Ci svegliamo e la prima cosa che facciamo è afferrare lo smartphone, illusi che in quelle poche ore di sonno qualcosa sia cambiato. È il nostro mezzo per essere in più posti contemporaneamente, per parlare con più persone, per dare voce ai nostri pensieri sui social.
È sempre più una protesi, un prolungamento indispensabile del nostro braccio, in grado di fare svariate cose, ma una più di tutte: distrarci.
La morte della conversazione: è questa la denuncia alla società di un giovane fotografo britannico, Babycakes Romero. Persone comuni, presenti le une alle altre solo fisicamente, perché distratte dallo schermo luminoso dello smartphone. Ovunque, alla fermata del tram, al ristorante, al parco.
E le sue foto, pubblicate sul sito Bored Panda, sono state inserite proprio in un articolo intitolato: “La morte della conversazione”.
Niente più confronti, opinioni, ascolto, ma soprattutto presenza e vicinanza: la socialità si è ridotta drasticamente per alimentare quelle versioni virtuali e ostentate di noi stessi, che lasciamo lì sul web.
Dunque, un progetto che sensibilizza, quello di Romero, ma soprattutto che fa riflettere. Quanto ascoltiamo chi ci è accanto? Quanto lo guardiamo? Orientiamo mai i nostri pensieri dalle notifiche di Facebook alle domande di chi ci è realmente accanto?
Le risposte deluderebbero le aspettative di molti, presenti e passati.
Spegniamo lo smartphone, accendiamo testa e cuore.