Siamo portati a pensare che l’insalata pre-imbustata, già lavata e pronta da mangiare, sia la scelta migliore da fare: un pasto sano, veloce e nutriente. Eppure, gli esperti in fatto di alimentazione ci mettono in guardia: non solo le insalate pre-imbustate contengono una considerevole percentuale di un disinfettante chiamato clorina, ma – conservate in ambienti modificati – perdono anche le loro proprietà nutritive.
A lanciare l’allarm Diversi mesi fa, la scrittrice inglese Joanna Blythman: nel suo libro ‘Ingoia questo: i più oscuri segreti dell’industria alimentare’, l’autrice gettava luce sui processi di trasformazione dei prodotti alimentari messi in atto dalle grandi aziende. Il suggerimento della Blythman era dunque quello di lavare di nuovo le foglie delle insalate in busta, ma anche di quelle già pronte da consumare: in quest’ultimo caso, infatti, pare che l’acqua usata per disinfettarle contenga anche degli acidi della frutta aggiunti per impedire lo sviluppo di batteri. La clorina, nello specifico, è un disinfettante che porta l’insalata a perdere le sue proprietà nutritive, senza considerare la quantità di enzimi e vitamine artificiali, come là vitamina E ricavata addirittura dal petrolio.
Anche in Italia, Mauro Serafini, ricercatore del Crea e responsabile del laboratorio Alimenti e prevenzione stress metabolico, ha recentemente informato la stampa che all’oggi “Manca una sperimentazione aggiornata in grado di misurare l’apporto nutrizionale dei due tipi di prodotti, l’insalata fresca e l’insalata pre-imbustata, sull’uomo. L’unico studio risale al 2002 e fu condotto da un gruppo di ricercatori dell’allora Inran, l’Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione, e pubblicato sul British Journal of Nutrition“.
La ricerca aveva preso in esame 11 persone, a cui era stata data da mangiare della lattuga fresca e, dopo tre giorni, la stessa lattuga conservata in ambienti modificati. “Le rilevazioni avevano accertato che con la lattuga conservata in atmosfera modificata – dice Serafini – non si verificava alcun aumento di vitamina C, carotenoidi e flavonoidi, tutte sostanze bioattive ad azione antiossidante che invece venivano rinvenute negli stessi volontari dopo l’ingestione di lattuga fresca, con il conseguente miglioramento delle potenzialità che molto spesso sono la ragione di consumo della verdura“. Sostanzialmente, secondo lo studio, è proprio la conservazione in atmosfera modificata a far perdere i valori nutritivi e antiossidanti, non permettendo alle insalate di ‘respirare’.
La Blythman stessa già aveva asserito, del resto, che il cibo la cui etichetta recita ‘imbustato in atmosfera protetta’, in realtà è stato ‘gassato’ in atmosfera modificata, così da posticiparne la data di scadenza. In più, stando ai dati raccolti dalla Health Protection Agency britannica nel 2007, i cibi pre-imbustati, e soprattutto le insalate, possono causare patologie come l’Escherichia coli e la salmonella, i cui batteri sono quasi impossibili da abbattere completamente.