Abbiamo un pregiudizio nei confronti dei “dieci minuti“. Li snobbiamo per paura che non bastino, ma in realtà possono durare a sufficienza. Q.b. come lo zucchero a velo nella ricetta del ciambellone. 600 lunghi e dolci secondi. Perché insomma, in dieci minuti ci si può piastrare i capelli, si possono ritrovare le chiavi di casa perse la sera prima, si può fare un parcheggio in retromarcia in una manciata di manovre, come piace a noi donne. In dieci minuti si può fare l’amore. Quello perfetto, quello che basta e avanza, se lo sai fare.
Secondo gli esperti della Society for Sex Therapy and Reserch statunitense, è proprio questa la durata ideale per un rapporto intimo. Wait, wait: coccole escluse. Un’equipe di cinquanta studiosi ha preso in esame, negli ultimi anni, le prestazioni sessuali di centinaia di coppie, che avevano lamentato problemi circa la durata dei loro rapporti. Ma gli scienziati sono riusciti a dimostrare come il picco della passione ci sia proprio nei primi dieci minuti del coito. Non un minuto di più: dopo potrebbe verificarsi l’effetto “ora di greco al liceo classico”. Dunque, un sapiente utilizzo di questi dieci minuti, potrà farvi rasentare la perfezione scientifica a letto: ché alla fine scorrono in fretta, ma non vuol dire che siano pochi. Dieci minuti tra le lenzuola non volano mica come dieci minuti in attesa del proprio turno alla posta.
Così per il sesso perfetto bastano dieci minuti, ma per il resto non basta una vita. Per quello ci vogliono somme infinite di dieci minuti. Ma a me più della perfezione piace la realtà: e allora non voglio il sesso perfetto, voglio l’amore vero, reale, quello che come viene viene, ma sempre benissimo. Quello che mica inizia al “minuto uno” e finisce al “minuto dieci”: piuttosto inizia quando apro gli occhi e finisce quando li chiudo. Ammesso che non me li faccia riaprire.
Ma già ci vedo tutti lì, a cronometrare l’incronometrabile.