Ormai la mania dei selfie è fuori controllo, ma per una volta possiamo utilizzarla per una giusta causa. #Fatevedereletette è una campagna che sprona le donne di tutto il mondo a non essere timide, non in questo momento. La prevenzione è purtroppo ancora oggi troppo sottovalutata, poiché non si capisce l’importanza del tenersi sotto controllo.
Si tratta quindi di una meravigliosa iniziativa che giunge proprio alla vigilia del Festival della prevenzione e dell’innovazione in oncologia, dal titolo molto significativo: “Cancro? No grazie”, che si svolgerà a Torino dal 19 al 21 settembre. Quello che serve è solo un selfie del nostro decollète con la scritta “prevenzione”, fatta con una matita per occhi o con un rossetto, mettendo accanto le mani in modo da formare un hashtag.
Un’iniziativa audace, che ha bisogno dell’appoggio di tutte. Non c’è bisogno di sfidare nessuno, non c’è bisogno di alcuna donazione, non bisogna buttarsi nulla addosso, solo mettersi a nudo per salvaguardare la nostra salute. Non tiriamoci indietro quando c’è da mostrare e difendere la nostra femminilità.
“Alle amiche che si dicono imbarazzate a inviare una fotografia, anche anonima, o a condividere sul loro profilo il link al gruppo #FateVedereLeTette vorrei chiedere, con il cuore in mano, ma di cosa vi vergognate? Cosa c’è di imbarazzante? La parola “tette”? Non ci vergogniamo a scattare selfie in bagno con il water sullo sfondo, non ci vergogniamo a postare foto alle feste mezze ubriachelle (io per prima), e poi improvvisamente ci imbarazziamo per un décolleté? Non è il momento di fare le timide. La vergogna lasciamola a chi fa qualcosa di male” ha dichiarato una delle promotrici dell’iniziativa.
C’è chi fotografa la cicatrice della mastectomia, chi lo fa perchè ci crede davvero, chi lo fa per un’amica, o una sorella che combatte contro il male del secolo. Il messaggio è semplice e gridato a gran voce “FATE VEDERE IL NOSTRO SENO AD UN DOTTORE”, facciamo prevenzione, aiutiamoci con l’auto palpazione. Questo male, se preso in tempo, può essere fermato.
Non resta che sostenere questa giusta causa e farla diventare la nostra causa, quella di ognuna di noi, di ogni donna. Perché insieme si può vincere, lo dobbiamo a noi, a chi questa guerra la combatte, a chi l’ha combattuta, a chi l’ha vinta, ma sopratutto a chi l’ha persa.