Ci siamo mai chiesti cosa possano mai pensare i bambini di noi adulti? Perché mentre loro si fermano per giocare, ridere, scherzare; mentre chiedono alla vita di aspettarli, noi quella vita la stiamo rincorrendo. Esatto, è quello che facciamo, corriamo dietro a quei momenti passati e a quelle giornata perse, cerchiamo di tenerci stretti alle lancette degli orologi di una vita che va troppo veloce. Noi ci svegliamo e siamo già di corsa, abbiamo smesso di innamorarci della meravigliosa bellezza degli istanti. La vita no, non scorre troppo velocemente, se glielo chiedi ti aspetta. Qualcuno, in qualche tempo, ci ha insegnato ad apprezzare l’eleganza della lentezza. Lo sapevamo fare bene da bambini. E per non sprecare quest’ultima voglia di accarezzare quello che ci sta intorno, sediamoci e guardiamo la vita diritta negli occhi.
Quante volte ci hanno visto correre i bambini? Ecco, quante volte corriamo solo in casa, la mattina magari, davanti ai nostri bambini? E mentre loro nella beata innocenza e mancanza di paura si perdono negli attimi vissuti, noi corriamo. Ma chi l’ha detto che non possano insegnarci a fare il contrario? A fermarci, per esempio. Chi l’ha detto che la mattina non possiamo anticipare la sveglia e giocare con loro prima di portarli a scuola? O che dopo una giornata di lavoro non possiamo potarli al parco? O che dopo tutto quello che richiamo perdere in questo Mondo, non possiamo, anche solo per un’ora al giorno, aspettare?
I bambini fanno colazione con calma, si vestono senza inciampare tra i vestiti della notte prima lasciati per terra, giocano, poi fanno i compiti. Non hanno sempre l’orologio al polso o, se ce l’hanno, non sanno quasi mai leggerlo. La sera dovrebbero addormentarsi presto ma non se ne parla proprio, è quello il momento della massima iperattività. Fanno i salti di gioia e le capriole in aria prima di infilarsi sotto le coperte e quegli occhietti non si incrociano mai con i ticchettii delle lancette. Eppure quante i bambini si sono sentiti dire che di tempo non c’è n’è mai abbastanza, che il tempo scorre, che devono fare in fretta. Cosa succederebbe se fossimo noi adulti a sbagliare? Perché noi siamo gli stessi che parliamo così velocemente da non far capire quello che diciamo, che non ripetiamo quello che abbiamo detto, che aspettiamo con ansia che nostro figlio impari a parlare, a camminare, a studiare, che si prenda il diploma, poi la laurea, poi che si faccia una famiglia. E se fossimo noi a sbagliare?
Conduciamo una vita cosi accelerata che trasmettiamo la nostra ansia di mettere un piede davanti l’altro molto rapidamente anche sui bambini che ci sono intorno. Quanti sono i bambini che a 9 anni fanno sport, magari più di uno, corsi intensivi di lingua straniera; che il pomeriggio vanno al Conservatorio perché saper suonare uno strumento è importantissimo e davvero, a volte, sembra essere la cosa più bella del Mondo? Siamo sicuri di stare permettendo ai nostri bambini di crescere senza bruciare le tappe? Quando li vediamo giocare con le bambole o con le macchinine lasciamoglielo fare, non è quello il momento per studiare insieme “la guida su come si diventa grandi”.
Chi lo dice che i bambini non abbiamo il diritto di puntarci il dito contro e di ordinarci di fermarci, così, per respirare ancora quell’aria pura di felicità? Ecco, questa felicità non la possiamo vedere di sfuggita tra una corsa e un’altra. La felicità è una cosa seria, è una cosa che fa battere il cuore veloce, sì, ma solo il cuore. Per essere felici, a volte, dobbiamo solo saper chiedere alla vita di aspettarci per un po’. Beati quelli che sanno tenersi stretto il diritto alla lentezza.