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La pillola anticoncezionale è, da sempre, uno dei metodi contraccettivi più sicuri per quanto riguarda i rapporti sessuali: il suo indice di Pearl – che indica il numero di gravidanze verificatesi in cento donne in un anno – è inferiore a 1, come per il cerotto, la spirale e l’anello vaginale. Infatti, più basso è l’indice e più è efficace la tecnica utilizzata per prevenire gravidanze indesiderate.

Sebbene la possibilità di rimanere incinta è pari all’1%, assumendo la pillola ci possono essere effetti indesiderati: vomito, nausea, aumento di peso e sbalzi ormonali che provocano cambiamenti sia sulla libido che sull’umore. Problemi questi che non sono così gravi e fastidiosi, a meno che la donna non si trovi in una situazione di sovrappeso, abbia problemi di circolazione e pressione, fumi e abbia il colesterolo abbastanza alto.

Alcune donne, però, con la pillola hanno constatato problemi di ansia e di depressione: tutto ciò potrebbe essere legato al fatto che, a causa degli ormoni contenuti al suo interno, questo metodo contraccettivo comporta delle variazioni neurologiche, in particolare l’assottigliamento di due regioni celebrali.
A svelarlo è uno studio condotto dall’UCLA – University of California – di Los Angelese proprio sulla pillola anticoncezionale e pubblicato successivamente sulla rivista Human Brain Mapping. Sono state analizzate 90 donne: 44 di esse usavano la pillola, mentre le altre non facevano uso di nessun metodo contraccettivo.

I risultati della ricerca rivelano che le due regioni del cervello – la corteccia orbitofrontale laterale, che regola le emozioni, e la corteccia cingolata posteriore, che regola la capacità di decisione – erano più sottili in quelle 44 donne che stavano assumendo la pillola in modo giusto e costante.
Per capire se queste variazioni siano permanenti o meno servirebbe, però, fare degli studi più approfonditi. Prima di tutto il campione di donne dovrebbe essere più alto e, seconda cosa, bisognerebbe capire se la pillola sia la vera causa di questi problemi in quanto lo studio dell’UCLA mette in evidenza solamente il fatto che tra i due c’è una forte correlazione.