La solitudine è molto temuta, difficile negarlo. Cresciamo convinti di essere “animali sociali” e di non poter stare da soli. La nostra società in particolare ci spinge a non essere soli, ad aggregarci e a demonizzare lo stare da soli.
Vi siete mai chiesti perché? Ma questo concetto è valido in tutte le culture? No ed infatti oggi parliamo di “honjok”.
Cos’è honjok: la solitudine dal punto di vista dei coreani
Honjok è un termine coreano che si traduce letteralmente come “tribù di una sola persona” e rappresenta il modo di vivere la solitudine.
Si tratta di un movimento culturale nato in Corea del Sud in cui le persone scelgono di trascorrere del tempo da sole e di dedicarsi alle proprie attività personali senza la compagnia degli altri. Queste persone che scelgono di dedicare del tempo a se stessi si occupano del proprio benessere e interessi personali.
Questo può includere attività come viaggiare da soli, andare a mangiare da soli, fare escursioni, leggere, creare arte o impegnarsi in qualsiasi altra attività che porti gioia e soddisfazione individuale.
L’Honjok è nato perché alcune persone hanno sentito la necessità di rigenerarsi, ritirandosi dalla vita sociale, per ritrovare il proprio equilibrio.
La solitudine dal punto di vista degli orientali e degli occidentali
In Oriente la solitudine non è vista in modo negativo come da noi. Lo stare da soli non viene demonizzato, perché non ne viene proposta un’idea negativa di tristezza o di depressione, ma è più un tempo di qualità da vivere con se stessi, un’opportunità per la riflessione, la crescita personale e il recupero energetico.
Al contrario in Occidente la solitudine è un tabù.
Avete mai fatto caso che quando andate in una caffetteria e siete soli vi chiedono se aspettate qualcuno? Perchè qui è difficile immaginare che qualcuno voglia starsene semplicemente in pace da solo, al cinema, in un bar o in ristorante. In Oriente questo non succede.
Da poco ho visto degli spot in tv che accentuano l’idea che stare da soli non va bene, che dobbiamo per forza stare con qualcun altro, passa così il messaggio erroneo che la stare da soli è per forza un male. In particolare agli anziani viene inculcata l’idea che se stanno da soli saranno inevitabilmente tristi e depressi, un concetto abbastanza erroneo perché si può stare bene anche da soli.
Naturalmente ci vuole equilibrio: non va bene isolarsi completamente, così come non va bene cercare di essere sempre in compagnia. È utile e salutare trovare una via di mezzo.