperienza che ti segna per sempre, di quelle catastrofiche. Poi scendi finalmente dall’aereo, tocchi con il piedino stanco e gonfio l’asfalto dell’aeroporto della città appena conquistata e poiché al peggio non c’è mai fine il tuo bagaglio è stato spedito in una città di un altro continente.
Insomma, viaggiare non è una cosa che possono fare tutti, c’è bisogno di pazienza, adattamento, rigore, respiri profondi, calma. Che poi tutto questo per una donna è ancora più difficile. E non perché a una donna manchi il coraggio di mettersi lo zaino in spalla e partire, ma perché per lei la vita on the road appare un po’ più tortuosa. Ma alla fine, diciamolo, la donna torna sempre vincitrice, è solo che il viaggio la stressa particolarmente.
Ecco le cose che deve affrontare una donna, o un gruppo di donne, in viaggio.
1. Rispettare peso e misure dei bagagli
La borsa di una donna peserà anche come se ci fosse la sua vita dentro, ma vogliamo parlare dei suoi bagagli quando è in viaggio? Perché è ovvio che rispettare le regole delle compagnie aeree è praticamente impossibili. L’unico peso è l’unica misura che sono contemplati da una donna sono quelli del suo armadio. Ed è abbastanza complicato far entrare tutto nel bagaglio da stiva, per non parlare di quello da cabina, e allora è chiaro che una donna si torna di fronte ad una delle scelte più difficili da dover affrontare nella vita: che vestiti portare? Quando la valigia si incomincia a riempire, il panico cresce in maniera esponenziale.
Eppure, che strano, ad una donna pare sempre di aver portato il minimo indispensabile, quelle quaranta magliette e diciotto maglioni e sette pantaloni e tre paia di scarpe -un paio sono tacchi, ovviamente,- riusciranno a mala pena a bastarci per tutta la vacanza, di un weekend. Perché una donna gli abbinamenti da fare lì ha già tutti fissati nella testa e quel pantalone nero può andar bene solo con quella camicetta e quel maglione solo con quella gonna. E come poter rinunciare a portare i nostri vestiti preferiti, che poi sono tutti i vestiti, le donne devono ancora capirlo. Per non parlare di quando nel pacchetto aereo non sono previsti bagagli da stiva, e una donna si trova a dover camminare sola fino al gate con un bagaglio 25×55 cm che sta per esplodere.
2. I bagni pubblici
La vera sfida per una donna in viaggio è tornare a casa da sopravvissuta ai bagni pubblici. E poter raccontare le storie di ordinario orrore. Al corpo non si comanda e quando ti scappa, ti scappa. E quindi una donna cerca in tutti i modi di trovare un ristorante, un pub, un bar che almeno abbia l’apparenza di avere un bagno pulito o, quantomeno, che rispetti gli standard minimi di pulizia. Perché nei bagni, uno ci trova di tutto e i nasini distrutti soffrono pesantemente. E tutta la ginnastica che si con le gambe tentando di tenersi in equilibrio precario, quella proprio non ha prezzo. E non sia mai, una donna sfiora con qualsiasi parte del nostro corpo una qualsiasi parte dei quel bagno mostruoso, la pace è finita. Potremmo avere a disposizione tutto il disinfettante del Mondo e potremmo comunque sentire tutti i batteri esistenti entrare nel nostro corpo e lentamente distruggerci. Preferiremmo resistere dodici ore piuttosto che entrare in contattato con quei metri quadri di sporcizia e terrore.
3. Come scattare o farsi scattare una foto
Come mettersi in posa sta tutto scritto in un libro, sì, quello della nostra esperienza. Dobbiamo fare in modo da nascondere la pancetta, sembrare piu alte, metterci sulle punte ma non troppo, cercare di camuffare il doppio mento da troppa cioccolata; dobbiamo cercare di sorridere nelle foto in maniera spontanea, di non sembrare goffe, di metterci un po’ di traverso. I primi piani sono belli ma meglio evitare se non si è al top, una foto a mezzo busto andrà benissimo. Deve vedersi il panorama, insomma, se sei a Londra deve vedersi il Big Ben, se sei a New York deve esserci la scritta Broadway. Se la foto è un selfie la situazione si complica. Il primo piano è inevitabile e la posizione adatta è difficile da trovare. Se il selfie è di gruppo la più bassa si mette davanti, la più alta dietro, cercando di riuscire a scattare una foto che sia più o meno accettabile. Perché uno poi non lo vuole ammettere, ma quelle foto finiranno sui nostri profili social network e essere simili a Claudia Schiffer sarà d’obbligo, o almeno ci proviamo.
4. Il trucco prima di uscire dalla stanza
Dietro l’angolo non c’è la sorpresa, o meglio, sì, c’è ma ha l’aspetto dell’uomo dei nostri sogni. Perché non importa quanto una donna sia lontana da casa, in viaggio penserà sempre di poter trovare l’amore è di tornare in patria con l’anello di fidanzamento al dito. E quindi, il binomio imperfetto acqua e sapone in viaggio è proprio evitato. Il nostro beauty case assomiglia a quello di uno che il truccatore lo fa per professione e dopo esserci piazzate davanti ad uno specchio iniziamo a truccarci, senza esagerare, prendendoci tutto il tempo di cui abbiamo bisogno: circa una mezz’ora. Lo specchio, quel grande nemico. Perché si potrebbe pensare che lo specchietto da borsa sia sufficiente a darci una guardatina ogni tanto durante la giornata per vedere se siamo tutte in ordine, eppure lo specchio che ci portiamo dietro ha più o meno le misure di un televisore al plasma. Ma comunque non ne abbiamo mai abbastanza. Lo specchietto, per quanto grande possa essere non sarà mai all’altezza di uno specchio intero. Alzi la mano chi non è mai entrata in un negozio solo per specchiarsi tutta.
5. Il concetto di comodità al femminile
“Ma sì, ti metti una tuta per stare comoda”. Ecco, quello che nessuno deve dire ad una donna che viaggia. La comodità ha la stessa forma di un jeans stretto e a vita alta. Le scarpe poi, vivono in un mondo a parte. A fine vacanza ci condiamo anche quei due giorni di tregua con scarpe da ginnastica, ma i primi giorni sono un film dell’orrore. Scarpe comode non le abbiamo, o se le abbiamo non ci piacciono. Quelle che dovrebbero essere più comode ti lasciano dietro la caviglia gli stessi segni di uno squalo tigre. Le uniche scarpe che contempli hanno il tacco e se pure è basso, sempre tacco è. E quindi noi, esserci umani stoici dal primo momento di vita, soffriamo in silenzio mentre moriamo dentro perché le scarpe devono essere belle, non comode.
6. Il senso dell’orientamento
Mentre in un gruppo di donne in viaggio ci si litiga per il titolo di leader, si procede in lungo e in largo per città con un senso dell’orientamento perfetto. Più dei nomi delle strade, ci aiutano a muoverci per città sconosciute i negozi. Punti vitali di riferimento sono le vetrine addobbate che incontriamo. Perché se davanti agli occhi ci capitano vestiti da sogno e luccichii vari, sappiamo ritornare in quel posto in ogni momento.
7. Quando la vacanza si trasforma in in accademia militare
Con le donne non si scherza, il rigore è la prima cosa. Se pure ci mettiamo mezz’ora a truccarci, la nostra sveglia suona con i primi raggi di sole. Ci alziamo dal letto presto perché la città deve essere vissuta in tutte le sue parti. Non si perde tempo, al massimo, solo per prendere caffè. Arriviamo a mezzogiorno e abbiamo già preso il quarto caffè della giornata, ma non ci spaventa. I battiti accelerati stanno al passo con le nostre gambe veloci. Tutti quelli che sono (s)fortunatamente venuti in vacanza con noi si troveranno in una specie di accademia militare e più che un viaggio rilassante sarà una punizione.
8. Ricerche culinarie ossessionate su tripadvisor
Se c’è un ristorante dove non si può non mangiare, una cioccolateria storica o un bar da letteratura noi lo sappiamo da prima. Ossessionate dalle recensioni di altri viaggiatori, controlliamo costantemente i pareri di chi è venuto prima di noi per sapere cosa ne pensa il mondo su un posto o su un altro. Una donna sa perfettamente cosa mangiare e dove farlo, se i punteggi sono negativi mette una croce nera, se sono positivi magari ci fa un pensierino.
Quelle che le donne sanno, lo dimostrano in quei giorni in cui sono fuori casa.