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Quello della violenza contro le donne -purtroppo- è un fenomeno diffusissimo. I dati sono sconcertanti: secondo l’Istat sono 6 milioni 788 mila le donne che, tra i 16 e i 70 anni, hanno subito violenze fisiche e sessuali durante tutto l’arco della loro vita. E anche i numeri riguardanti le violenze psicologiche e i casi di stalking non sono da meno: 3 milioni e 466 mila donne sono state vittime.

In questi casi di violenza, sia fisica che psicologica, è importante non restare da sole, ma parlarne con qualcuno che possa aiutare ad uscire da questo brutto buco nero che sembra non avere nessuna via di scampo. Per venire incontro a queste donne è nata SVS Donna Aiuta Donna Onlus: Blog di Lifestyle ha intervistato quest’importante associazione proprio in occasione della Giornata contro la violenza sulla donne.

Credits photo: www.svsdad.it
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Siete un’associazione che aiuta e sostiene le donne vittime di violenze. Cosa fate di concreto per aiutarle?

La nostra associazione è nata nel 1997 per affiancare il Soccorso Violenza Sessuale e Domestica della Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico, nel sostegno e aiuto alle vittime di violenza e maltrattamento, attraverso aiuti concreti. Ancora oggi i 22 avvocati specializzati sulla violenza di genere, che collaborano con l’associazione, offrono alle vittime la consulenza e l’assistenza legale sia civile che penale, 365 giorni all’anno. Inoltre SVS DAD ONLUS sostiene le donne nel percorso di uscita dalla violenza, attraverso i percorsi psicologici, l’orientamento al lavoro, la ricerca di una nuova abitazione.

Seguite un percorso simile per tutte? Secondo i dati ISTAT del 2014 circa il 10% delle donne subiscono violenze prima dei 16 anni. È più difficile aiutare loro?

Il percorso va definito insieme alle assistenti sociali e psicologhe che hanno preso in carico la donna e deve essere ritagliato ad hoc rispetto alla specifica situazione. Le minori in quanto tali sono soggetti più deboli, ma possono essere sostenute, anche attraverso il lavoro di rete con i servizi presenti sul territorio specializzati sui minori.

Si parla tanto di violenza fisica, ma anche quella psicologica è molto frequente. I problemi che sorgono nei due casi sono differenti?

Innanzitutto quando c’è la violenza fisica, è sempre presente anche la violenza psicologica. Certamente quest’ultima è più difficile da identificare da parte della stessa vittima, che spesso tende a sottostimarla o a colpevolizzarsi, facendo maggiore fatica a chiedere aiuto. Molto spesso le donne ci chiedono aiuto dopo aver subito maltrattamenti per anni, solo quando sono costrette, da un trauma fisico, a rivolgersi a un pronto soccorso.

Dopo un percorso insieme a voi, per le donne é possibile ricominciare a fare la stessa vita di prima? E, soprattutto, a fidarsi delle persone?
Si certo, tornare a una vita “normale” è possibile, ma il percorso è molto lungo e complesso e richiede il sostegno di tutti gli operatori che seguono la donna. Anche il fatto di fidarsi ancora è legato al percorso psicologico che sosterrà la donna.

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In occasione della Giornata contro la violenza sulle donne che cosa avete organizzato?

Quest’anno stiamo realizzando diversi incontri con i giovani delle scuole superiori di Milano, proseguendo il progetto “Amore non è violenza” che abbiamo organizzato con la Rete Antiviolenza del Comune di Milano e saremo quindi in una di queste scuole per discutere con i ragazzi su questo tema. La sera del 24 novembre saremo inoltre presenti alle ore 20,30, presso l’Auditorium di Milano Fondazione Cariplo Largo Mahler in corso San Gottardo, al concerto “FRAMMENTI DI BELLEZZA” organizzato in occasione della giornata del 25 novembre.

Purtroppo, però, sembra che ci si ricordi di questo problema solo il 25 novembre. Cosa si può fare per non ridurlo ad una semplice giornata? Voi cosa fate per sensibilizzare l’opinione pubblica?

Noi siamo impegnate tutto l’anno nel lavoro di diffusione dell’informazione e della conoscenza del fenomeno, che è fondamentale per prevenire e contrastare la violenza contro le donne. E’ necessario diffondere una cultura diversa dei rapporti tra uomini e donne e dei rapporti affettivi in generale, una cultura basata sul rispetto di sé e dell’altro, sull’accettazione delle differenze e sul dialogo. E’ quello che cerchiamo di fare con gli interventi nelle scuole, con le campagne di sensibilizzazione, con il lavoro di rete sul campo insieme agli altri soggetti pubblici e privati impegnati su questo tema.

Ci si concentra soprattutto sulla violenza sulle donne, ma voi vi occupate anche di bambini e uomini. I percorsi che svolgete insieme a questi ultimi sono differenti?

In quanto centro antiviolenza, ci occupiamo di uomini solo quando sono loro le vittime, ma bisogna dire che in tutti questi anni di lavoro i casi sono stati veramente una minoranza. In ogni caso il percorso è sempre tarato sul caso specifico.
Per seguire i bambini facciamo riferimento a professionisti e a servizi specializzati sui minori.