credits: Repubblica.it

A Bruxelles anche l’asfalto soffre. Ci sono delle scritte che ti rimangono nel cuore, altre che, poi, vengono proprio da lì. Come quelle parole dette, gridate, soffocate, di libertà. Poter conoscere una vita ancora da vivere e poterlo fare liberamente, è la speranza di tutti, fin dal primo giorno in cui apriamo gli occhi alle luci del sole. “Che pena, sperare, intendo”, diceva uno che ha cambiato qualche vita e che ha fatto un po’ di storia. Sperare di vivere, sembra così facile. Eppure fa pena, chi spera in qualcosa di impossibile. In un mondo ben al di sotto della semplice umanità, vivere non è permesso a tutti.

Perché se una mattina qualcuno si alza e si veste di esplosivi per creare terrore, tu devi smettere di sperare di vivere, perché tanto la tua vita finisce qui. E fa pena, sì, chi spera che il Mondo sia ancora all’altezza di quell’ultima umanità persa. Privati di ogni dignità, che non a caso fa rima con libertà, respiriamo accentando che la nostra vita valga una cintura esplosiva o una bomba lanciata su folle di uomini.

Oggi le strade di Bruxelles hanno retto i piedi di chi il fuoco delle esplosioni lo ha dentro, divorato da qualche ossessione religiosa che ha davvero poco a che vedere con l’amore e la salvezza eterna. Le stesse strade che poche ore più tardi si sono macchiate di colori luminosi di gessetti spezzati, impugnati da mani stanche di chiedere di vivere in pace.

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Se la libertà deve essere richiesta allora il Mondo ha proprio fallito. “Freedom, Love, Bruxelles”. Il cemento di Place Fontainas e di Gran Place urla richieste disperate di libertà e di pace. Vivere in pace e poterlo fare liberamente, dovrebbe essere così semplice che non andrebbe nemmeno discusso. Ma, evidentemente, 2016 anni di storia non ci hanno fatto da maestri.

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“Unis contre la haine”, uniti contro l’odio, contro il terrorismo, contro le morti inspiegate. Quanto ancora siamo disposti ad esistere mentre ci viene negata anche la libertà? Perché la gente, fuori dalle nostre stanze, porti sicuri della noncuranza e dell’indifferenza, sta morendo e sta morendo ogni volta di più. Non si tratta di morti più morti di altri, tutte le vite hanno lo stesso valore, in ogni angolo della Terra. Le scritte sull’asfalto, pronto a versare lacrime di gesso colorato, sono l’ultimo tentativo disperato di aiuto a chi, magari, può aiutarci ad uscire da questo che ha tutto l’aspetto di essere l’Inferno. Gridiamo per essere liberi, aggrappati a quell’ultimo pezzo di umanità che ci è rimasto.

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