domenica, 19 Maggio 2024

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Nuovi semafori a Londra per festeggiare il Pride Festival 2016

Nuovi semafori a Londra per festeggiare il Pride Festival 2016
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“Una delle cose più grandi di questa città sono le nostre differenze e ogni londinese dovrebbe essere orgoglioso di questo”

Risuonano imponenti le parole del sindaco di Londra Sadiq Khan in merito al Pride Festival 2016.

Dal 10 al 26 Giugno si è tenuto proprio a Londra il Pride Festival, un susseguirsi di eventi per manifestare la libertà di amore e di amare. Proprio in occasione dell’evento sono stati inaugurati nella centralissima Trafalgar Square dei semafori pedonali molto, ma molto, particolari.

Trafalgar Square è il punto di arrivo della magnifica e coloratissima parata conclusiva del festival, che inonda le strade di Londra di migliaia di persone, e proprio qui per un po’ di tempo non si vedrà più il solito omino verde, magro e solitario in procinto di attraversare la strada, ma saranno presenti due innamorati che si tengono per mano. Due uomini, due donne o un uomo e una donna uniti da un cuore sono i protagonisti e i simboli della comunità Lgbt.

Nuovi semafori a Londra per festeggiare il Pride Festival 2016
gay.it

Ancora oggi ricordiamo, e per molto tempo ancora ricorderemo, il massacro avvenuto ad Orlando in un locale gay, dove molti ragazzi hanno perso la vita perché è stato messo in discussione il loro modo di amare. Sadiq Khan ricorda proprio le famiglie con queste parole “Sono molto orgoglioso della nostra comunità Lgbt e non vedo l’ora di lavorare a stretto contatto con loro come sindaco. I nostri pensieri e le nostre preghiere sono rivolte ancora alle famiglie e agli amici delle vittime del recente terribile attacco a Orlando”.

Nuovi semafori a Londra per festeggiare il Pride Festival 2016
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I nuovi semafori a Londra, oggetti che passano inosservati diventano un simbolo forte di libertà e di unione allo stesso tempo, sono un’iniziativa che spinge la città e tutti i suoi cittadini ad essere ospitali e tolleranti. Ci ricordano che non bisogna imporre un’idea ma è l’amore che ci spinge verso la giusta direzione.

Madre del riso di Rani Manicka

Buongiorno a tutti amici lettori, ho terminato di leggere Madre del riso e come promesso ne parliamo subito perché è un gran bel libro.

Dal punto di vista narrativo vi dico subito che è molto piacevole a leggersi, scorrevole, delicato, mai noioso e con una grande capacità di farci immergere negli scenari e nelle vicende vissuti dai protagonisti. Da un altro punto di vista, quello dei contenuti, ci può far molto riflettere sui legami che abbiamo con i nostri familiari, su alcune tragedie che si ripercuotono sulle vite di ciascuno, sui rapporti che in intratteniamo con amici, mariti e con i nemici addirittura.

Madre del riso: la storia

Dunque la protagonista è Lakshmi ma il libro consiste in spezzoni di narrazioni degli altri protagonisti (generi, nuore, figli, nipoti) così si ha l’esatta dimensione di come ognuno vive i fatti narrati. Dicevamo, la storia si apre con il nostro personaggio principale che è solo una bambina che vive in un luogo bellissimo la sua spensierata infanzia inconsapevole della sua bellezza, servita e riverita dalla madre, senza percepire la mancanza di un padre che non si è mai curato di loro. Siamo agli inizi del novecento e questa storia inizia nella lussureggiante isola di Ceylon, nello Sri Lanka.

Raggiunta un’età “valida”, quattordici anni, sua madre decide che è ora che stia al riparo dagli sguardi indiscreti che si comporti come si addice ad una signora e soprattutto che sposi un uomo molto ricco. E fin qui niente di nuovo. L’uomo ricco non arriva a tardare e precisamente una sua parente. E indovinate un po’?Ha trentasette anni, è brutto ed è vedovo con due figli e lei, Lakshmi, certamente non lo ha mai veduto. Viene valutata come una merce e si decide che il matrimonio si farà. Stabilita la dote, fatti i festeggiamenti la sposa deve partire per seguire il marito a Pennang, in Malaysia, un villaggio molto povero con una popolazione per lo più fatta di cinesi che spaventa abbastanza la ragazzina con i suoi usi e costumi così differenti.

Una volta giunta a destinazione tutto diventa chiaro, lei e sua madre sono state ingannate. Lui, Ayah, non è affatto ricco ma vive in una minuscola catapecchia, mentre i suoi figli li tiene la zia e con questa scusa si fa mandare del denaro. Denaro che non c’è perché in realtà la maggior parte arriva dai creditori che vengono a riscuotere non appena lui riceve lo stipendio.

In fin dei conti è un uomo molto buono e paziente ma con le mani bucate è così la nostra protagonista si trovar a dover far fronte ad una povertà inaspettata. Si rimbocca le maniche e dal nulla tira fuori un orto, un senso acuto per gli affari e mette via un bel gruzzolo. Riesce a rendere ospitale la piccola casa, cucina dei pranzi da re (vi posterò la ricetta del Sambal prima o poi) e fa amicizia con la schiava cinese, Mui Tsai, di un vicino molto ricco e molto singolare. Questa ragazza diventerà la sua migliore amica ma Lakshmi finirà per vedere in lei una minaccia scoprirete perché leggendolo…

Che ve ne pare? Io dico che ne rimarrete anche voi incantati. Acquistatelo appena ne avete l’occasione o cercatelo nella vostra biblioteca!

Madre del riso: Chi è Rani Manicka?

E’ una scrittrice malese, residente in Inghilterra, laureata in economia, ha pubblicato altri due volumi: l’amante giapponese ed i fiori del tempio.

Social, come sta cambiando il mondo della rete

10 segnali per scoprire se sei dipendente dai Social Network
facebook

C’è un trend nuovo, pericoloso e inquietante, per quanto riguarda i social network, italiani e non solo. Un trend fatto di discussioni e parole chiave, di insulti e minacce a volte, di scambi e di impressioni all’apparenza neutri ma che sfociano spesso nel volgare, nell’intimidatorio. 

Il progetto romano

Lo ha dimostrato il Center of Data Science and Complexity dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” che ha deciso di porre sotto la lente di ingrandimento oltre 100 milioni di profili. L’obiettivo? Semplice ma allo stesso tempo all’avanguardia: misurare il livello di odio dei nostri social. In particolare si guarda alla Legge di Godwin, avvocato statunitense che negli anni Novanta ha formalizzato questa teoria secondo la quale le dinamiche dei commenti sulle bacheche virtuali sono portate per forza a degenerare, a snaturarsi, a guardare all’eccesso, all’estremo. In poche parole: basta che una discussione online sia sufficientemente lunga che verrà chiamato in causa il nazismo oppure Hitler. 

La legge di Godwin nel pratico

“La legge di per sé è al limite dell’ovvio. In una stanza che si affolla di persone, le probabilità che si incontri qualcuno esacerbato diventa certezza su base statistica – ha spiegato ai microfoni di Repubblica Matteo Cinelli, il curatore del progetto ed esperto di ingegneria gestionale – Ciò che è meno evidente sono le modalità con cui la legge di Godwin tende a manifestarsi, ovvero se esistono delle molle precise e un tempo medio per la comparsa dell’accusa di nazismo, che è un termine con un valore semantico perfetto per uno scontro verbale da tastiera. Soprattutto se tali variabili cambiano secondo la piattaforma e l’argomento. Studiare una tale dinamica speriamo possa portare ad avere un metro accurato per misurare il livello di tossicità di singoli social network”. 

Che sia quindi un gruppo di giochi o di gambling, i cui numeri sono incredibilmente in aumento, o che si parli di sport o di cibo, i due argomenti che, stando alle indagini di mercato, raccolgono le più alte interazioni tra gli utenti, la tossicità verrà a galla. L’obiettivo del progetto dell’Università romana è capire la ricorrenza di certe parole e il tempo necessario alla loro comparsa, in maniera tale da capire se un social è più “odioso” degli altri. Facebook, Twitter, Instagram, TikTok ma anche Reddit, YouTube, Gab, tutti sul banco degli imputati. Vediamo chi la scamperà, alla fine. 

In due si mangia per tre: il matrimonio provoca aumento di peso

Mettiamo nove paesi europei, aggiungiamo il lavoro di un equipe di ricercatori dell’Università di Basilea e del Max Planck Institute for Human Development e un pizzico di GfK: il risultato non sarà una ciambella bigusto, ma il fatto che se ne mangiano di più dopo il matrimonio. Infatti, cosa hanno scoperto? Che le coppie sposate, in media, mangiano qualitativamente meglio dei single, ma hanno anche un peso significativamente più consistente. Come è possibile? Vi è un’unica risposta: fanno meno sport.

I risultati, che sono stati pubblicati sulla rivista Social Science & Medicine, fanno il solletico a quei numerosi studi che hanno dimostrato che il matrimonio fa bene alla salute. I ricercatori hanno difatti confrontato il rapporto tra stato civile e indice di massa corporea, che può essere un fattore di rischio per malattie croniche come il diabete o disturbi cardiovascolari, attingendo da un campione di dati trasversali di 10.226 intervistati tra Austria, Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Polonia, Russia, Spagna, e Regno Unito, per la prima volta in questi nove paesi. E l’attenzione dei ricercatori non si è focalizzata non solo sulle coppie sposate, ma anche sulle coppie conviventi.

Le differenze nel paragone possono sembrare piccole, ma sono significative. In una donna media, alta 165 cm o un uomo medio, alto 180 cm, vi è una differenza di peso di circa 2 kg, prendendo in considerazione status socio-economico, l’età e la nazionalità. L’unico scopo dello studio è dunque quello di dimostrare come fattori sociali possono influire sulla salute, danneggiandola.

L’unica soluzione, scherzosamente, sarebbe quella di non unirsi in matrimonio. Oppure preferire una seduta di crossfit di coppia a una spaghettata serale.