Un pugliese, del buon cibo – tipico, è ovvio -, una tavola imbandita, qualcosa da bere e il profumo e il rumore del mare come sottofondo musicale. Un mix tanto bellissimo quanto letale. Bisogna fare attenzione a cosa dire, cosa fare, cosa pensare, ma soprattutto a cosa non dire, fare e neanche minimamente pensare quando c’è un pugliese a tavola. Per gli abitanti del tacco d’Italia il pasto è sacro, meglio evitare situazioni spiacevoli o discussioni davanti ad un piatto caldo, o meglio, fresco e di stagione.

Ecco una serie di consigli, anzi, ordini, da seguire e rispettare assiduamente per non far arrabbiare un pugliese a tavola.

Non si rifiuta mai

Mai dire no, i “preferisco evitare, grazie lo stesso ma non mi va” sono tabù. Nonne e mamme in preda ad attacchi di panico improvvisi o finta indifferenza davanti a certe eresie. Mai rifiutare, mai dire basta, mai e poi mai.

Mai chiedere spiegazioni, saranno sempre sbagliate

Non perdere tempo e fiato per chiedere spiegazioni precise e dettagliate su piatti, ingredienti, prodotti tipici, condimenti e cottura. Saranno tutti approssimativi, personali e soggettivi. Non per questo sintomo di incompetenza o incapacità, tutt’altro, ma solo un velato e intrinseco messaggio: “Mangia e stai zitto”.

Rispettare i primati e accettare nuove sfide

Nessuna resa, niente mani in alto, la parola “fallimento” è fuori da ogni dizionario. Il pugliese ama le sfide, soprattutto se culinarie. In famiglia c’è sempre, in maniera random, chi detiene un record in cucina: tra panzerotti, focacce, pizze, pesce crudo o pasta fresca, c’è sempre chi “ne ha mangiate di più in meno tempo”; chi “ne ha provate di diverse” e chi “li prepara con una mano sola, in equilibrio sulla punta del piede, ad occhi chiusi”. Ma niente paura, così come si devono “rispettare” i record bisogna anche “superarli”: il perfetto pugliese ama le sfide, soprattutto se si tratta di cibo. Chi si fa sotto?

Fare SEMPRE la scarpetta, con il pane di Altamura

Un pugliese ci tiene, bisogna farlo a tutti i costi. La scarpetta è uno dei must più importanti del tacco più bello di tutto il mondo del fashion. Pane rigorosamente di Altamura, per non sbagliare mai.

Prodotti tipici confezionati? No grazie

Taralli importati e in busta sigillata? Olive senza nocciolo e focaccia surgelata? Eresia.

Mai alzarsi da tavola prima di aver finito

Sedere incollato alla sedia dall’inizio alla fine. E la fine prevede caffè e ammazzacaffè (amaro o limoncello). Non ci si alza, mai. Nè prima, né dopo, né durante, mai. È un ordine. E non importa quanto durerà, bisogna resistere.

MAI METTERE IL LIMONE SULLE COZZE E PESCE CRUDO

Non servono altre parole: il limone non si mette sul pesce crudo.
Oltre a rovinare il sapore del pesce “così come viene pescato”, senza cottura, non è un gesto tipicamente pugliese. Soprattutto a Bari, il capoluogo, è vietato.

“Complimenti al cuoco”

Sono d’obbligo, questo è certo. Mai dimenticarli, è un gesto tipico e altamente gradito. Soprattutto per un pugliese.

“Su i bicchieri e giù i pensieri”: il brindisi

Nessun legame tra il brindisi e Brindisi, città pugliese. Il brindisi si fa sempre, altrimenti “sei di Milano”. Il più quotato è “Bvim alla facc d c’ng’vol mal” (beviamo alla faccia di chi ci vuole male).

La creanza (la buona educazione)

È buona educazione mangiare tutto (anche se soprattutto nel Brindisino e al sud in generale si lascia “il ricordino nel piatto”), ringraziare, essere soddisfatti, essere sazi.

La “sudata”

Non si tratta del caldo improvviso, dell’afa di Agosto o del risultato di una corsa sul lungomare. La sudata è la birra, la PERONI.

La focaccia con le mani e il caffè da seduti

Sono delle regole basilari in Puglia. Nessuna eccezione.

Patate, riso e cozze: zucchina sì o no? Mai chiedere

Mai chiedere se la zucchina vada o no in patate, riso e cozze. Potrebbe nascere una di quelle dispute infinite. Risse. Stragi.