Le tate reali hanno avuto un ruolo molto più complesso di quanto si potrebbe immaginare. Non erano soltanto figure affettive che accudivano i bambini delle monarchie: spesso divenivano confidenti, educatrici, custodi di segreti di corte. La loro influenza, silenziosa e costante, poteva riflettersi non solo sul carattere e sull’educazione dei futuri sovrani, ma persino sulle decisioni politiche che questi avrebbero preso da adulti.

Come scrive lo storico David Starkey, “la stanza dei bambini reali era, in fondo, un laboratorio politico”: ciò che accadeva lì dentro poteva riverberarsi nei destini delle nazioni.

Le tate reali nel Medioevo e Rinascimento: le balie come madri “di corte”

Nelle corti medievali e rinascimentali era rarissimo che le regine allattassero i propri figli. Per ragioni di prestigio o salute, erano le balie a occuparsi dell’allattamento e dei primi anni di vita dei principi.

Molte di queste donne provenivano da famiglie nobili minori, ma altre erano semplici contadine scelte per la loro robustezza e salute. Non di rado, una balia che si distingueva per fedeltà e affetto veniva ricompensata con terre, doti per le figlie o titoli onorifici, creando un legame che poteva durare tutta la vita.

Un esempio significativo è quello di Elisabetta I d’Inghilterra. Dopo la morte della madre, Anna Bolena, la bambina fu affidata a una governante di fiducia, Katherine Ashley, che le fece da figura materna, ma anche da mentore culturale e morale. Non era solo una balia, ma una vera e propria “lady mistress”, con il compito di forgiare il carattere della futura sovrana.

Età Moderna: tra Versailles e San Pietroburgo

Nel Seicento e Settecento, le figure delle governanti reali acquisirono un ruolo quasi istituzionale. Alla corte di Luigi XIV, le gouvernantes des enfants de France erano dame di alto rango incaricate di crescere i principi e le principesse. Non si trattava più solo di cura fisica, ma anche di educazione nelle buone maniere, religione e comportamento di corte. Madame de Montausier, una delle governanti del giovane Re Sole, era così rispettata da sedere accanto ai ministri durante alcune cerimonie.

Anche i Romanov in Russia affidarono i loro figli a più tate, spesso straniere. La zarina Alessandra, moglie di Nicola II, preferì balie e governanti inglesi per le sue figlie, introducendo così usi occidentali a corte. Le tate inglesi insegnavano non solo la lingua, ma anche un modo diverso di concepire l’infanzia: più affettivo e meno rigido rispetto alla tradizione russa.

Età Contemporanea: tra affetto, scandali e memoria

Con l’Ottocento e il Novecento, le tate diventarono figure sempre più visibili, protagoniste di legami fortissimi e, a volte, di scandali che segnarono la memoria pubblica.

La Regina Vittoria ebbe con con la governante tedesca Louise Lehzen un legame talmente profondo da suscitare l’ostilità della madre e dei consiglieri. Lehzen la incoraggiava a essere indipendente, a leggere, a fidarsi del proprio giudizio: un’impronta che segnerà il carattere della futura sovrana.


La Regina Elisabetta II, da bambina fu accudita da Clara Knight e, successivamente, dalla celebre Marion Crawford, detta “Crawfie”. Crawford si affezionò enormemente alle principessine Elisabetta e Margaret, ma nel 1950 pubblicò un libro, The Little Princesses, che rivelava dettagli intimi sulla vita reale. La famiglia lo considerò un tradimento, e la donna fu allontanata: ma il testo resta una fonte preziosa e vivida sulla giovinezza della futura regina.


I figli della Principessa Diana, William e Harry ebbero più tate, ma la figura di Tiggy Legge-Bourke spiccò per la sua vicinanza affettuosa ai ragazzi. Il suo legame, però, fu anche fonte di tensioni, con accuse di gelosia da parte di Diana e sospetti alimentati dalla stampa. La tata diventò, suo malgrado, parte della narrazione mediatica della famiglia reale. Ad una festa pare che Lady D le si avvicinò e si dichiarò dispiaciuta, ad alta voce, che la donna avesse perso il bambino, Lady Diana infatti sospettava che la tata fosse incinta del principe Carlo.

Non solo custodi: la politica silenziosa delle tate

Dalle balie medievali alle governanti moderne, le tate reali non furono mai semplici custodi.

Hanno insegnato lingue e religione,

trasmesso valori morali e culturali,

offerto affetto e stabilità a bambini spesso circondati da rigidità e intrighi di corte.

In certi casi, hanno svolto un ruolo quasi politico, influenzando caratteri destinati a diventare sovrani. Il loro era un potere silenzioso, invisibile agli occhi del mondo, ma radicato nei cuori dei principi e delle principesse: e forse proprio per questo, più duraturo di molti proclami ufficiali.