Possibile che qui il cellulare non prenda? Non c’è segnale!
Se l’avete esclamato spesso, potreste essere affetti dalla nomofobia, la sindrome da no mobile.
Sono stati gli inglesi a catalogare la dipendenza da smartphone come una vera e propria malattia, in ascesa negli ultimi anni. Ad essere colpiti giovanissimi e non solo, tutti alle prese tra notifiche, email, sms, chiamate: controllare il cellulare e rendersi conto di non essere raggiungibili è sempre più motivo di ansia e agitazione.
Per gli affetti da nomofobia la scena si ripete di frequente: ci si sposta verso una finestra, una porta sperando che magari lì ci sia almeno una tacchetta sul nostro smartphone. Perchè nell’epoca 2.0 dobbiamo essere sempre raggiungibili in qualsiasi luogo e in qualsiasi momento.
E anche le email di lavoro non possono più aspettare in un continuo confondersi con il tempo libero di bisogni e priorità. Pensiamo di non poterci permettere di ignorare il cellulare ed essere sempre rintracciabili è il nuovo must.
In Italia sono soprattutto i milanesi ad essere dipendenti dallo smartphone: a dirlo è uno studio condotto dalla catena di hotel di lusso Boscolo Hotels, in collaborazione con l’Associazione “Donne e Qualità della vita”.
Si stima in media che i milanesi passino fino anche a 2 ore al giorno attaccati allo smartphone, seguiti dai torinesi, con un’ora e quaranta circa di connessione,subito dopo i fiorentini con un’ora e mezza. Di contro a L’Aquila sono solo quaranta i minuti totali al giorno, a Catanzaro 35 e ultimi i molisani, con una media di mezz’ora al giorno di connettività a Campobasso.
Smartphone mania, quindi, che in Italia risulta in crescita: due terzi degli italiani hanno almeno uno smartphone in casa, contro il 49% dello scorso anno. Rispetto al 2013, aumenta il numero di persone che ogni giorno accede dal cellulare a internet e quindi a social network e whatsapp.
Ma senza un cellulare cosa accadrebbe? L’85% degli intervistati ha risposto che senza si sentirebbe pù solo, il 62% che così lavorerebbe di meno, il 45% avrebbe una vera e propria crisi di astinenza e il 28% attacchi di panico. Solo il 6% dichiara di non essere dipendente.
Fonte ansa.it