La maternità surrogata, meglio conosciuta come la pratica dell’utero in affitto, è perfettamente legale in tantissimi Paesi al di fuori dell’Italia. Sappiamo che molte coppie sterili si rivolgono a donne che per denaro, sono disposte ad affrontare una gravidanza ed un parto e a cedere il nascituro, molto spesso fecondato con il seme dell’uomo della coppia. La pratica è anche seguita da coppie omosessuali che trovano nella maternità surrogata l’unica via per diventare genitori naturali di un bambino.
Alcune coppie desiderose di un figlio preferiscono non avventurarsi nel doloroso iter dell’adozione e se dispongono di denaro a sufficienza la cosa più semplice da fare è viaggiare verso quei paesi dove la maternità surrogata è legale e soprattutto dove il livello di povertà è ancora molto alto e la gente locale, soprattutto le donne, sono purtroppo disposte a tutto per poter sopravvivere, anche ad affittare il proprio utero.
Per queste ragioni, in India uno dei paesi dove il settore dell’utero in affitto è in continua crescita ed espansione, hanno deciso di limitare questa pratica e il turismo interessato che ne deriva. La Corte Suprema ha infatti emanato una serie di disposizioni per impedire alle coppie straniere di venire nel paese ed usufruire di questa pratica. Solo coppie indiane regolarmente sposate, e con problemi di fertilità, potranno ricorrere alla maternità surrogata.
In un settore così importante, la regolamentazione diventa fondamentale, per la tutela sia delle coppie disperate alla ricerca di un figlio sia per impedire lo sfruttamento di donne disperate.